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ITALIA: what else?

Quando mi sono iscritta al concorso a scuola, non avrei mai creduto di poter vincere un primo posto. Forse perché non ne ho mai vinto uno, forse perché pensavo che qualche studente del linguistico ce l'avrebbe fatta sicuramente meglio di me.
Eppure, qualche mese dopo, la prof responsabile del progetto mi ha incontrato sulle scale dicendomi: “you go!” e finchè non è stato giugno ho faticato a credere all'idea di andare in Finlandia.
Perchè la Finlandia? Nelle mie preferenze c'erano Finlandia, Svezia e Norvegia: volevo vedere la “grande natura”, quella “wilderness” che tanto amano i poeti inglesi ed americani in particolare. Quella che noi abbiamo,ma in modo radicalmente diverso.

Così sono partita con questa curiosità, e con l'idea di capire se le popolazioni nordiche sono effettivamente più “fredde” caratterialmente di noi mediterranei.
Ad Helsinki ho incontrato le altre quattro ragazze italiane che sarebbero state nel mio stesso camp, e dopo un'attesa di nove interminabili ore siamo salite sull'aereo per Kokkola, dove ci aspettavano le nostre famiglie.
Alle due di mattina, guidando verso casa (a Nivala, un centinaio di km da Kokkola) mia madre mi ha detto, indicando il cielo “questo è il momento più buio della notte ora”. Subito è stato uno shock, soprattutto perché le prime sere andavo a letto solo a causa dell'orologio: non mi sentivo stanca, non vedevo buio fuori, era abbastanza disorientante! In famiglia mi hanno subito messo a mio agio dicendomi di fare come se fossi a casa mia, ed effettivamente è sempre stato così. I finlandesi mangiano a strani orari (8/9- 13/15- 18/20) e spesso e volentieri ho saltato qualche pasto (per loro il caffè e pasticcini delle 12 è un pranzo e non l'ho capito se non dopo una settimana e mezzo), ma tra scorte di cibo da casa e qualcosa dal frigo, me la sono cavata. Le prime sere in famiglia sono state ricche di saune e amici di Marjaana, la mia sorella maggiore, da conoscere: abbiamo passato molto tempo insieme, anche solo chiacchierando davanti ad una tazza di tè fumante o andando a passeggiare.
La casa era in periferia, in aperta campagna, con vicino altre case finlandesi tutte nello stesso stile architettonico e con solo qualche modifica in fatto di colore; i cieli e gli alberi e i prati erano di un azzurro e un verde limpidi, gli alberi tutti uguali, il terreno pianeggiante. Tutto estremamente pacifico. Ora che ci ripenso provo quasi un po' di nostalgia: vivendo vicino al centro città non ho mai avuto la sensazione di essere circondata dal verde, nonostante Reggio Emilia e dintorni siano molto verdi. Ricordo di essermi persino annoiata alcuni giorni, sempre leggendo o andando a passeggiare intorno casa da sola (mia sorella Riikka, la minore, lavorava), ma è stata una dimensione nuova e sconosciuta poiché la vita a casa è sempre piena di moltissime cose, persone, eventi: cambiare ambiente mi ha aiutato a pensare, ad apprezzare ciò che avevo attorno.
Non crediate però che mi sia solo annoiata, anzi!! Alcuni dei più bei ricordi che ho sono le partite di basket nel campetto davanti la scuola, io che non sono per niente brava negli sport con la palla sono riuscita a divertirmi moltissimo, la gita a Kalajoki, una spiaggia dove si vede particolarmente l'innalzamento della placca scandinava, la grigliata nel bosco, le merende con le amiche e le volte in cui abbiamo tentato di cucinare.
Un pomeriggio ci siamo dedicate a fare dei sushi di frutta (buonissimi!), per poi rilassarci giocando a carte insieme e andando nella sauna e in questa piscina esterna riscaldata dove si va dopo essere usciti dalla sauna e viceversa. La cultura della sauna è davvero importante in Finlandia! Tutti ne hanno una e la usano moltissimo: per rilassarsi, socializzare e stare insieme. Stare insieme in Finlandia significa anche solo stare nella stessa stanza, ognuno facendo cose diverse, sapendo che l'altra persona c'è. Ho avuto questa conversazione più volte con mia madre e mi ha spiegato che il popolo finlandese è onesto, ma anche taciturno: precisamente mi ha detto che “i finlandesi non riempiono il silenzio dicendo cose casuali se non hanno nulla da dire, semplicemente tacciono”; ho apprezzato molto questa qualità, benchè all'inizio la trovassi un po' strana. Tornando un momento al cibo... avevo portato loro una punta di Parmigiano Reggiano, e mi ha stupito che la trovassero troppo salata (ho capito poi che il cibo in finlandia è molto dolce o comunque non ha sapori forti), quindi il mio ultimo giorno ho cucinato un risotto al parmigiano e miele (super ricetta della nonna) per addolcirlo un poco. Una cosa molto divertente è stata anche sentirsi dire che “Finnish pizza is better than Italian pizza”: non voglio suonare eccessivamente patriottica, ma la pizza originale è molto diversa dalle altre fatte nel mondo; ho cucinato quindi anche la pizza (non quella da pizzeria, ma quella alta che si fa in casa) e le due teglie sono finite in pochissimo tempo. La mia ultima sera siamo uscite con le amiche di Marjaana e siamo andate a fare il bagno di notte in un piccolo lago: acqua gelata!!!
