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ITALIA: what else?

Grazie ad un concorso organizzato dai Lions nella mia città, ho avuto l’opportunità di partecipare a uno scambio giovanile di tre settimane in Olanda. 
Il giorno della partenza il mio entusiasmo era stato soffocato dall’ansia per il mio primo volo, con scalo a Parigi, da sola. Tutto mi sembrava incerto, ma ero sicura di una cosa: mi sarei persa e, forse, avrei anche perso il bagaglio …. O l’aereo!
Nonostante i miei timori sono riuscita ad arrivare, sana, salva e con il bagaglio all’Aeroporto di Schiphol dove ho subito visto un cartello con il mio nome e due faccine che si guardavano intorno curiose: erano il mio papà olandese e la mia nuova sorella maggiore. L’intesa è stata immediata.
All’arrivo, nella zona settentrionale dell’Olanda, ho conosciuto anche gli altri membri della famiglia: tutti molto disponibili e ospitali; con loro ho trascorso 10 giorni nella tranquillità e nel verde della campagna. La mia famiglia locale mi ha fatto visitare numerose città e villaggi, musei e fattorie, elementi fondamentali in quella regione. Hanno anche organizzato diverse attività con altri ragazzi stranieri ospiti in case nelle vicinanze tra cui: barbecue, una nuotata al lago e una rilassante gita in barca a Giethoorn –un paesino conosciuto anche come piccola Venezia. Ogni giorno era davvero molto intenso e fruttuoso. 

I primi dieci giorni sono volati e, alla partenza, ero molto triste perché dovevo lasciare la mia famiglia -e i ragazzi che avevo conosciuto- ma anche elettrizzata perché sapevo che il Camp sarebbe stata un’esperienza altrettanto entusiasmante. 
Una volta arrivata nel Camp a Ijmuiden ho incontrato i miei nuovi compagni di avventura: 24 ragazzi provenienti da tutto il mondo: Argentina, Turchia, Norvegia, Portogallo, Taiwan, Finlandia, Germania, Islanda, Polonia, Estonia, Grecia, Ungheria, Ucraina, U.S.A., Messico, Serbia, Italia, Austria, Danimarca Israele e Canada. All’inizio non è stato facile: dovevamo conoscerci meglio e il Camp non era molto confortevole: mancavano i cuscini, dovevamo condividere bagni e docce, non potevamo chiudere le porte delle stanze… Nonostante tutto ciò, sono stati dieci giorni straordinari! 
Gli educatori erano davvero gentili e aperti a qualsiasi domanda o desiderio: ci hanno concesso addirittura una gita extra ad Amsterdam. I ragazzi che ho conosciuto sono stati i migliori compagni d’avventura che potessi sperare: dopo poco siamo diventati un grande unico gruppo. Le difficoltà iniziali sono improvvisamente scomparse, anzi abbiamo addirittura apprezzato alcune “scomodità” come la mancanza di cuscini o gli immancabili, soliti, panini quotidiani. Tutte le attività che abbiamo svolto erano interessanti e coinvolgenti. Abbiamo visitato Zaanse Schans, un parco di mulini a vento, molte città tra cui Alkmaar e il suo caratteristico mercato del formaggio, Leiden, Haarlem e, ovviamente, Amsterdam con tutte le sue peculiarità. Siamo andati alla spiaggia, in canoa e abbiamo costruito una zattera. Tra una visita e l’altra abbiamo fatto attività coinvolgenti e anche un po’ pazze, come il gioco del baratto e cantare in latino davanti ai passanti.
Purtroppo, però, anche l’esperienza al campo stava finendo. Per prolungarla, allora abbiamo pensato di trascorrere le ultime ore a scriverci frasi di saluto da scambiarci e leggere durante il viaggio di ritorno.
È stato davvero duro salutarci per l’ultima volta: abbiamo condiviso dieci giorni e così tanti momenti intensi e felici che non riuscivo a realizzare che tutto fosse finito. Era come se una parte di me rimanesse là e sapevo di non poter far nulla per impedirlo.

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