Il 9 di Luglio con i Lions ho intrapreso questa indimenticabile esperienza.Una vacanza che lascia un segno indelebile dentro di me, al mio ritorno mi sono fermato a riflettere e mi sono accorto che si, questo scambio culturale mi ha profondamente cambiato. Tre settimane in Brasile sono il sogno di tutti. Mare, sole, spiagge e tante feste.
Bene la mia permanenza non ha niente a che vedere con tutto ciò, fatta eccezione per l'ultimo punto.
Il Brasile conosce l'inverno ma noi, stereotipando, non conosciamo il Brasile.
Sono approdato a Porto Alegre tremando.
Non c'era romantica emozione in questo gesto, bensì un inaspettato freddo.
Ho raggiunto Lajeado in compagnia di quella che per 14 giorni sarebbe stata la mia famiglia.
Lì avrei passato il fantomatico periodo delle host families.
La prima cosa che ho potuto constatare è che il calore di un paese è dato dai suoi abitanti e non dalle alte temperature.
I brasiliani si sono rivelati un popolo speciale e se oggi dovessi consigliare una meta qualsiasi non avrei dubbio alcuno.
Sono state giornate intense, dove ho potuto respirare la cultura del paese ogni singolo attimo. Sono stato allo stadio di Porto Alegre, ho degustato vini ed altre cose meravigliose.Posso accennare soltanto che le principali attrazioni sono risultate al livello naturale e culturale. Non vado oltre perché forse non basterebbe un romanzo per descrivere il Rio Grande Do Sul( così si chiama la regione che ho avuto il piacere di vedere).
In Brasile si balla e si fa festa. Questi sono pilastri portanti della società e lo si avverte andando per via, nei volti delle persone, distese, rilassate, mai scortesi.
Mi sono sentito a casa e il giorno che ho chiuso la porta di quella lussuosa abitazione per dirigermi al camp ho avuto un sentore. Non sarebbe stata l'ultima volta, nel mio cuore sentivo che sarei tornato. Non so se accadrà, sicuramente farò il possibile, poiché grazie a questa possibilità messa a disposizione dai Lions ho sentito per la prima volta di non appartenere più soltanto all'Italia.
È iniziata così l'esperienza del camp.
Unica pecca la durata. Come fare a conoscere 46 ragazzi di 15 diverse nazionalità in soli 8 giorni?
Per quanto concerne tutto il resto non saprei da che cosa partire. Il campo internazionale è stato un flusso senza fine, un susseguirsi di emozioni.
Abbiamo scoperto che in quella regione vi abita un cospicuo numero di immigrati veneti di seconda o terza generazione ancora molto legati alla terra natia. Così con i miei connazionali ho potuto conoscere sindaci, autorità e salire su numerosi palchi per cantare, ballare e far festa in mezzo a questo melting pot culturale.
Come potrei trascurare la convivenza con ragazzi provenienti da paesi apparentemente così lontani ma nel contempo così vicini? Per spiegarvela mi limito a dire che Il giorno della partenza ho sentito il vuoto dentro di me. Il terreno mi è franato sotto ai piedi. Ho capito quanto amassi quel posto, quei ragazzi, quella gente.
Non mi resta che guardare le foto scattate nella gioia di quei momenti. E si sa, come scrisse Dante Alighieri:"Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria". E sono sicuro che posso urlarlo a pieni polmoni:
Questa esperienza è stata cosi felice che tutto il resto è noia e "miseria".