Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

ITALIA: what else?

Le tre settimane trascorse in Nuova Zelanda sono state qualcosa di magico, un sogno ad occhi aperti! 
La mia permanenza nella Terra dei Kiwi è stata un'esperienza unica ed indimenticabile, ricca delle più varie attività in posti spesso completamente diversi da quelli a cui siamo abituati qui in Italia.
Arrivato all'aeroporto di Auckland dopo circa trenta ore di viaggio, ho trovato subito il mio host father, Fred Hansen, ad aspettarmi. Si è dimostrato fin dal primo momento una persona molto cordiale e disponibile e ha portato me e Riccardo, un altro ragazzo partito con me da Milano, a Cambridge, piccola cittadina situata nell'entroterra dell'Isola del Nord, vicino a Hamilton. Dopo aver lasciato Riccardo dalla sua famiglia ospitante siamo arrivati a casa. Jane, la moglie di Fred, è subito venuta ad accoglierci facendomi fare un giro della casa e sottolineando più volte che nei giorni a venire quella sarebbe stata la mia casa, quindi avevo il dovere di servirmi senza chiedere il permesso qualora avessi avuto bisogno di qualcosa.
Dopo una notte di riposo, il giorno seguente siamo passati a prendere Riccardo e siamo andati a visitare le Waitomo Caves, bellissime caverne sotterranee abitate da un insetto chiamato glow-worm, che è luminescente ed essendo presente a milioni nelle grotte dà l'impressione a chi lo osserva di trovarsi sotto un cielo stellato.

Nei primi due o tre giorni è stato abbastanza complicato sia per me che per l'altro ragazzo Italiano cogliere quello che ci veniva detto, a causa dell'accento Neozelandese, ma nei giorni seguenti la comprensione è migliorata e di molto.
Il mattino seguente, come altre due o tre volte nella prima settimana, io e Riccardo siamo andati con il suo host father, Ken, alla sua fattoria, per dare da mangiare a maiali e mucche e a spostare queste ultime da un recinto all'altro. E' stata per me un'esperienza nuova e comunque interessante, anche per vedere come si lavora in una professione così diffusa in Nuova Zelanda.
Nel pomeriggio io e Riccardo siamo partiti con Ken e Gayle, sua moglie, per un weekend a Whangamata, una cittadina sul mare. Siamo arrivati in serata, quindi siamo andati a dormire presto visto che la sveglia il giorno dopo sarebbe stata alle 5.
Infatti, il giorno seguente, siamo andati a pescare. Poi siamo andati a goderci il sole e il mare per il resto della giornata. Per me è stato qualcosa di mai provato prima, poiché non avevo mai fatto i bagno nell'Oceano fino a quel momento. C'erano anche delle onde piuttosto alte, quindi abbiamo noleggiato dei bodyboard. E' stato davvero qualcosa di unico. Quel giorno ho anche fatto i conti per la prima volta col sole neozelandese: nonostante la crema solare sono arrivato a fine giornata un po' scottato. Mi hanno infatti spiegato che in Nuova Zelanda lo strato di Ozono è molto sottile, quindi è facile scottarsi a causa del sole. 
Il giorno seguente siamo ripartiti alla volta di Cambridge, facendo tappa in un'altra spiaggia per una nuotata. 
Il giorno della vigilia di Natale sono andato con Fred e un suo amico a vedere delle gare di cavalli. Infatti Cambridge è piuttosto famosa nel Paese dei Kiwi per queste competizioni e per l'allevamento dei cavalli. Non ci ero mai stato prima, quindi è stata un'altra esperienza nuova ed interessante.
La sera siamo andati tutti a cena a casa di Ken e Gayle e poi io, Fred, Jane e Margaret, la madre di Fred, siamo andati alle Messa di mezzanotte.
Arriviamo così al giorno di Natale, iniziato con un brunch con alcuni parenti alle 11 del mattino.
Poi la famiglia ha iniziato ad aprire i regali e con mio grande stupore c'era qualcosa anche per me, oltre ad un bellissimo biglietto da parte di Fred e Jane.
E' stata una bella giornata, passata a chiacchierare coi più grandi e a giocare in giardino coi più piccoli. Verso le 7 di sera è iniziata la cena, molto diversa da quella italiana, ma comunque gradevole.
E' stata davvero una settimana stupenda, andata oltre ogni mia previsione per quello che abbiamo fatto e soprattutto per le persone che ho incontrato, gente splendida e disponibile più di quanto si possa immaginare, che si è messa a mia completa disposizione per farmi trascorrere nel miglior modo possibile quei giorni. Non dimenticherò mai Fred e Jane, ma anche Margaret, Ken e Gayle, persone stupende che spero di rivedere un giorno.
