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ITALIA: what else?

È il 6 luglio. È un giorno molto importante. È il giorno del mio compleanno, ma è anche quello della mia partenza per la Turchia, il giorno che segna l’inizio di un’avventura indimenticabile.
In aeroporto ad aspettarmi ci sono Merve e Hasan, i miei hostsister e hostbrother, loro padre Receb e Yagiz, il migliore amico di Hasan nonché, per me, il “best camp coordinator ever”.
La sensazione che si prova quando si aprono le porte , che collegano gli arrivi con la sala in cui parenti, amici e nuovi posti ti aspettano, è indescrivibile. Tra la folla cerchi dei volti familiari, volti che fino ad allora hai visto soltanto in foto, e quando i tuoi occhi incrociano quelli dei membri della tua hostfamily una scarica di adrenalina ti sale su per la schiena e gli occhi ti sorridono. 

Inutile dire che è stato come diventare subito membro di una seconda famiglia. È incredibile come sia facile affezionarsi a persone così diverse e allo stesso tempo uguali a te in meno di qualche giorno. Nei giorni seguenti ho conosciuto loro amici e parenti, persone uniche e gentili proprio quanto loro, ho iniziato a canticchiare canzoni in turco che si ascoltavano di frequente durante i tragitti in macchina,ho imparato alcune parole base della loro lingua ed era molto divertente vedere i volti sorpresi di negozianti e camerieri quando utilizzavi la parola “eyvallah” per ringraziare. 
Ma come ogni cosa bella anche gli undici giorni in famiglia sono poi finiti. Salutarli non è stato di certo facile, ricordo ancora la sensazione che ho provato, mi sentivo un po’ spaesata, come se il gioco si fosse improvvisamente azzerato, e sapevo che avrei dovuto ricominciare tutto da capo. 
Ma anche lì ho conosciuto persone che adesso considero come veri e propri fratelli e con cui sono legata da un rapporto tipo “io ci sono sempre per te e tu lo sai”. 
Le attività al camp erano organizzate davvero bene, dalle innumerevoli escursioni ai party su una torre a vetrate la sera, dalle viste mozzafiato alle giocate a carte nella hall fino a tardi.
E poi i rapporti che si instaurano lì sono così solidi, perché oltre l’amicizia coltivata in dieci giorni, più di tutto ci sono i ricordi e le emozioni condivise. Ringrazio davvero i Lions per avermi dato l’opportunità di vivere quest’esperienza, di conoscere nuove culture e di allargare le mie vedute.