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ITALIA: what else?

Sono stata ospitata da due famiglie molto diverse, entrambe ovviamente molto gentili e cordiali. 
Nella prima ho visitato le città più importanti svizzere, ho fatto rafting, visitato musei, fatto il bagno e preso il sole in deliziosi laghetti, passeggiato sulle montagne. Ho parlato inglese, cosa che da una parte mi ha data la consapevolezza per la prima volta in vita mia di quanto noi italiani, rispetto all'Europa (se non al mondo), abbiamo una conoscenza di questa lingua così fondamentale decisamente bassa. Sono una studentessa di un liceo classico, studio inglese da otto anni con risultati discreti, eppure non mi sentivo mai all'altezza degli altri. Dall'altra parte ho comunque dovuto tirare fuori quello che sapevo, sforzarmi per capire ed essere compresa. Naturalmente sono cresciuta anche in questo senso.


Nella seconda famiglia ho trovato un ambiente molto simile a quello di casa mia, una famiglia numerosa in cui ho parlato anche italiano. La settimana con loro è stata all'insegna del riposo, non abbiamo visitato molto (avremmo altrimenti dovuto ripetere il programma della famiglia precedente, nonché imbatterci in condizioni metereologiche poco favorevoli). Un rilassante pomeriggio alle terme, qualche passeggiata e serate molto piacevoli insieme alle ragazze della famiglia mie coetanee, guardando la nostra serie preferita in inglese con l'immancabile cioccolato svizzero.
Come ho scritto, sono stata come a casa in ambedue le famiglie. Non c'è stato un momento in cui mi sono annoiata o in cui mi sono sentita sola o poco considerata. Non so se sono stata solo molto fortunata o se è proprio il popolo svizzero a rappresentare una parte di mondo pronta ad aprire le porte così volentieri anche allo sconosciuto. In ogni caso il ricordo che avrò della gente rimarrà senz'altro positivo.
Per quanto riguarda il campo, penso che non ci siano parole per descrivere in quanti modi differenti abbia influito sulla mia crescita. A partire dalla lingua fino ai rapporti umani creatisi, credo che per me non sia mai esistita esperienza più edificante. Le faccio un esempio. Una sera, a cena (a proposito, il cibo era ottimo!), ero seduta a parlare con un ragazzo turco e due ragazze, una moldava ed una ungherese. Pur non avendo una conoscenza dell'inglese perfetta, insieme abbiamo iniziato a parlare della Turchia e dell'islam, abbiamo confrontato le nostre idee e chiesto a chi ne sapeva naturalmente più di noi. C'è molta differenza tra quello che si sente in un servizio in tv e quello che può raccontarti un ragazzo che, estrapolato dal contesto, esprime i suoi dubbi e le sue opinioni in merito alla sua cultura. E questo è solo un esempio di quello che ho scoperto uscendo dalla mia realtà così limitata, nel conoscere ragazzi come me che la storia e, perché no, anche la geografia, hanno reso molto differenti.
Ovviamente ho trovato le attività, ogni giorno diverse, tutte molto coinvolgenti ed interessanti ( magari solo la visita alla novartis è stata un po' noiosa per me, ma credo sia solo una questione di interessi ). Ogni giorno mi svegliavo di buon grado, anche alle sei del mattino, per stare con gli altri e scoprire cosa mi aspettava. 
La cosa che più mi ha fatto riflettere, è la ricchezza che si ha oggi grazie all'inglese. Pensavo che se non molto tempo fa qualcuno avesse messo insieme trentacinque ragazzi di tutto il mondo, questi probabilmente avrebbero trovato davanti a loro la forte barriera linguistica. Mi ha stupito invece poter comunicare con persone che in realtà hanno anche un alfabeto diverso dal mio.
Cosa potrei aggiungere? Il castello era bellissimo ( avevo la camera al quarto piano, quindi credo di aver perso tutti i chili presi con la cioccolata solo per arrivare in camera, il che è positivo! ). Gli organizzatori attenti e disponibili, il cuoco eccezionale anche quando cucinava italiano. 
Non so se le sembrerà strano il fatto di non aver speso parole negative o se è per tutti così. La verità è che posso solo ringraziare. L'unico difetto che posso trovare è che forse è durato troppo poco.