Così è arrivato il momento di salutare e partire per il Camp. Fred ha accompagnato me e Riccardo vicino a Rotorua, a Okataina.
La prima cosa che mi è saltata all'occhio è stata ancora una volta la natura incredibile del posto. Infatti il Camp era localizzato in mezzo ad un bosco, o meglio, a una foresta, con qualche costruzione in legno, i due dormitori, i bagni, la cucina e la sala in cui si mangia e un prato enorme, probabilmente grande più di due campi da calcio. In più non c'era servizio per i cellulari, eravamo quindi completamente immersi nella natura.
Subito sono arrivati ad accoglierci i membri dello staff: il direttore del campo e i quattro team leader. Dopo aver lasciato le nostre valigie nel dormitorio, abbiamo iniziato con le presentazioni: eravamo in tutto una quarantina di ragazzi: quattro italiani, un tedesco, uno sloveno, un'austriaca, due brasiliani, sette malesi, sei australiani e il resto neozelandesi. Dopo la cerimonia di apertura, con tanto di discorso in lingua Maori, abbiamo cenato con alcuni Lions.
Il mattino seguente siamo rimasti al campo per alcuni giochi di gruppo, mentre il pomeriggio ci siamo recati col pullman a Rotorua. Qui ci siamo divisi in due gruppi per giocare a bowling e scalare pareti in una palestra di roccia. In particolare questa seconda attività è stata divertente per me, visto che non l'avevo mai provata prima di allora.
Il giorno seguente siamo partiti di buon ora sempre in autobus e siamo arrivati a un fiume particolare: qui infatti siamo saliti su piccoli motoscafi, da una decina di posti l'uno, sui quali abbiamo percorso una parte del fiume a grande velocità. E' stato molto divertente, soprattutto quando il pilota curvava all'improvviso o frenava di colpo facendo fare al motoscafo delle giravolte su se stesso. Inoltre a metà strada ci siamo fermati a guardare delle piccole cascate. Mi ha colpito molto anche il paesaggio di quel posto, una vera e propria giungla con la vegetazione che risaliva fino a una decina di metri sopra di noi: uno spettacolo mai visto prima.
Nel pomeriggio siamo andati al mare. Il tempo era splendido, senza una nuvola in cielo, l'acqua era limpida e la spiaggia così grande da vederne a stento la fine all'orizzonte. E' stata un'altra bellissima giornata. La sera al campo ci hanno insegnato due canzoni in lingua Maori, che avremmo dovuto cantare il giorno seguente, visto che era in programma una visita a un tipico Murai, una delle case comuni dei Maori.
La mattina dopo siamo partiti alla volta del Murai, facendo tappa per la colazione in un paese sul mare, dove una ragazza neozelandese ha raccontato una vecchia storia Maori.
Quando siamo arrivati al Murai abbiamo tutti tolto le scarpe prima di entrare. Poi c'è stata una breve cerimonia, durante la quale abbiamo cantato le canzoni imparate la sera precedente, oltre ai discorsi fatti dal direttore del campo, da uno dei ragazzi e da qualcuno dei Maori. Nel pomeriggio abbiamo aiutato a cucinare e poi siamo andati a visitare una chiesa in un paese lì vicino. 
Dopo cena era prevista una presentazione per ogni nazione, ma prima i Maori si sono esibiti con alcuni canti e danze tipici. E' stato davvero favoloso, riuscivano perfettamente a coinvolgere tutti nonostante la maggior parte di noi ragazzi non potesse capire neanche una parola di quello che dicevano. La danza che mi ha colpito di più è stata la Haka, mi ha regalato emozioni fortissime e mai provate prima. In più alla fine hanno fatto salire tutti noi ragazzi sul palco e ce l'hanno fatta provare. Ovviamente non è venuta molto bene, ma desideravo così tanto impararla che nei giorni a venire ho chiesto a uno dei ragazzi neozelandesi, il quale la conosceva molto bene, di insegnarmela.
Poi ci sono state le varie presentazioni: c'è stato chi ha parlato della propria nazione, chi ha cantato, chi ballato, chi recitato e chi ha fatto più cose insieme. Noi italiani abbiamo parlato a turno dell'Italia e poi cantato due canzoni. E' stato davvero magnifico. Prima di andare a letto abbiamo ballato tutti insieme per un'ora. Abbiamo dormito in una delle stanze con i sacchi a pelo su dei materassi.
