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ITALIA: what else?

E poi arriva quel giorno, quello della partenza.
Mi sono svegliata e vicino a me vedo Eleonora. Dopo soli 11 giorni passati insieme non pensavo si potesse definire una persona “amica” eppure è così: condividere il presente, raccontarsi il passato, ridere e piangere insieme, scoprire affinità e divergenze, ecco, ho trovato un’Amica, per il resto della mia vita.
Esco dalla camera e noto, con stupore, che in corridoio c’è già vita: tra meno di un’ora il primo pullman poterà le persone in aeroporto. Incontro Jo, Josian, il ragazzo Americano che non ha ancora capito che quando parla con me deve rallentare altrimenti non lo capisco.

Ah, mi dice che sono migliorata, dalla prima volta in cui nel Palazzo Topkapi, antica residenza del Sultano che abbiamo visitato il primo giorno, mi ha spiegato il suo stupore, venendo da una nazione “giovane” come gli Stati Uniti, nei confronti di tutti quei tesori che risalgono a un paio di millenni prima.
Poi vedo Stine, la ragazza Danese con la quale mi sono divertita a contrattare per l’acquisto di una borsa nel Gran Bazaar. La cultura del luogo, infatti, impone la contrattazione quasi come attività principale nello shopping e non come un fine per avere prezzi più bassi o per guadagnare di più.
Poi incontro Eetu, ragazzo finlandese, che è subito diventato il ballerino del campo, sia distinguendosi nella “camp dance” sia animando tutte le feste che sono state organizzate con degli assoli. Feste che ricorderò tutta la vita e che mi mancheranno, inspiegabile la sensazione di amicizia che c’era con tutti i componenti del campo. E c’è anche chi sta incitando i ragazzi a sbrigarsi e ad andare al pullman, il nostro super camp Coordinator, Yagiz. Ha gli occhi velati di lacrime eppure incita ad andare: questo mix di professionalità e umanità ha permesso di alternare momenti di svago e divertimento a incontri con i Lions e visite culturali. Doveroso un grazie a tutti i membri dello staff, che ci hanno assistito in questo soggiorno, all’inizio come guide, poi come fratelli.
Ormai il camp è un via vai di persone che portano valigie, che si abbracciano, piangono, altre ridono. Appartengo a quest’ultima categoria e lo dico a tutti: “Mi ricorderò di voi mentre sorridete, non con le lacrime agli occhi”
Quando ormai anche le mie valigie sono pronte mi arriva un messaggio, da parte della mia Host sister, Damla. Mi augura un buon viaggio e mi dice di tornare a trovarla presto! Quanti ricordi e quante avventure condivise. Una in particolare rimarrà sempre nel mio cuore: il primo giorno sono venuti in visita i nonni materni e inizialmente mi hanno salutato con una fredda stretta di mano. Abbiamo preso un thè e Damla ha tradotto qualcosa per non escludermi dalla conversazione. Ricordo i loro occhi curiosi che mi scrutavano in quanto straniera. Prima di andare via, però, mi hanno abbracciato, salutandomi esattamente come una della famiglia! Una famiglia, la mia, solo che in un altro Stato! 

   

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