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ITALIA: what else?

L'Istituto Scolastico “V. Manzini” di San Daniele del Friuli, di cui faccio parte, collabora da diversi anni con il Lions Club locale: ogni anno le classi quarte partecipano al concorso interscolastico per vincere un soggiorno in Italia o all'estero. 
Questa volta il concorso l'abbiamo vinto un giovane di Clauzetto ed io , ma fino al momento del viaggio effettivo non ci siamo resi conto entrambi della possibilità che ci era stata data. 
Infatti non è di un concorso che si parla, ma di un viaggio, come quelli che vedi solo nei film, un’esperienza che in un certo senso ti cambia la vita.
Almeno per me è stato così.

Partenza – Venezia
30 giugno

Sveglia presto, ma non mi è servita: ero già sveglia per l'agitazione un quarto d'ora prima che suonasse. 
Valigie nel bagagliaio dell'auto e via, direzione aeroporto Marco Polo. 
Check-in? Fatto. 
Baci e abbracci a mamma e papà? Fatto. 
Una sensazione di indipendenza mi attraversa dalla testa ai piedi, ma questo è stato solo l'inizio del vortice di emozioni in cui sarei stata catapultata. Sull'aereo incontro le mie future compagne di Camp: una ragazza di Firenze, una di Venezia e una di Verona.

Host family
30 giugno – 7 luglio

L'aereo atterra sulla pista dell'aeroporto di Praga nel primo pomeriggio. 
Dico alle mie nuove amiche e compagne di viaggio “Ci vediamo tra una settimana” e subito mi immergo nell'ambiente familiare. Ian, il padre, mi accoglie con un cartello che dice “Anna Lions”. 
Devo essere io.
Arrivati nella loro residenza estiva sono stata accolta da un gran numero di familiari (e con conseguenti nomi da ricordare); era appena finita la riunione di famiglia per il compleanno della più piccola di casa, che per coincidenza portava il mio stesso nome.
Ho conosciuto i due figli Matous (15) e Lukas (18), un po' riservati all'inizio ma si sono sciolti molto presto. Con Anita (19), la cugina dei due ragazzi, mi sono trovata moltissimo e abbiamo legato da subito. 
La settimana con loro è volata: non mi hanno lasciato mai con le mani in mano; tra gite fuori porta, camminate, visita a cittadine suggestive, giochi di società, sport e piscina, il tempo è volato. 
Ma la vera chicca è stata quando mi hanno portata a vedere la prima di un film-documentario al Karlovy Vary Film Festival. Questa città l'avevo visitata e percorsa sempre di giorno ma la notte, in questa particolare occasione del festival, subiva una trasformazione radicale: limousine, red carpet, celebrities, abiti da capogiro, paparazzi. 
Tutto un altro mondo!
L'unica cosa che sono riuscita a fare per ricambiare almeno in parte l'ospitalità ricevuta, è stata preparare il tiramisù, di cui si sono totalmente innamorati; infatti mi hanno “costretta” a prepararlo una seconda volta prima che partissi e soprattutto ad insegnare loro come si facesse. 
Sono stata molto felice di poter condividere le mie tradizioni e confrontarle con le loro: in fondo è questo il vero scambio culturale.
Alla partenza ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto la mamma dei ragazzi piangere, perché significava che si era affezionata a me. Questa è stata una grande soddisfazione dato che anche da parte mia è stato lo stesso: hanno lasciato il segno. 
Non ho avuto alcuna esitazione, infatti, nel dire loro che, se volevano, avrei aperto la mia casa a tutta la famiglia.

