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ITALIA: what else?

56. Cinquantasei è il numero delle cose nuove che ho sperimentato in Australia.
Toccare uno squalo, nutrire dei canguri e sedersi in riva all’oceano ad aspettare l’alba sono soltanto alcune di queste.Tutto è cominciato con un volo sfiancante durato quasi un giorno intero che mi ha portata a Melbourne, città ricca e vivace, dai colori sorprendenti e dalla calda accoglienza.

Da Melbourne la mia host family ha portato me e Katariina, la ragazza finlandese con cui ho condiviso questa esperienza, in un paesino sperduto nell’immensa campagna del Victoria.
Le prime due settimane sono volate tra lezioni di cucina tradizionale australiana, uscite in compagnia dei ragazzi del paese e lunghe camminate alla ricerca dei numerosi canguri presenti in zona; abbiamo trascorso una giornata tra gli spettacolari faraglioni della Great Ocean Road, la strada panoramica più bella al mondo, giocato a netball e AFL, due sport di cui non avevo nemmeno sentito parlare prima, coccolato un koala e dato da mangiare ai canguri.

 

La famiglia non aveva figli in casa, ma ciò non gli ha impedito di trattarci come tali, anzi. Al momento dei saluti infatti mi sono accorta che si era instaurato un legame affettivo ben più profondo di quanto credessi possibile, e non sono mancati abbracci calorosi e persino qualche lacrimuccia.

La settimana al campo è stata pura magia.

La tensione dell’istante in cui trentadue ragazzi da tutto il mondo si ritrovano nella stessa stanza è stata spazzata via dalla curiosità uno nei confronti dell’altro, dalle passioni in comune o semplicemente dalla voglia di stringere nuove amicizie. Lo staff ha saputo incoraggiare e supportare questi rapporti al meglio, dividendoci in squadre per aiutare nella gestione dei pasti, obbligandoci a cenare sempre accanto a persone diverse, ma soprattutto organizzando attività che unissero sempre di più il gruppo. Tra queste sicuramente le lezioni di surf, il canottaggio e i tornei di ping pong tenuti nel tempo libero.

Il programma del “Camp Koala” è stato intenso e sfiancante, tra cacce al tesoro in bicicletta, uscite in barca e giochi di squadra, ma il tutto si svolgeva sempre tra risate e scherzi, ed al momento di andare a dormire la stanchezza era sempre sopraffatta da soddisfazione e felicità.

Ciò che più mi è rimasto impresso di questa settimana è stata l’importanza data alla semplicità, al canto di un pappagallo, allo sport in compagnia ed alla bellezza di un tramonto in riva all’oceano. Mi sono scoperta a sorridere sempre più spesso, ho cominciato ad apprezzare di più i piccoli gesti e credo che sia questo il lato davvero fondamentale di un viaggio.

Con questo spirito ho preso un aereo per Newcastle, pronta a vivere pienamente l’ultima settimana in una famiglia che si è rivelata spettacolare. Tre persone stupende mi hanno accolta in casa loro e fatta sentire immediatamente parte del gruppo.

Nei primi giorni ho realizzato di trovarmi in una delle zone più suggestive e turistiche di tutta l’Australia; spiagge tropicali si susseguivano una dietro l’altra a creare l’habitat naturale dei surfisti, mentre abitazioni dispendiose e viali alberati riempivano lo sguardo.

Abbiamo fatto una gita in barca per osservare le balene, siamo stati a cavallo lungo la spiaggia, e gli ultimi due giorni sono stata a Sydney con la mia host mom, un’esperienza che rifarei ad occhi chiusi.

Mi sono trovata in un ambiente molto diverso da quello a cui sono abituata, ma senza dubbio di altrettanto valore; una cultura antica e ricca di simbolismi, dove il contatto con la natura e l’accoglienza sono ancora alla base di tutto; un popolo gentile e sorridente, sempre disponibile all’aiuto ed all’ascolto.

Penso che la cosa più importante di tutto il viaggio sia stato riscoprire di potermi fidare del mio istinto, e sono molto grata per tutto ciò.

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