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ITALIA: what else?

Era gennaio quando ho vinto questo piccolo concorso nella mia scuola fiorentina, e non avevo idea dell'enorme esperienza a cui sarei andata incontro.
Ero spaesata ma tranquilla, perchè neanche realizzavo di affrontare questo viaggio sulle mie gambe. 
Il primo viaggio da sola della mia vita. 
Il primo agosto parto, arrivando nella notte in una cittadina chiamata 'Opava', a pochi kilometri dal confine con la Polonia. Mi accolgono due donne, una madre e sua figlia, Barbora, che mi fanno accomodare come se fossi giá parte integrante della famiglia. Lì devo dire di aver conosciuto la generositá e la premura più incondizionate da parte di due persone praticamente estranee.
E non c'erano grandi edifici da visitare o parchi infiniti e strabilianti, ma la carenza di attrazioni è stata facilmente compensata dalla pienezza del loro cuore. Comunque, ho visitato anche due castelli, incantevoli. 


Subito la mattina seguente al mio arrivo ci siamo spostati nella cittá vicina, Ostrava, in occasione del matrimonio della cugina di Barbora. E devo dire che questo è stato l'episodio più tipico e atipico del mio viaggio. 
Ho potuto notare ogni singolo uso e costume dei matrimoni nella Repubblica Ceca e l'indole sincera delle persone del posto, che mi invitavano a ballare o mi traducevano al microfono in inglese quello che avevano appena detto in ceco al resto degli invitati. 
Poi ho conosciuto alcuni amici di Barbora, che sono sempre stati attenti a non escludermi, e altri parenti, tra cui il cuginetto Steven a cui abbiamo badato per qualche giorno, super divertente.
Con un pò di tristezza ma anche di curiositá, sono arrivata alla stazione di Praga, dove mi è venuta a prendere una ragazza che subito si vedeva essere esattamente l'opposto di quella precedente. 
E sentivo l'aria di qualcosa di grande, il peso del nome di questa cittá. 
Mi sentivo diversa, improvvisamente. Katerina era la mia nuova ospite, ragazza di 20 anni con shorts rosa e un visino perfetto, che mi comunica subito il programma della settimana, sicuramente allettante. 
Ma non sono più l'unica ospite, perchè con me per i prossimi quindici giorni c'è anche Cristina, una ragazza di Modena solare e spontanea, sempre sincera senza sforzi, limpida, cristallina. 
Esercito di nuovo il mio italiano grazie a lei, che già si era un pó arrugginito. 
Comunque, in questa mia seconda settimana devo dire di aver provato almeno cinque cose per la prima volta, ma é questo il bello di lasciarsi andare, no? Tra lavoretti in un parco acquatico per una giornata di beneficenza da parte del Lions Club di Pardubice, tra le corse coi Go Kart, la gita a Chesky Krumlov con tanto di raft, canoe e kayak, l'acqua park di Praga, posso dire che non mi sia mancato nessuno svago.
Mia mamma, quando sono tornata, ha esordito dicendo: 'Ho visto che ti sei divertita la seconda settimana, non ti facevi più sentire!' 
Avvertivo la differenza tra le due realtá, quella tra la cittadina e la capitale, tra la grandezza dei cuori e la moltitudine degli impegni sul calendario, la bellezza delle persone e la bellezza delle viste, degli edifici, dei ponti, delle cose. Non che non abbia trovato la generositá nelle persone anche a Praga, anzi. 
Mi innamoravo ogni giorno, costantemente, di qualcosa o di qualcuno, come un'amante fedele. È per questo che un pezzo del mio cuore è ancora lì. 
Eravamo un gruppetto di ragazzi, formato dall'amicizia tra il padre di Katerina e il padre Jirka di altri due ragazzi, uno dei membri del Lions Club di Pardubice, che ospitavano un ragazzo turco, Arda. 
Ci siamo fatti la promessa di rivederci, nel futuro, e io ci voglio credere.

La terza settimana ci siamo spostati in un altro quartiere della periferia di Praga, dove Jirka e Honza, i due fratelli maggiori, ci hanno accolte. Finalmente abbiamo avuto l'occasione di visitare la bellissima città che è Praga, della quale mi sono innamorata a prima vista. 
Mi ricorderò per sempre la visita ai nonni paterni nella loro casetta di campagna, in cui ho mangiato divinamente (e in quantità industriali) cibo tradizionale ceco, composto da zuppa, dumplings e maiale arrosto, con tanto di richiesta della ricetta alla nonna.

Il penultimo giorno ci siamo incontrati di nuovo coi ragazzi della seconda settimana, a sigillo di questa esperienza, per poi salutarci alla stazione del treno, come in un film strappalacrime. 
Mi sto continuando a sentire con la maggior parte delle persone che ho incontrato, e sono veramente grata al Lions Club per avermi fatto vivere questa parentesi meravigliosa della mia vita. 
Cristina è diventata come una sorella per me, perchè è l'unica persona con cui ho veramente condiviso tutto, non solo il letto, i trucchi e i pensieri, ma anche le stesse emozioni. 
Solo lei, come una testimone diretta, sa cosa io abbia provato, e sicuramente è stato qualcosa di magico.

C'è una cosa che devo dire, a conclusione: che non mi sono mai sentita di troppo o a disagio, neanche per un momento. Ero costantemente parte di qualcosa, di una famiglia, di un gruppo, di un progetto. 
E ho capito che stavo veramente bene perchè quando c'era silenzio non sentivo l'obbligo di dire qualcosa, che pur cambiando letto quasi ogni notte, mi sentivo sempre a casa.