Il mattino seguente, dopo la colazione, ci siamo vestiti con gli abiti tipici dei Maori e scattato alcune foto. Questa esperienza è stata per me la più bella di tutto il campo: abbiamo conosciuto persone davvero belle, disponibili e cordiali, che hanno cercato di renderci partecipi della loro cultura e delle loro tradizioni: qualcosa di davvero indimenticabile.
Nel pomeriggio siamo andati a fare shopping e siamo tornati al campo abbastanza presto per preparaci per la festa dell'ultimo dell'anno. Dopo aver cenato, infatti, abbiamo spostato tavoli e sedie dalla sala in cui si mangiava, per renderla una sorta di pista da ballo. Un po' di musica e la compagnia di quaranta altri ragazzi hanno fatto il resto. E' stato un ultimo dell'anno molto diverso dal solito, ma mi sono davvero divertito.
Fortunatamente il giorno seguente la sveglia era tardi, alle 11, così abbiamo recuperato qualche ora di sonno. Siamo subito partiti con il pranzo al sacco alla volta del Lago Okataina. Siamo andati a piedi, visto che esso era solo a pochi chilometri dal Camp. La camminata è stata lungo un sentiero, nel bosco che separava il campo dal lago, quindi eravamo completamente immersi nella natura. Abbiamo avuto modo un'altra volta di ammirare i fantastici paesaggi neozelandesi.
Arrivati al lago le prime cose che saltavano all'occhio erano il panorama che si poteva vedere da lì e l'acqua chiara, limpida. Ci siamo rilassati per buona parte del pomeriggio prima di fare ritorno al Camp. 
Il giorno successivo è stato decisamente più movimentato. La mattina ci siamo infatti recati presso una parco per go-kart, dove c'erano impianti di risalita su una collina, dalla cima della quale si poteva poi scendere scegliendo tra vari tipi di percorsi, dai più semplici ai più difficili. Io ne ho provati di diversi generi, anche se i più divertenti sono stati senza dubbio i più impegnativi. A parte una caduta fuori programma è andato tutto bene, un'altra attività per quanto mi riguardava nuova ed entusiasmante.
Nel pomeriggio siamo andati in un altro parco divertimenti. Qui si poteva scegliere un'attrazione tra le sei presenti nella struttura, e quasi tutti noi ragazzi abbiamo optato per la stessa. Si trattava di un braccio meccanico che sollevava tre persone, legate e con apposite imbracature, contemporaneamente, per poi lasciarle cadere da un'altezza di circa quaranta metri dal suolo. Questa attrazione si differenzia dal bungee jumping per il fatto che in quest'ultimo caso la caduta è verticale, mentre nel primo la corda che sostiene le tre persone descrive un semicerchio essendo attaccata ad una gru che si trova alla massima altezza allo stesso loro livello. E' stato comunque molto entusiasmante, qualcosa da riprovare assolutamente in futuro.
Il mattino seguente siamo andati a fare una passeggiata in una foresta pluviale. Ho in questo modo potuto apprezzare una volta di più la flora di questa parte del mondo, così diversa da quella a cui sono abituato. Le guide erano molto preparate e ci hanno descritto alcuni aspetti prima di allora ignoti sulle piante e gli animali di quel posto. Poi ci siamo recati vicino a un fiume con una piccola cascata per mangiare. Dopo pranzo abbiamo fatto il bagno. L'acqua era davvero gelida, ma è stata un'occasione per provare a stare sotto la cascata. 
Il giorno seguente, il penultimo del Camp, siamo andati in mattinata a vedere dei geyser. Dopo aver attraversato un piccolo lago in battello, abbiamo potuto passeggiare liberamente su sentieri e passerelle in legno intorno a diversi tipi di geyser. Non mi era mia capitato prima di vederne ed è stato davvero impressionante, decine e forse centinaia di piccole nubi di vapore che emergevano dal terreno. 
Nel pomeriggio siamo invece andati a vedere un'altra cascata. A differenza del giorno precedente, questo fiume non era balneabile a causa delle forti correnti che lo percorrevano. La cosa che mi ha colpito di più è stato il colore dell'acqua, sia del fiume che ovviamente della cascata. Era davvero limpida, di un azzurro cristallino. Poi abbiamo fatto una passeggiata lungo il fiume e abbiamo ripreso il pullman, con il quale siamo andati in una struttura con piscine naturalmente calde, a causa dell'acqua proveniente dalla terra e ricca di zolfo. A causa di quest'ultimo ricordo che era sconsigliato immergere il capo, visto che lo zolfo avrebbe potuto danneggiare gli occhi, se a contatto con essi per un lungo periodo di tempo.
