Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

ITALIA: what else?

Salve a tutti, mi chiamo Francesco Schwabe Brini e ho diciassette anni; avrei piacere di raccontarvi della mia esperienza in Nuova Zelanda.
A dicembre 2014 sono partito, grazie al programma di scambi giovanili del Lions Club, per un mese con altri sette italiani.
Dopo essere stato in Giappone e in Turchia, posso confermare che questi viaggi restano, in ogni caso, esperienze indimenticabili che formano noi ragazzi sotto molti aspetti che la vita in Italia non può influenzare. Quando si torna a casa, oltre alla malinconia e una valigia più pesante, ci si porta con sé un bagaglio di informazioni culturali senza simili. L’ opportunità di poter conoscere culture straniere così da vicino è un’ occasione sensazionale.
Essendo la Nuova Zelanda nell’ emisfero australe, sono stato là nel loro periodo estivo e questo è stato un elemento che mi ha fatto apprezzare ancor di più quel bellissimo Paese; dopo un’ estate che in Italia si è distinta per piogge e giornate nuvolose, un nuovo mese “estivo” è stato ciò che ci voleva. 
Ripensandoci accuratamente, sceglierei ancora e ancora di andare in Nuova Zelanda e cambierei ben poco della mi esperienza all’ estero.
L’ organizzazione neozelandese è stata impeccabile, chapeau. Mi sono sempre sentito come a casa, senza mai soffrire più di tanto per la lontananza dall’ Italia.
Nel mese in Nuova Zelanda, ho trascorso dieci giorni in un campus con altri cinquantasei ragazzi provenienti da undici nazioni diverse: dalle Isole Samoa agli Stati Uniti d’ America; per i rimanenti giorni sono stato ospitato in casa di una splendida famiglia, della quale conserverò sempre un dolce ricordo.

La famiglia era molto tranquilla, una tipica famiglia neozelandese che viveva in una casa in mezzo alle dolci colline verdi che fanno da pascoli per le mucche e le pecore. Vivevamo distanti dal nucleo cittadino più vicini: ventitré chilometri per giungere a un paesello di tremilacinquecento abitanti chiamato Te Kuiti, nel centro dell’ isola settentrionale.
Con la famiglia ho tentato di adattarmi alle loro abitudine di ogni tipo: dalla colazione a base di uova e pancetta, fino al loro stile di vita molto rilassato che contrasta parecchio dal territorio brianzolo da cui vengo.
Riconosco a chi mi ha ospitato di aver fatto grandi sacrifici e enormi sforzi per coinvolgermi e per far sì che potessimo trarre il massimo da ogni momento passato insieme. Sono stato portato al mare il giorno di Santo Stefano e ho potuto fare il bagno, mi hanno organizzato una visita in famose grotte, mi hanno chiesto di aiutarli per sistemare il giardino, per dare da mangiare alle galline, per trasferire le mucche da un pascolo all’ altro e così via.
Il campus è stato altrettanto entusiasmante: passare intere giornate a stretto contatto con così tanti ragazzi di altre culture è un modo semplice, ma sensibilmente efficace, per avere diverse visioni della realtà e realizzare di quanto sia affascinante la diversità tra popoli.
Gli organizzatori del campus sono riusciti a incastrare migliaia di impegni in dieci giorni, tra cose magari più “normali” come il bowling, a cose estasianti come l’ incontro con una tribù maori o come un falò sulla spiaggia di notte. 
Ammetto ch fare amicizia con tutti gli altri ragazzi è stato difficile, ma porto nel cuore molti ragazzi con cui ho passato momenti indimenticabili, commoventi e di tensione.
La felicità che provavo ogni minuto in Nuova Zelanda non è esprimibile con un semplice reportage della mia esperienza: ciò che quel popolo mi ha lasciato, soprattutto la tribù maori, va oltre una semplice educazione. Si tratta di valori morali e principi saldi da tenersi stretti. La genuinità delle persone neozelandesi, che si accontentano di una chitarra e di una palla sa rugby, è qualcosa che ricorderò sempre, come uno stile di vita da cui prendere esempio.
La loro voglia di far conoscere la loro cultura e il loro territorio agli stranieri è di primaria importanza, per loro. 
Consiglio vivamente chiunque di farsi un viaggio in Nuova Zelanda, una Nazione da girare, dove basta girare un angolo per rimanere a bocca aperta davanti ad un altro dei numerosi paesaggi mozzafiato.
Ringrazio dal più profondo del cuore il Lions Club per investire e credere fortemente in questi scambi giovanili che, al giorno d’oggi, rappresentano una risorsa culturale di primaria importanza. Mi sento in dovere di ringraziare i ragazzi italiani con i quali ho instaurato uno splendido rapporto, tutti i ragazzi stranieri e ogni singolo neozelandese che io abbia conosciuto. Sicuramente ognuno di loro mi ha dato spunti per essere un ragazzo migliore.

Grazie.