Il tema che avevo svolto per il concorso era sulle opportunità che la società offre ai giovani...(ndr Irene ha vinto un concorso scolastico sponsorizzato da un Lions Club che come premio prevedeva la partecipazione al programma Scambi Giovanili) credo che la consapevolezza di essere stata in qualche modo una “privilegiata” a poter partecipare abbia una doppia valenza: da un lato il dispiacere perché sono cosciente che se più persone potessero avere queste occasioni di confronto forse il mondo sarebbe un po’ migliore;dall’altro la voglia enorme di raccontare a tutti il significato di questo scambio per far sì che la mia opportunità non rimanga egoisticamente mia, ma possa in qualche modo essere utile agli altri.
Tornando al mio viaggio non nascondo che l’inizio sia stato impegnativo: la difficoltà della lingua soprattutto, ma anche l’incertezza (entrare in casa di persone che non si conoscono, con abitudini diverse non è così semplice) diciamo che avevo timore di essere di peso, di creare problemi. In realtà, non so se sono stata fortunata, ma ho davvero incontrato una famiglia disponibilissima e aperta, con tanta voglia di mostrare il loro paese, la loro città e le loro abitudini… la settimana in famiglia è stata grandiosa eravamo vicini alla grande “leader” dei lions svedesi, quella che si occupava di tutto lo scambio, che a sua volta ospitava 7 ragazzi (io ero con altre 2 ragazze) e abbiamo passato tanto tempo insieme.
La mia “host family” ci ha dedicato davvero un mare di tempo e di energie, mettendoci ad ogni costo a nostro agio e conciliando le nostre diverse abitudini con la loro voglia di mostrare le loro.
Ogni giornata era organizzata, cosicché abbiamo avuto occasione di visitare e vivere molto della Svezia.
Il campus è durato 10 giorni. Anche qui i primi giorni sono stati difficili: ho sentito moltissimo l’ostacolo della lingua che non mi permetteva di essere me stessa o di dire quello che avrei voluto agli altri ragazzi…si finiva sempre di parlare di banalità o cose molto semplici che lì per lì mi lasciavano un senso di amaro e di frustrazione in bocca...insomma avevo la possibilità di chiedere a persone della Turchia, del Texas, del Kossovo, di Israele…com’era la vita da loro e non sempre riuscivamo a capirci... pian pianino però sono riuscita a raccogliere una serie di notizie e informazioni che mi hanno resa una persona più consapevole e spero più matura.Se devo proprio fare qualche critica, che vorrei fossero prese in senso positivo, forse avrei preferito un campo non organizzato nel mezzo di una foresta che ti costringeva a spazi limitati, ma organizzato vicino a una piccola città o comunque un posto che offrisse dei diversivi…per il resto tutto perfetto, dalle cose più banali come cibo e alloggio alle gite.
Decisamente magnifici sono stati i giorni a Stoccolma: giravamo liberamente nella capitale visitando musei e luoghi tipici…è stato davvero fantastico e consiglierei a tutti, ove possibile, di offrire una opportunità del genere.
Con il senno di poi però le cose che più mi sono rimaste impresse sono decisamente le emozioni che ho ricevuto dagli altri: dalle chiacchierate, alle conversazioni serie sulla guerra in Israele, la pena di morte e l’immigrazione. Il punto di vista non è più lo stesso, le basi culturali sono diverse e lo scambio di opinioni, nonostante la lingua, è come non mai ricco.Ultima osservazione…sono davvero rimasta colpita dall’ospitalità della gente coinvolta e dei ragazzi stessi.
Grazie per avermi dato l’occasione di conoscere tanta gente.È bello sapere di avere qualcuno che ti conosce, con il quale hai condiviso un pezzetto di strada in parecchi angoli del nostro mondo