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ITALIA: what else?

26 giugno – 16 luglio, ventuno giorni.
Ventuno giorni magnifici, ventuno giorni sensazionali, da togliere il fiato, ventuno giorni di risate, di battute, di scherzi, ventuno giorni di fatica e condivisione, di impegno e sorrisi, ventuno giorni in Estonia.
L’Estonia non è esattamente una delle mete turistiche più gettonate tra i Paesi nordici, è un Paese piccolo, con pochissimi abitanti (Milano ne ha di più!), ma si sa nella botte piccola c’è il vino buono! E il vino di quelle settimane era puro nettare.

Pronti via, l’agitazione, l’emozione, l’ansia del non sapere esattamente cosa trovare, di non sapere come possa essere la famiglia; tutto è sparito nel momento in cui mi sono trovato dinanzi il sorriso della mia host mum, venuta a prendermi all’aeroporto. La mia host family era composta da sei persone, era veramente molto numerosa! C’erano la mia host mum, il mio host dad, due host sisters e due host brothers gemelli, tutti più o meno della mia età!
La famiglia inoltre ha accolto me e un altro ragazzo turco Dogac, e tutti insieme abbiamo visitato alcuni posti veramente unici : prima fra tutti la città di Tallinn, un gioiello, una perla che lo scorrere dei secoli sembra non aver colpito, poi il mare e le immense pinete che lo circondano, abbiamo visto la meravigliosa palude di Shrek, ma non abbiamo avuto la fortuna di vedere l’orco!
I dieci giorni in famiglia sono stati davvero meravigliosi, ogni giorno avevamo qualcosa di organizzato, pur rispettando i nostri tempi e i nostri spazi, era davvero bello parlare con tutti di tutto, dal cibo alle tradizioni, dal mare alle montagne (in Estonia non esistono montagne), dalla politica alla storia, parlavamo persino l’uno la lingua degli altri: io cercavo di imparare l’estone e loro volevano imparare un po’ di italiano, è stato davvero bello!
Era bello e stimolante parlare soprattutto con la mia host mum Triin e la mia host sister Teele, tutti in famiglia avevano uno spiccato senso dell’umorismo che molto spesso diveniva vero e proprio sarcasmo.
I dieci giorni in famiglia sono davvero volati ed è giunto il momento del campo.
Prima esperienza Lions, avevo letto diversi report e ascoltato alcuni ragazzi che avevano già avuto esperienze e tutti erano concordi sul dire che sarebbe stata un’esperienza unica. Da scettico quale sono, ero convinto che sarebbe stato indubbiamente bello, ma sicuramente non unico! Devo riconoscere di essere assolutamente in errore. L’esperienza del campo non solo è stata formidabile, magnifica, stupenda e unica, ma è stata anche la parte migliore del mio viaggio: ho potuto conoscere la cultura di ben venti Paesi da tutto il mondo, sfatare alcuni miti e luoghi comuni, ho potuto stringere forti amicizie, legami indissolubili con ragazzi e ragazze miei coetanei con cui ho condiviso dei giorni che difficilmente potranno essere dimenticati!
L’organizzazione del campo era perfetta, i camp leaders unici, ogni giorno c’erano attività diverse, senza perdere di vista il motto dei Lions “We serve”, abbiamo infatti trascorso un giorno in un campo di un orfanotrofio dove abbiamo giocato e vissuto a fianco di ragazzi che hanno perso i genitori o che comunque non erano in grado di prendersene cura, abbiamo riso, scherzato, mangiato, nuotato in un lago lì vicino e abbiamo capito la vera essenza dell’essere Lions : aiutare il prossimo.
Due parole per descrivere l’Estonia sono VERDE, perché ovunque si rivolga lo sguardo attorno a sé si notano incontaminate e infinite distese di verde e di natura, meraviglioso, e SORRISO, perché ovunque si vada sempre e comunque si viene accolti da un enorme sorriso a trentadue denti che non solo ti fa sentire a casa, ma ti fa sentire soprattutto accolto a braccia aperte.