La stessa cosa è successa quando siamo andati al cottage estivo dei loro cugini, abbiamo fatto la sauna e subito dopo il bagno nel lago: lo shock termico è davvero notevole, ma anche piacevole e rigenerante. Una dele cose più difficili, in conclusione, è stata la lingua. Non l'inglese certamente, ma la comunicazione con le amiche e i parenti più anziani: spesso non si sentivano abbastanza capaci di parlare inglese e così si isolavano parlando finlandese. Fortunatamente una ragazza del posto aveva fatto per un anno uno scambio interculturale in Italia, e parlava con me insegnandomi alcune parole e traducendo quello che gli altri volevano dirmi. Sono persino finita sul giornale locale per un'intervista riguardante gli scambi culturali, e in quell'occasione ho conosciuto una delle mie future compagne di cottage al camp, Mallory dalla Virginia.
Il giorno in cui siamo partite per andare al campo è stato ovviamente molto triste, ma appena arrivate là (siamo andate insieme Mallory, io e un'altra ragazza da Hannover, Annika) abbiamo cominciato a conoscere persone e ambientarci. Il giorno seguente abbiamo fatto qualche gioco per romper il ghiaccio, infine sauna e partita a beach volley. Il nostro camp era su un piccolo golfo sabbioso, quindi potevamo anche accendere un falò la sera, fare il bagno e giocare sulla sabbia. il giorno seguente abbiamo visitato molti posti e provato nuove attività: lo stand-up paddling, camminare nella foresta finlandese (non andateci MAI senza spray anti-insetti!), andare in barca sul golfo e tuffarsi dalla barca.. Il secondo giorno abbiamo visitato la cittadina di Kokkola, mentre il terzo siamo andati a Kalajoki e ci siamo avventurati su de percorsi di corde sospese. Premettendo che ho paura del vuoto e che sono allo stesso tempo molto testarda, ho deciso di provare comunque: su un percorso ho quasi avuto un attacco di panico, ma un ragazzo francese (Nabil) mi ha aiutato urlandomi “go Lucia! You can do it!” così ho finito e, sempre perché non riuscivo proprio a rassegnarmi al mio limite, ne ho provati altri quattro (facili). Il terzo giorno ci siamo dedicati all'arte ambientale e al canottaggio, e per poco Annika e io non ci siamo ribaltate! Tutte le sere avevamo tempo libero, quindi molto tempo per socializzare, e ho davvero fatto amicizia con persone da tutto il mondo: Mallory, Annika, Mariagiovanna da Reggio Calabria, Nikki dalla Bulgaria, Anna dall'Austria, Anna da Brescia, Sachiho dal Giappone... abbiamo anche spesso parlato di temi importanti, attualità, politica, idee: parlare con loro mi ha aiutato anche a capire che nonostante siamo da paesi diversi, nati e cresciuti in diverse realtà, cooperare per il bene è possibile! Vorrei scrivere ancora pagine e pagine raccontando tutti i dettagli di questa esperienza, ma non voglio annoiare nessuno ulteriormente quindi concludo con queste riflessioni.
Un giorno, mia madre e io abbiamo avuto una conversazione sul “parenting”, cioè sul modo di educare i figli: i finlandesi sono liberi, genitori non oppressivi né costrittivi che lasciano ai figli lo spazio per crescere come vogliono, ovviamente con qualche punto fermo. La mia mamma (e intendo qui in senso biologico) si è comportata così con me e credo questo mi abbia davvero aiutato fino ad ora. Mia madre Sari mi ha quindi detto “my opinion is, life carries you”, la vita ti porta. Condivido davvero appieno questa idea.
Un'altra frase che mi è rimasta impressa è stata quella di Annika, che mi ha detto “it's like we've known for longer than this” mentre stavamo chiacchierando una sera sedute sul tappeto del nostro cottage. Al camp tutti erano socievoli, non ti giudicavano, ti spronavano ad essere te stesso con tutte le stranezze che ognuno ha: penso sia questo il modo migliore per sentirsi famiglia, per sentirsi insieme a proprio agio.
Penso infine che dovremmo stare di più a contatto con la natura, ricercando uno stile di vita più semplice, pulito ed onesto: come diceva Alex Supertramp di Into the Wild, “Happiness is real only when shared” e credo sia il modo più “caldo” di rapportarsi con qualcuno, condividere noi stessi e ciò che siamo senza temere il giudizio degli altri. Certo è difficile, ma una volta tornata a casa ho chiuso queste tre bellissime settimane in un angolo caldo del mio cuore.