Un viaggio speciale. Un viaggio diverso da qualsiasi altro abbia mai vissuto in precedenza.
Più lontano sicuramente, ma non solo per ragioni geografiche. Un viaggio in una terra dai paesaggi incredibili, dalla storia recente, dagli animali più originali che si possano immaginare e dal territorio vastissimo.
La partenza di quest’avventura risale ad una sera di luglio in cui mi apprestavo, assieme ad altri ragazzi italiani, ad affrontare un lungo viaggio in aereo in direzione Sydney con scalo ad Abu Dhabi. L’inizio vero e proprio risulta tuttavia essere 25 ore più tardi e 16500 chilometri più a sud-est.
La prima impressione che ho avuto dell’Australia proviene dal viaggio in treno effettuato verso Newcastle, città della costa orientale che costituiva la vera meta della mia esperienza. Ricordo soprattutto l’immensità degli spazi, gli occhi perdersi all’orizzonte alla ricerca di una barriera che limitasse tanta vastità cui in Europa non siamo certamente abituati, o ancora gli innumerevoli gum trees e i canguri riposarsi tranquilli all’ombra dei cespugli.
Ho trascorso le prime tre settimane come ospite presso tre diverse famiglie, nelle prime due delle quali sono stato assieme ad un altro ragazzo italiano che avrei poi ritrovato nuovamente l’ultima settimana al Camp e con cui è nato un vero rapporto di amicizia.
Cambiare tante famiglie in poco tempo mi è parsa un’opportunità significativa; in questo modo, infatti, ho potuto conoscere lo stile di vita australiano sotto diverse sfaccettature e immergermi completamente nella loro mentalità. Posso dire di avere imparato molto dell’Australia da quelle tre settimane, come la tradizione del barbecue o l’usanza del vegemite a colazione, l’amore per la tranquillità e gli spazi poco affollati. In tutti e tre i casi ho inoltre incontrato persone estremamente disponibili a portarmi a visitare quanto di più caratteristico attraverso tutto il New South Wales, dalle lunghissime spiagge alle sponde del Lake Macquarie, dalle dune di sabbia di Anna Bay alle vie di Sydney, la metropoli più famosa dell’intero continente oceanico.
Anche le attività che ho svolto sono state uniche e incredibili: fare surf nell’Oceano Pacifico, abbracciare i koala, salire su u n traghetto per il whale whatching, l’avvistamento delle balene, camminare in mezzo ai canguri, improvvisarsi pittori aborigeni. Il periodo trascorso in famiglia è stato davvero piacevole ed interessante ed è letteralmente volato via senza che quasi me ne rendessi conto, la via migliore per conoscere la vera cultura di un popolo e di immergersi nella loro realtà!
Tuttavia non potrei mai affermare che la settimana di Camp sia stata meno entusiasmante.
Quella del Campo, infatti, è un’esperienza fantastica per il semplice fatto di trovarsi immersi in un gruppo di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, da ogni continente, da Stati tanto diversi gli uni dagli altri.
Bastano veramente pochi minuti per conoscersi e fare amicizia: si entra subito in sintonia e, per quanto tutto accada in modo naturale, senza quasi accorgersene, se ci si ferma un attimo a riflettere non si può non rimanere sorpresi da ciò: cosa possono avere in comune americani, giapponesi, italiani e israeliani? Forse all’apparenza nulla, ma nella realtà molto più di quanto si sia portati a credere.
Questa è senza alcun dubbio la parte migliore del Camp e che viene sempre giustamente proposta come uno dei cardini su cui si basano gli scambi giovanili dei Lions.
Per poi entrare nello specifico, il Camp cui io ho preso parte, chiamato Kookaburra, è stato veramente divertente. La location è situata sulle sponde del Lake Macquarie, il più grande lago salato dell’emisfero meridionale, immerso nella natura australiana.
Un minimo di adattamento all’inizio è stato necessario: camere molto essenziali, turni per lavare i piatti dopo i pasti e coperte per ripararsi dall’inverno australiano che, pur non essendo particolarmente rigido, richiede comunque di attrezzarsi un minimo per affrontarlo. Tuttavia, trascorsa la prima notte, sembrava di essere a casa e il programma del Camp ha sicuramente contribuito ad accrescere il nostro interesse. In una settimana abbiamo infatti avuto modo di nuotare tra le incredibili onde dell’Oceano, di incontrare alcuni aborigeni e imparare qualcosa sulla loro enorme storia e cultura, di visitare l’Australian Reptile Park, di vedere i luoghi più simbolici di Sydney, quali l’Harbour Birdge, l’Opera House, Darling Harbour e Bondi Beach.
Questo viaggio è stata un’esperienza unica che mi ha permesso di entrare veramente in contatto con un’altra cultura e di realizzare un mio sogno, quello di visitare un Paese così affascinante e lontano dal luogo in cui viviamo come l’Australia.
Non posso fare altro che consigliarlo a tutti, assicurando che non avrete mai motivo di pentirvi della vostra scelta!