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ITALIA: what else?

Mi chiamo Gianluca Valenza, ho 18 anni ed ho concluso con successo il quarto anno dell’Istituto Tecnico Industriale di Nettuno.
Adesso vi racconterò la bellissima esperienza degli Scambi giovanili offertami dal Lions Club Roma Pantheon.
La mia destinazione è la Turchia: la mia host family vive a Samsun e il Camp è ad Ankara; trascorrerò una settimana in famiglia e due settimane nel Camp Eurasia.
Il mio viaggio inizia domenica 6 luglio dall’aeroporto di Fiumicino.
Il mio volo era previsto alle 10:30, ma siccome era la prima volta che mi avventuravo in aeroporto, tutta la mia famiglia ha deciso di accompagnarmi e a alle 7:00 precise eravamo lì.
Fatto il check-in e salutati i genitori e la sorellina, mi avvio al gate per Istanbul, destinazione Samsun, dove ci sarà la famiglia Saraç ad aspettarmi.
Allo scalo di Istanbul conosco Camilla, una ragazza italiana che verrà con me a Samsun, dove risiede anche la sua host family.

Ore 17:45 del 6 luglio.
Ottimo atterraggio all’aeroporto di Samsun; ormai mancava pochissimo per conoscere la mia nuova famiglia turca.
Emozionatissimo, dopo aver preso i bagagli mi dirigo all’uscita e la mia nuova famiglia era lì con un cartello ad aspettarmi: la mamma mi abbracciò fortissimo come se fossi suo figlio e fecero la stessa cosa tutti i membri della famiglia.
Ed io mi sentii subito parte della loro, come se li conoscessi da sempre.
Nella mia prima cena in Turchia, intorno al tavolo c’erano con me la mia famiglia ospitante,gli zii ed alcuni amici di Barkin( il ragazzo che mi ospitava di 17 anni); la curiosità era molta, sia da parte mia che da parte loro, e così si intrecciarono informazioni tra Italia e Turchia sui cibi, sul clima, sulle tradizioni, le culture e la religione, e mi resi conto che i turchi sono molto osservanti e fedeli all’Islam.
Luglio è il mese dedicato al Ramadan: non si devono toccare cibo e bevande, non si devono bere alcolici e non si deve neanche fumare per tutto il giorno, tranne dalle 8:00 di sera fino alle 3:00 del mattino.
In questa occasione, che non capita a tutti, ho potuto ammirare come i musulmani rispettino il Ramadan, anche con il caldo ed altri fattori che potrebbero far perdere la promessa.
La prima notte mi svegliai di soprassalto, perché alle tre del mattino sentii un forte rullo di tamburi e mi spaventai un po’.
Il mistero mi fu svelato a colazione: davanti alla mia camera c’era una moschea e il rullo dei tamburi era il segnale del muezzin per svegliare le persone e invitarle a tavola, perché prima delle 3:00 non si poteva; quella celebrazione fu la prima e, nel corso della giornata, ce ne furono altre cinque.
Nei primi giorni a Samsun, Barkin mi fece conoscere tutti i suoi amici, che erano anche miei coetanei; questo mi fece sentire a mio agio, perché erano molto simpatici anche se con l’inglese non se la cavavano tanto, ma riuscivamo a capirci.
La colazione è molto ricca in confronto a quella Italiana; nel corso di una settimana ho provato tutti i cibi tipici della Turchia, ma la sola cosa che non mi piaceva era lo yogurt.
Il resto era delizioso ed ho notato che i turchi bevono molto tè, mentre in Italia affoghiamo nel caffè.
Con la comitiva di Barkin passavamo tutto il giorno a passeggiare, a divertirci e a perfezionale la lingua inglese; ma purtroppo quei giorni finirono e, dopo una settimana, ho dovuto salutare la mia host family con la promessa che un giorno sarei ritornato da loro.

Ore 1:00 del 13 luglio.
Dopo i saluti e le lacrime di Samsun, si parte per Ankara insieme a Camilla ed a Sophie, una ragazza danese.
Arriviamo alla stazione degli autobus la mattina alle 8:00, dove ci aspetta lo staff del campo e tutti i ragazzi che passeranno le due settimane al Camp Eurasia. 
Nel Camp Eurasia eravamo in 17, 4 ragazzi e 13 ragazze di cui 2 italiani e 3 italiane; gli altri erano tutti del nord Europa: Finlandia, Danimarca, Polonia, Olanda e Svezia.
Fin dal primo giorno strinsi amicizia con il mio connazionale e con gli altri due ragazzi, un polacco e un danese.
Dopo i primi giorni di ambientazione, è l’ora di andare a visitare Istanbul che dista 6 ore da Ankara.
Al primo impatto rimasi affascinato dalla maestosità del ponte sul Bosforo e dal Corno d’Oro, e da lì capii che quella era solo un piccola parte di Istanbul.
Istanbul non sembrava una città turca, ma aveva le sembianze di una città europea, con turisti che provenivano da ogni parte del mondo.
La prima visita fu dedicata allo splendido Dolmabahçe, il primo palazzo di stile europeo costruito a Istanbul; poi fu la volta di Topkapi, l’antico Serraglio del sultano, oggi adibito a museo.
Rimasi a bocca aperta davanti al lusso di questo palazzo sul Bosforo, tra il Corno d’Oro e il mar di Marmara.

Dopo il pranzo salimmo sul traghetto per fare il giro del Bosforo: un’emozione unica, anche se il cielo era parzialmente nuvoloso.

Finito il giro, andammo a visitare la Moschea Blu, che mi lasciò senza parole per la sua immensità.

Purtroppo rimanemmo a Istanbul soltanto due giorni per proseguire per Ankara, ma Istanbul non la dimenticherò mai per la sua magnificenza.
Ad Ankara visitammo il Mausoleo di Ataturk, il parlamento, il museo di storia naturale e il museo dell’aviazione turca.

 

 

 

Ma la cosa che mi affascinò di più di questo viaggio è stata la Cappadocia; non avrei mai creduto a ciò che stavo vedendo e non potevo pensare che nel mondo esistesse un posto del genere.

 

È stata bellissimo vederla da terra ma ancor di più sorvolandola all’alba con la mongolfiera: ancora adesso penso che quello spettacolo sia stato un sogno, ma è pura realtà e sono fiero di averla vissuta.
Ma è arrivato il giorno dei saluti anche al Campo e, con grande dispiacere, dopo venti giorni trascorsi in Turchia sono ritornato in Italia?
Tutto finisce, ma questa grandissima esperienza in Turchia non la dimenticherò mai; le lacrime dell’addio non faranno ritornare quei bei momenti ma ci siamo promessi al campo che un giorno ci rivedremo.
Grazie Lions!

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