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ITALIA: what else?

13 Luglio , la valigia è pronta, la carta d’identità è nel portafoglio , la guida completa sulla Norvegia è già stata spasmodicamente sfogliata mille volte. Che sensazione strana … che mi succede allora? 
Si ecco ad essere sinceri all’appello pre-partenza si è presentata anche un’indicibile paura mista all’emozione. Affronterò un volo fino ad Oslo ( fortunatamente diretto) solo in compagnia di me stessa , vivrò per una settimana in una famiglia che appurando dalle diverse e-mail scambiate è composta da due coniugi sulla sessantina e per concludere trascorrerò le ultime due settimane in un campus nella sconosciuta Vestby.

Ma tra un “Devi essere positiva Vittoria” e un “Dai che ti divertirai”, piccoli slogan ripetuti mille volte nella mia testa, mi imbarco e dopo tre ore e venti mi trovo nel galattico aeroporto Gardermoen di Oslo. La velocità ed immediatezza del ritiro bagagli mi lascia totalmente stupita , precisamente dopo dieci minuti mi dirigo con soddisfazione verso le porte scorrevoli e vedo loro , due adorabili “nonni” dai tratti tipicamente nordici sventolare con decisione la mia foto formato gigante e la responsabile del campus , Helle , con il marito anche loro armati di un grande cartellone con lo stemma Lions. Sicuramente sarebbe stato impossibile perdersi e dopo un sorriso e un breve saluto siamo tutti in attesa di Veronica anche lei ospitata dalla mia stessa famiglia per la prima settimana . 
Dopo l’arrivo della mia nuova “compagna di viaggio” ci dirigiamo velocemente , a causa di una leggera pioggia, verso l’auto che ci avrebbe portato nella nostra temporanea abitazione … E da qui inizia la nostra avventura in Norvegia.
Le giornate diventano sempre più intense e cariche d’emozioni , visitando la capitale , Oslo ,caratterizzata dal suo imponente palazzo reale , solcando le onde degli Oslofjorden con una barca in legno , rivivendo la tradizione nel Norsk Folkemuseum e immergendoci metaforicamente nel lago Mjosa , precisamente il più grande della Norvegia. Ma l’escursione alla Summerhouse , un azzurra casa estiva situata in prossimità dei fiordi , è quella che porterò sempre nel cuore. Ebbene si, quella mattina dopo un’abbondate colazione a base di pane integrale , marmellata e succo alla mela eravamo pronte , io e Veronica , per partire armate di costume e tanta curiosità. Dopo due ore di viaggio arriviamo nella cittadina di Fredrikstad ma la macchina non ci pensa proprio di fermarsi quindi torniamo a parlare allegramente fra di noi e proprio quando le nostre speranze sono arrivate al capolino Nonna Solvi esordisce con : < Eccoci ragazze siamo arrivate!> .
Come ? Arrivate? Un po’ perplessa guardo la mia amica che già animata da questa nuova avventura mi restituisce un sorriso che mi da la carica giusta per partire. Ci troviamo in un parcheggio isolato tutto attorniato da alberi imponenti, di case nemmeno l’ombra … Ma Nonno Jun non perde tempo e inizia a gran passo a farci strada su per un sentiero che inizia a farsi sempre più ripido , ringrazio di indossare scarpe chiuse e non l’infradito che avevo in mente di mettere quella mattina. 
Il paesaggio che si apre diventa sempre più paradisiaco, piccole abitazioni in legno colorate si stagliano davanti a noi e ci stiamo giusto dirigendo verso una fantastica casa rossa con delle rifiniture bianche che la rendono spettacolare … ma no , piccolo errore, non è quella la loro proprietà , è azzurra, giusto un po’ più a sinistra e tante figure ci stanno salutando in lontananza e mi sfugge un piccolo.
Dopo aver conosciuto tutta la famiglia è arrivato il momento del bagno! Evviva! Ci cambiamo velocemente e siamo già pronte sul molo in attesa dei nipoti dei nostri amati nonni … ops ma cos’hanno preso ? una barca ? cosa c’è attaccato dietro? Una ciambella gonfiabile? Si inizialmente ero altamente impaurita ma dopo essere stata spronata da Veronica una cinquantina di volte ed averla vista solcare le onde mi sono fatta convincere.
Ho vinto la mia piccola paura!
Inutile dire che è stata una delle esperienze più belle della mia vita! 
Ma la giornata ancora ricca di sorprese ci fa assaporare una gustosissima grigliata di carne e ci fa incagliare momentaneamente con la barca in una secca! Le risate , gli sguardi e l’avventura di quei momenti sono qualcosa di unico.
La settimana vola, sempre più con i nonni condividiamo parte della nostra vita con racconti e aneddoti e le fantastiche cenette preparate da Solvi ci fanno sentire ancora più speciali. 
Oh no , il fatidico Lunedì 21 è arrivato, non voglio andare via dalla casetta in legno , mi sono affezionata troppo … Vi prego lasciatemi qui! Con questo spirito io e la mia compagna di viaggio , che ormai è diventata come una sorella per me , affrontiamo la lunga strada che ci avrebbe portate al campus. Tra una lacrima e l’altra abbiamo salutato la nostra “famiglia” e ci siamo chiuse in una piccola disperazione interiore alla notizia che non saremo state compagne di stanza.
I numerosi tempi morti non aiutavano e i primi giorni avevo solo un pensiero in testa “Voglio tornare a casa” ma più conoscevo le persone che avevo intorno , ovvero 27 ragazzi provenienti da 20 nazioni diverse, più rimanevo affascinata da tutta quella diversità solo apparente che c’era tra di noi. Parlando i temi trattati erano i più vari ,ci si raccontava della propria vita, del proprio paese natale, degli usi e costumi ma il rispetto era una costante in ogni discorso e riflessione e con questi presupposti l’amicizia ha trionfato sulla paura e l’esperienza in campus per me è cambiata radicalmente. 
L’ultimo giorno, quello della partenza è stato sicuramente il più triste e tra una lacrima e l’altra , la promessa che ci lega è la seguente: “Ragazzi noi ci rivedremo , questo non è un addio ”. E sapete cosa vi dico ? Che io ci credo ! Ormai con l’aereo le distanze non sono più limitanti come una volta e nell’attesa di ripartire per il prossimo scambio Lions voglio ringraziare dal più profondo del cuore chi ha reso possibile questa mia esperienza in Norvegia ; mi avete arricchita di esperienze e sensazioni indimenticabili.

 

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