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ITALIA: what else?

“ Occorre appena ricordare che le metropoli sono i veri palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento personale. Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di intrattenimento, nei miracoli e nel comfort di una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle istituzioni visibili dello Stato, si manifesta una pienezza dello spirito cristallizzato e fattosi impersonale così soverchiante che – per così dire – la personalità non può reggere il confronto.” 

da La metropoli e la vita dello spirito di Georg Simmel

Con i suoi 13 milioni e 854 abitanti, Istanbul si trova in quinta posizione nella classifica delle città più popolose del pianeta. Situata sullo stretto del Bosforo, in un punto altamente strategico per le rotte commerciali, a cavallo tra due continenti, quello europeo e quello asiatico. 
Tutte queste particolarità conferiscono alla metropoli un carattere interessante che ha suscitato in me una curiosità che mai prima avevo sperimentato. 

Sono rimasta impressionata dai contrasti che si creano al suo interno: la Lamborghini parcheggiata di fronte al club più esclusivo del lungomare e contemporaneamente un ragazzino che se ne sta appoggiato al muro della stradina di fronte, con lo sguardo perso nel vuoto, in attesa di una persona che provi un briciolo di pietà nel vedere la sua sorellina, di appena un paio d'anni, distesa ai suoi piedi. 

 

Ma non è solo la “mostruosa” differenza tra ricchi e poveri a catturare la mia attenzione. 
Degna di nota è anche la convivenza tra la più importante moschea di Istanbul (La moschea Blu) e una delle basiliche inizialmente cristiane più grandi ed architettonicamente sbalorditive del mondo (Hagia Sofia). Le reminiscenze degli splendidi gioielli che ho avuto l'occasione di vedere al Topkapi e il ricordo della vitalità che ho percepito al Grand Bazar con tutti i suoi magnifici prodotti tipici, fanno spuntare un sorriso sul mio volto. 
Noi però, i Campers del Lions, sappiamo che le tracce indelebili nella memoria non sono quelle lasciate dai monumenti o dalle attività ricreative organizzate dall'equipe dello staff. 
No, sono tutt'altre. 
Sono i ricordi delle persone con cui ho condiviso quegli indimenticabili istanti della mia vita. Quelle persone con cui ho legato a tal punto da sentirmi parte di una famiglia. Quei ragazzi che chiamavo fratelli e sorelle. Il sentimento che ci univa era così forte da farmi sperare che l'aereo fosse in ritardo per poter passare anche solo pochi minuti in più in loro compagnia. 

 

Rientrata in patria mi sentivo felice, felice di rivedere i miei amici e i miei parenti ma i primi giorni ho provato una gioia a cui seguiva inevitabilmente un pizzico di amarezza. Ora ripensandoci più lucidamente e con la consapevolezza della fortuna che ho avuto nell'incontrare persone così speciali posso dire: “Non piangere perché è finito, sorridi perché è successo”.