Appena saputo che sarei partita, ero già felice all’idea di conoscere un posto nuovo, non importava dove, l’importante era andare.
Potevo scegliere fra Danimarca e Norvegia, mi sono subito documentata e, dai resoconti dei ragazzi che avevano partecipato a viaggi simili prima di me, ho appreso che in ogni caso sarei stata soddisfatta della mia decisione.
E’ così che il 17 luglio mi sono trovata su un aereo, insieme ad un altro ragazzo italiano diretto a Bodo come me, come richiesto dai miei genitori molto preoccupati che la loro figlia più piccola facesse il viaggio da sola!
Appena giunta all’aeroporto di Bodo, la famiglia che mi avrebbe ospitata si è fatta avanti e con loro ho conosciuto la ragazza proveniente dalla Germania che sarebbe stata con noi. Trovo che sia stato molto positivo condividere la settimana nella host family con una persona della mia stessa età, perché nonostante l’impegno degli adulti, il rapporto che si può avere fra giovani è comunque diverso.
La famiglia è stata molto premurosa sia con me che con l’altra ragazza, cercavano di fare del loro meglio per intrattenerci e chiedevano spesso se avevamo bisogno di qualcosa. Il fatto, appunto, che avessero figli ormai grandi che abitavano in un’altra casa non è stato determinante, essendo noi giovani ospiti in due. A volte, a causa del brutto tempo, non c’era molto da fare e, per non annoiarci, abbiamo cercato di incontrarci con alcune ragazze di famiglie vicine. Durante la settimana in famiglia, infatti, è stato possibile iniziare a conoscere le persone con cui avremmo passato le successive due settimane, in modo da trovarci meno spaesati, soprattutto i primi giorni del campo. Io, per natura, sono abbastanza timida e per questo ero preoccupata di dovermi inserire in un ambiente completamente nuovo. Per fortuna, con il passare dei giorni, tutto è diventato molto più facile e ognuno di noi penso si sia sentito un po’ come a casa. Ciò è dovuto, secondo me, anche alle attività che abbiamo dovuto affrontare fin dai primissimi giorni insieme, come per esempio una bellissima gita in montagna!! Devo dire che è stata un’impresa molto faticosa, ma è stato bello vedere come ci si aspettasse l’un l’altro o come, nella discesa, i meno “paurosi” tenessero d’occhio chi magari cercava di non guardare giù!
Dopo un po’ di giorni, hanno iniziato a formarsi un po’ di gruppi fra noi, di gente che passava più tempo con qualcuno invece che con qualcun altro, com’è normale che sia, ma per fortuna abbiamo continuato ad andare tutti d’accordo e a condividere le varie esperienze insieme.
E’ stato davvero bello poter conoscere giovani provenienti da così tante nazioni, parlare della propria cultura, scoprire di avere tante cose in comune e tante cose che non si sapevano. Noi italiani eravamo in cinque, in maggioranza, a dir la verità, rispetto ad altri che invece erano gli unici rappresentanti del proprio paese. Ho notato, sebbene come già detto si parlasse un po’ con tutti, la tendenza generale di stare la maggior parte del tempo con la gente della propria nazionalità. Ad esempio, la ragazza finlandese si è trasferita nella stanza dell’altra connazionale, nonostante le fosse stata assegnata un’altra casetta. O le danesi, come le due tedesche e i due turchi, che passavano gran parte del tempo insieme e conversavano molto spesso nella propria lingua. Io ho cercato di evitare ciò, non facendo gruppo con gli italiani, perché, benché molto simpatici, di italiani ne trovo molti anche nel mio paese! Ho fatto amicizia soprattutto con una ragazza giapponese che trovava davvero grandissime difficoltà nell’esprimersi in inglese, in aggiunta al proprio carattere timido, ma che con il passare dei giorni è migliorata molto. Con lei ho condiviso divertimento e tante risate, siamo ancora in contatto e, non si sa mai, potrei andare a trovarla o viceversa.
L’idea di fare la presentazione del proprio paese mi è sembrata molto interessante, così abbiamo avuto modo di conoscere più da vicino e vedere in foto posti nuovi, di farci nuove idee. Sembrava impossibile che quei ragazzi che stavano intorno a me potessero venire davvero da mondi così distanti! Mi è venuta molta voglia di viaggiare in qualunque parte del mondo e anche ora che sono tornata, per esempio, quando sento qualche notizia al telegiornale riguardante situazioni diverse dalle nostre non mi sembrano più solamente realtà lontane, sono molto più interessata.
In generale, questa mia esperienza con i Lions è stata eccezionale, sia perché è stato il mio primo viaggio senza genitori, sia per il fatto che mi sono trovata in un posto meraviglioso, ben diverso dalla città in cui attualmente vivo, lontano dalla fretta, dal malumore, dalle solite cose che bisogna fare ogni giorno. I venti giorni che ho passato in Norvegia sono e resteranno indimenticabili, nonostante io abbia seriamente in programma di ripetere viaggi di questo tipo!!!
Sono tornata a casa riposatissima, malgrado le varie attività del campo, anche faticose! Anzi, forse sono state proprio queste ultime a piacermi di più, perché andare in canoa, giocare a discgolf, dormire in tenda, mangiare intorno al fuoco, godersi un magnifico paesaggio naturale, perlopiù in ottima compagnia, non sono cose da tutti i giorni, di certo qui a Savona non sarebbe possibile!! Ho apprezzato anche il tempo libero che ci veniva concesso ogni giorno al rientro, il fatto che fosse possibile fare qualcosa anche lì, come per esempio giocare a ping pong, giocare a biliardo, ascoltare la musica ad alto volume, utilizzare il computer. Anche la cucina era sempre accessibile e devo dire che non infrequentemente si potevano sorprendere cibo-party nel cuore della notte! E magicamente la mattina tutto era riordinato e pulito.
Il fatto che non ci fosse un’ora precisa in cui andare a dormire è stata un’altra di quelle cose secondo me positive, perché in tal modo ognuno era in grado di regolarsi e di rendersi a volte conto il mattino dopo di aver fatto un po’ troppo tardi, ma anche questo penso possa servire a diventare più responsabili.
Alcuni si sono lamentati del divieto di bere alcolici. I responsabili dei Lions ci hanno spiegato che in Norvegia comprare alcolici per dei minori è un reato e date le nostre età comprese tra i diciassette e i vent’uno anni non era possibile farne uso all’interno del campo. Non penso sia stata questa una gran perdita, sia perché per religione io non avrei potuto bere, sia perché quando ci si diverte, come è accaduto, non credo sia sostanziale bere un alcolico o un succo di frutta.
In conclusione, i miei genitori sono soddisfatti che io me la sia saputa cavare senza di loro, che abbia un po’ superato la mia timidezza e che sia diventata molto più indipendente. Anche i miei amici mi hanno trovata molto più allegra da quando sono tornata!!
Insomma, grazie a tutti voi che organizzate queste esperienze, siate orgogliosi di voi stessi perché contribuite veramente a far crescere persone migliori e più consapevoli del mondo che li circonda.
Grazie ancora!!