Sono da poco tornata da queste tre fantastiche settimane in Norvegia e comincio ringraziando con tutto il cuore voi che mi avete offerto questa possibilità per me unica ed indimenticabile; il campus al quale ho partecipato mi ha regalato ricordi, emozioni ed esperienze che rimarranno sempre nel mio cuore e che sono entrate a far parte del mio bagaglio di conoscenze oltre che amicizie che sono sicura resisteranno nel tempo.
La Norvegia è un paese assolutamente mozzafiato, con i suoi paesaggi unici ed indimenticabili ed un’aura di perfezione che circonda veramente ogni cosa: tutto molto diverso, se non opposto dall’Italia.
Le prime persone che mi hanno lasciato il segno sono state Reidun, Hans Erling, Ida e Inger rispettivamente la madre, il padre e le due figlie della mia famiglia ospitante. Persone deliziose, squisite, estremamente educate che mi hanno accolta nella loro casa come se fossi una loro figlia e mi hanno dedicato tutto il tempo necessario, circondandomi d’affetto. Con loro ho passato divertenti giornate in barca all’insegna della pesca (pratica altresì fruttuosa e decisamente semplice in quelle acque così ricche di pesci), della caccia ai granchi ( non scorderò mai quella notte in mezzo ai fiordi con solo a luna a farci da guida) e delle passeggiate lungo le immense spiagge sabbiose. Mi sono trovata immersa in una vita a strettissimo contatto con la natura, assolutamente incontaminata e con persone rispettose della suddetta (dovremmo essere tutti un po’ più norvegesi, sotto questo punto di vista).
Una volta giunta nel campus ( locato in un ex aeroporto militare della seconda guerra mondiale) ero seriamente dispiaciuta e triste di lasciare questa famiglia alla quale mi ero molto affezionata ma, per mia fortuna ne ho trovata una altrettanto fantastica formata da altri 19 ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo.
La prima persona che mi si è presentata e con la quale ho successivamente stretto una bellissima amicizia è stata Tom, israeliano di Tel Aviv: pian piano siamo diventati inseparabili, lui che cercava di insegnarmi l’ebraico (sforzi vani dato che proprio non lo capivo) ed io sempre con la mia kefiah, così diversi ma accomunati da un’ incredibile voglia di vivere nuove esperienze e conoscere realtà fino a quel momento scartate a priori.
Fantastica era poi Edita, la mia compagna di stanza Lituana, ragazza incredibilmente energica e scoppiettante che portava in ogni stanza in cui entrava un caldo sorriso ed armonia.
Come non citare poi i miei tre connazionali, Matteo, Fabio e Domenico con i quali abbiamo fondato la comunità linguistica più folta del campus (seguita da quella russa) e monopolizzato la cucina comune dove preparavamo pasta e gnocchi a tutte le ore, per la gioia degli altri.
Divertenti come non mai e incredibilmente interessanti erano Tomomi ed Hikaru, i nostri due giapponesi che si sono applicati instancabilmente per insegnare a tutti a mangiare con le famigerate bacchette: alla fine i risultati ci sono stati e al momento dell’arrivederci sono stata travolta dal fiume di lacrime della sensibilissima Tomomi, ragazza dolcissima e grande amica.
Decisamente loschi ma incredibilmente simpatici erano i rappresentanti della Georgia e dell’Ucraina (Konstantine e Sergej) soprannominati scherzosamente da noi “Il blocco dell’Est”che tra di loro e con Lisa (Russia), e Patryck (Polonia, venuto all’Elba con il “Pogorya” tre anni fa…quando si dicono le coincidenze) discutevano amabilmente in russo, tentando di insegnarcelo.
Come in ogni gruppo che si rispetti vi erano poi i latin lover (Cristoph e Iulian) che hanno fatto strage di cuori norvegesi , l’intellettuale (Kennedid Youssuf che vivendo già da due anni in Norvegia era la nostra ancora linguistica), il simpatico giullare turco John e la super organizzata Nina che ci faceva un po’ da mamma.
In queste due settimane ci siamo divertiti moltissimo, abbiamo discusso degli argomenti più disparati, visitato molti luoghi interessanti e cosa più importante, stretto amicizie bellissime. Come non dimenticare la lunga arrampicata in montagna, stremante dal punto di vista fisico ma così divertente che spesso dovevamo fermarci a rifiatare per quanto ridevamo, di qualsiasi cosa l’importante era farlo. L’importante era stare assieme, ovunque fossimo: scoprivamo in ogni momento nuovi interessi in comune, posizioni opposte sulle quale accalorarci per difendere ognuno la sua ma al termine di ciò darsi una pacca sulla spalla e mangiarci un panino al burro in tutta concordia. Come è stato triste salutarsi, un po’ a scaglioni, chi alle tre di notte chi la mattina: ho sentito qualcosa rompersi e mi sono resa conto che tanti pezzettini del mio cuore se ne sono andati ed adesso vivono nei miei compagni di viaggio che non potevano essere migliori di così.
Gentilissimi sono stati anche i responsabili Lions che seguivano il nostro campus sempre con il sorriso sulle labbra e pronti allo scherzo affettuosi e premurosi come tanti nonni o genitori.
Concludo ringraziando ancora per la possibilità a me concessa e che mi ha regalato tre settimane indimenticabili, all’insegna dell’internazionalità, della pace, delle risate, della gioia di stare assieme e della voglia di aprire i nostri orizzonti, per una estate che di certo non scorderò mai.