Il giorno seguente abbiamo avuto tutto il mattino a disposizione per fare shopping e comprare souvenir, mentre nel primo pomeriggio abbiamo preparato il campo per la cerimonia di chiusura. Questa è cominciata prima di cena con la consegna degli attestati di partecipazione e discorsi del direttore del campo e di alcuni membri locali dei Lions. Abbiamo poi cenato e presentato nuovamente le nazioni, come già fatto al Murai. Quindi, dopo aver salutato i membri dei Lions in partenza, ha avuto luogo una festa molto simile a quella dell'ultimo dell'anno.
Il giorno seguente, o meglio, dopo qualche ora di sonno, in una quindicina di ragazzi abbiamo salutato tutti gli altri e ci siamo diretti in autobus verso Rotorua. Qui abbiamo preso un altro pullman che, dopo quasi quattro ore di viaggio, ci ha portato in una cittadina vicino a Auckland dove io e Agnese, un'altra ragazza italiana, saremmo stati ospitati presso una famiglia per una notte, prima di lasciare la Nuova Zelanda il giorno seguente. Abbiamo quindi salutato gli altri ragazzi e siamo saliti in auto con Wendy, la signora che ci avrebbe ospitato fino al giorno dopo. Eravamo molto stanchi, quindi dopo una breve visita a una collina da cui si poteva vedere tutta Auckland, dalla quale abbiamo ammirato paesaggi davvero stupendi, siamo andati a casa a riposare. 
Il mattino seguente siamo andati a visitare una parte della città, più in particolare il porto. Ciò che mi è saltato subito all'occhio è stato il fatto che per le strade ci fossero poche persone, nonostante Auckland sia la città più popolata della Nuova Zelanda, col suo milione e mezzo di abitanti. In una metropoli italiana avremmo incontrato molta più gente. Dopo aver scattato alcune foto al porto e aver fatto una passeggiata siamo tornati a casa a finire i bagagli e poi siamo partiti per l'aeroporto.
Il viaggio è stato ancora una volta molto stancante, ma è andato tutto bene. Il momento più traumatico, come ci si poteva aspettare, è stato il ritorno al freddo dell'inverno italiano dopo il sole e il caldo dell'estate neozelandese.
Questa esperienza è stata qualcosa di veramente unico. Ho avuto la possibilità di conoscere persone fantastiche, dagli italiani con cui ho condiviso il viaggio e il campo, alle famiglie ospitanti, agli altri ragazzi stranieri conosciuti al Camp, oltre ai membri dello staff e dei Lions neozelandesi.
Sicuramente sono rimasto molto colpito dalla cordialità dei Kiwi, che spesso e volentieri nei negozi o per strada ti salutano e ti chiedono come vada nonostante tu non li abbia mai visti, qualcosa che nei paesi occidentali succede raramente o mai. Poi, per quanto riguarda le famiglie presso cui sono stato ospite, Fred e Jane, ma anche tutti gli altri parenti che ho conosciuto sono stati disponibili ad esaudire qualunque mia richiesta fin dal primo momento e mi hanno anche stupito positivamente con i regali di Natale. Lo stesso vale per Ken e Gayle e per la famiglia di Auckland, nonostante per quanto riguarda quest'ultima io abbia avuto la possibilità di conoscerla solo per un paio di giorni.
E' incredibile come queste persone si mettano a completa disposizione dei ragazzi che ospitano solo per il piacere di farlo, sono gente davvero fantastica. 
Per quanto riguarda i ragazzi, ma anche i membri dello staff, conosciuti al Camp, si sono creati dei legami fortissimi tra di noi. Infatti trascorrere dieci giorni insieme, salutandosi solo per qualche ora di sonno, fa nascere un'unione difficile da spiegare, che si può capire solo se provata in prima persona. Il momento dei saluti è stato davvero qualcosa di commovente, con la consapevolezza di dover sorridere per quello che avevamo vissuto insieme, nonostante qualcuno non sia comprensibilmente riuscito a trattenere le lacrime. 
I paesaggi e i panorami che ho visto sono immagini che porterò per sempre nella memoria, fotografie scattate senza macchina fotografica di un posto così lontano e diverso da quello a cui sono abituato.
Un viaggio come questo è completamente diverso da una semplice vacanza soprattutto perché permette di entrare in contatto con la cultura e le abitudini locali. Questo è avvenuto per quanto mi riguarda durante la settimana in famiglia ma anche nella giornata trascorsa al Murai, dove ho potuto apprezzare una parte della vera cultura Maori.
L'unico rimpianto che ho è di non aver fatto prima esperienze come questa, ma sono davvero entusiasta se ripenso alle tre settimane trascorse in Nuova Zelanda.
Spero vivamente di tornare prima o poi nel Paese che per primo vede sorgere il sole.