Tutto è iniziato come qualcosa di non essenzialmente grandioso, ma effettivamente si rivelò proprio così!
Quando sono arrivata a Trieste ho conosciuto un compagno di viaggio unico, Arturo, italiano; abbiamo fatto il viaggio in pullman fino a Lubiana assieme e così tutto è stato più semplice per entrambi. Arrivati a Lubiana ci aspettava la mia famiglia, che poi avrebbe lasciato Arturo dalla sua famiglia. Non vedevo l’ora di vederli, conoscerli e parlare con loro ma soprattutto, data la mia stanchezza e il viaggio che fu lunghissimo, arrivare a casa.
Dico solo casa perché è quello che provai, quello che quella famiglia mi fece sentire, era come se fossi a casa mia. Le ragazze, due sorelle jana e Teja, erano molto simpatiche, divertenti, avevano un sacco di amici con i quali ho stretto anche io una buona amicizia; la più piccola Jana ha una band per cui andavamo ai concerti quasi tutte le sere. Mi portarono addirittura la prima sera, inizialmente ero stanca ma poi cambiai immediatamente idea quando seppi della band ero cosi curiosa di vederla!!
I genitori non c’erano quasi mai durante il giorno, questo a causa del lavoro, fortunatamente Teja aveva la patente per ciò non fu un problema spostarci, in ogni caso vedevo i loro genitori a pranzo e a cena, sono state persone gentili che non mi hanno mai fatto mancare nulla, anzi.
Quella famiglia nel complesso fu divertente, mi sentivo a mio agio in ogni circostanza. Con la famiglia abitavo in Bistrica ob sotli, un piccolo paesino immerso nel verde, il cui panorama era veramente incredibile, tutti i ragazzi abitavano in vigne o cascine, pochissime erano le ville; io abitavo in cascina e questo fu l’ideale per me, una appassionata di animali. Abitavamo vicinissimo al confine con la Croazia per cui mi portarono li due volte; la prima andammo a vedere Zagabria, la seconda andammo in un piccolo paese, non mi ricordo il nome, in bici, assaggiai anche il piatto tipico di quel posto, un panino enorme con la salsiccia croccante e ketcup, delizioso!
L’ultimo giorno gli amici delle ragazze organizzarono una festa di arrivederci in mia occasione, furono molto carini e il tutto molto emozionante. Piansi tanto l’ultimo giorno mi dispiaceva un sacco lasciarli, ma la forza mi arrivò dal fatto che avrei potuto rivederli quando volevo.
Era il 18 luglio quando la famiglia di Arturo ci portò al campo, sapevo che stava per iniziare una nuova avventura, e non mi sbagliavo. I giorni di camp furono incredibili, conobbi molti ragazzi che vivono in differenti paesi, hanno diversi modi di dire, diverse usanze, ma con i quali mi divertii così tanto che tutto il resto non contava, erano loro i miei amici, la mia famiglia, i miei compagni d’avventura in quel momento, non mi restava che godermela e condividere quel viaggio insieme a loro e fu davvero uno spasso.
I primi giorni di camp li abbiamo passati sulla costa, in un paese di nome Isola; il tempo cambiava molto facilmente e velocemente ma riuscirono a portarci al mare più di una volta comunque. Andammo anche su una barca in mezzo al mare e li abbiamo mangiato e abbiamo potuto tuffarci e fare il bagno; forse fu la cosa che mi piacque di più. Lasciammo l’hotel per raggiungere la parte Nord della Slovenia, pensavamo che vivere in collina sarebbe stato noioso, ma non fu così. Ci portarono a Lubiana, a visitare il lago di Blad dove abbiamo avuto anche la possibilità di fare il bagno (acqua gelida), ci portarono alle grotte di Postumia dove rimasi molto colpita dal famoso animaletto pesce-drago, i giorni morti lo staff e la camp leader riuscivano sempre a renderli più che vivi con giochi davvero divertenti, passeggiate e altro. Tutto questo anche allo scopo di imparare a conoscerci, diventare amici e sempre più uniti. Il loro scopo riuscì in pieno: prima di partire ci dissero che un gruppo così unito, così maestosamente amalgamato non lo avevano mai avuto, ed avevano ragione. Lo eravamo davvero, così tanto che lasciarci fu un dispiacere immenso per tutti, ma si sa la fine è sempre la più brutta, ci ripromettemmo però che quella era solo la fine della vacanza.
Il viaggio di ritorno mi sembrò molto più corto, lo passai a leggere le lettere de ragazzi, ad ascoltare le canzoni del camp e a versare lacrime per un paese che a tutti può sembrare banale, ma che in realtà fu pieno e portatore di gioia, divertimento e posti incredibili.