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ITALIA: what else?

Quest’estate ho partecipato al progetto scambi giovanili del Lions club e sono stata tre settimane in Macedonia.
Inizialmente, venuta a conoscenza della destinazione, non sapevo cosa aspettarmi: era un Paese insolito e a me del tutto sconosciuto nonostante non sia poi così distante dall’Italia. Ma ora me ne sono letteralmente innamorata, perché ricco di storia e fiero della sua indipendenza, come lo dimostrano i numerosi musei sull’indipendenza macedone e le bandiere sparse ovunque in ogni città.

Il Paese risente moltissimo dell’influenza turca per via della sua appartenenza all’impero ottomano fino alla prima guerra mondiale : numerosi sono i bazar turchi nelle varie città, i monumenti e i piatti tipici leggermente modificati. Inoltre proprio in Macedonia, a Bitola, si trova la scuola di addestramento militare (ora un museo) dove ha studiato Atatürk il primo presidente della repubblica turca, stimatissima figura per tutti i turchi.

Oltre alla presenza di numerosi turchi, vi sono moltissimi serbi e albanesi e nonostante l’alfabeto usato da questi popoli sia lo stesso, le lingue balcaniche pur assomigliandosi non sono uguali. Ed è proprio da questa eterogeneità di culture che deriva il nome della nostra macedonia di frutta: “macédoine” è infatti il termine francese per indicare un “miscuglio di cose diverse” usato da uno storico francese nel XVIII secolo per descrivere un libro con riferimento alla situazione macedone del tempo.

I primi dieci giorni sono stata in due host families, che mi hanno fatto sentire parte della loro famiglia: con le due host sisters sono ancora in contatto. Tutti sono disponibili, socievoli e accoglienti e per me è stato come sentirmi a casa.

Gli ultimi dieci giorni li ho passati in due campi diversi (prima a Krushevo poi a Ohrid) con tutti gli altri ragazzi Lions: sono stati i giorni più divertenti perché sono entrata a contatto con ragazzi di molte altre nazionalità. Nel campo a Krushevo abbiamo visitato i monumenti più caratteristici, giocato in un centro per l’infanzia con i bambini disabili, visitato Kumanovo e Bitola. Il campo a Ohrid è stato invece più un momento di relax e un’occasione per rafforzare i legami con gli altri ragazzi passando le giornate ogni giorno in una spiaggia diversa e uscendo tutte le sere nei vari club lungo il lago dove la movida notturna macedone è molto simile a quella spagnola. Al momento della partenza, ognuno ha versato fiumi di lacrime tra una promessa e l’altra di rivedersi presto, perché quello non era un “goodbye” ma un “see you soon”.

Ringrazio ancora vivamente il Lions club per avermi offerto questa incredibile opportunità, perché mi ha permesso non solo di crescere gestendomi in modo autonomo ma anche di abbattere quegli stereotipi che spesso si hanno nei confronti dei vari popoli e di comprendere che al di là dell’affascinante diversità culturale di ogni Paese, si trovano ragazzi uguali a me, con gli stessi interessi e le stesse passioni.

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