Youth Camp Plzen

7 luglio – 20 luglioRivedere le mie amiche che avevo conosciuto in aereo è stata una gioia perché, a parte questo, il Plzen Camp 2013 è cominciato un po' a rilento. 
I primi giorni non sapevamo bene quali fossero i programmi e non avevo ancora legato con i ragazzi stranieri, forse perché non parlavano la mia lingua e non tutti conoscevano bene l’inglese.
Noi italiani eravamo
numerosi, ben sei, un bel gruppo, devo ammettere. 
La maggior parte del tempo era dedicato agli sports: pallavolo in primis, poi calcio e basket. 
Il momento in cui ho cominciato a sentirmi parte di un gruppo è stato al lago, quando, insieme alla mia coinquilina brasiliana, a una ragazza di Alessandria, a una di Firenze, a una di Venezia, a una di Malaga e una di New Delhi, ho condiviso la passione per il sole e le chiacchiere, rimanendo sdraiate, ridendo e scattando un sacco di fotografie per tutta la mattinata. Pian piano, tra una visita in centro a Plzen e una passeggiata tra i boschi, tutti noi (28 ragazzi provenienti da tutto il mondo) ci siamo accorti di essere diventati una grande famiglia.

La sera si usciva e se non ne avevamo la possibilità ci si ritrovava tutti nella camera di uno di noi, per discutere, scherzare, ascoltare musica, ma soprattutto ridere di gusto. Tutto questo è avvenuto dopo aver ascoltato le presentazioni che ogni ragazzo ha fatto del proprio paese: Messico, Italia, Brasile, Spagna, Isreale, Danimarca, Svezia, Ucraina, Taiwan, Turchia, Finlandia, Slovenia e infine India. Volutamente l'ho posizionata all'ultimo posto perché, a parer mio, ma penso sia un'idea comune, è stata la presentazione migliore in assoluto. Tutte erano state preparate con impegno, ma questi 3 ragazzi provenienti dall'India hanno dimostrato di saper coinvolgere tutti noi nel racconto appassionato del proprio paese. Alla fine del consueto power point hanno proiettato un video per farci imparare i passi di danza della canzone che era diventata la sigla del camp: Mundian to bach ke di Panjabi mc.
Luci spente e 30 persone (compresi i camp leaders, e questo mi ha molto sorpreso) che ballavano la danza tipica indiana, alcuni più goffamente di altri, ma questo non aveva importanza.

Il tempo insieme a questa “banda multietnica” è letteralmente volato, come c'era da aspettarsi. Ogni giorno avevamo attività diverse: incontro con il sindaco, visita allo zoo, ingresso all' Aqua Park, sosta nei centri commerciali, giro turistico al birrificio più famoso al mondo e così via.

Gli ultimi 3 giorni a Praga sono stati indimenticabili anche se coperti da un velo di tristezza. Nessuno ne parlava però tutti ne eravamo consapevoli: il momento dell'addio era alle porte. Per questo motivo ho cercato di viverli il più intensamente possibile e di imprimere profondamente ogni momento nella mia memoria.
Ripensandoci, a un mese di distanza, mi sembra di sentire ancora le loro voci e le parole esatte che dicevano questi nuovi amici entrati a far parte della mia vita. L'ultima sera abbiamo cenato in un ristorante molto chic con accanto un music club dove abbiamo ballato per tutta la notte; anche in quel caso le melodie indiane hanno fatto da cornice legandoci come mai prima d'ora.

  

Neanche a dirlo, la mattina seguente, fiumi di lacrime sono state versate ogni volta che un gruppo partiva (tre ondate in tutto). C'era chi era diretto a casa e chi aveva ancora una settimana da trascorrere in famiglia. 
Con la promessa di sentirci presto e ritrovarsi un giorno, sono salita sull'aereo diretto a Venezia con il sorriso sulle labbra perché queste persone speciali rimarranno per sempre nel mio cuore.

Un mese dopo
La promessa di tenersi in contatto è stata mantenuta e facebook pullula di fotografie e commenti nostalgici. Il gruppo, sia sul web che su What'sApp, viene costantemente bombardato di video, post e quant'altro per mantenere vivo il ricordo.
La settimana scorsa siamo riusciti anche a sostenere una videochiamata in ben 6 persone da ogni angolo della terra: che caos! 
Ma in fondo è bello così.


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