Viaggiare permette di scoprire posti nuovi, vedere il mondo nelle sue diverse espressioni, conoscere persone e le loro storie, sapendo che ognuno di loro ha qualcosa di nuovo da insegnarti.
Quando il Lions club mi ha comunicato la possibilità di partire per l'Indonesia la gioia è stata incontenibile! Sapevo che ad aspettarmi c'era un'esperienza unica, ma le mie già alte aspettative non si sono dimostrate all'altezza di ciò che avrei avuto la fortuna di vivere! Il programma di viaggio era intenso: ben cinque città dell'isola di Java attendevano me e la giovane ciurma di tedeschi, polacchi, olandesi, russi, turchi e...altri tre italiani .
Così, il 23 luglio mi sono ritrovato a Fiumicino, emozionato ma carico. Mi aspettavano 24 ore di viaggio di cui 16 di volo. Arrivato nel nuovo continente, sono stato accolto come un figlio che tornava da un lungo viaggio e tra abbracci e foto sono stato accompagnato presso la mia prima famiglia ospitante. Era passata poco più di un'ora da quando avevo per la prima volta messo il piede su quella terra così nuova e lontana dalla mia...che già mi sentivo a casa! Sono bastate poche visite in giro per la città di Jakarta per avvertire il fascino di quel nuovo mondo e realizzare che avrei dovuto cambiare lenti per assaporare appieno la mia avventura indonesiana. Novità più eclatante ai miei occhi è stato l'abissale divario tra abbienti e indigenti.
Mi ha colpito il fatto che noi giravamo con l'autista di famiglia mentre ai margini della strada c'erano baracche sul cui uscio si vendeva del cibo locale per guadagnare qualche soldo.
Alla vigilia del quinto giorno a Jakarta, siamo partiti per Wonosobo, "villaggio" di 500.000 abitanti, circondato da 3 montagne, situato nel centro dell' isola di Java. Li abbiamo ricevuto un'accoglienza calorosissima, ad aspettarci c'erano più di 50 persone tra cui dei bambini sordomuti, nonché ballerini e musicisti che ci hanno salutato con le loro danze locali e poi ci hanno fatto conoscere e suonare i loro tipici strumenti musicali.
Abbiamo passato insieme una meravigliosa serata, che si è conclusa con la notizia che l'indomani ci saremmo dovuti alzare alle 2.30 per scalare una montagna e vedere da lì l'alba alle 6.00!!!! WOW, ci voleva il Youth Exchange Program per questi colpi di vita! Allora, carichi come non mai (e quasi insonni!), scaliamo la montagna per raggiungere uno dei panorami più suggestivi che abbia mai visto. Ma non era finita! Poche ore dopo, iniziamo la discesa e ci dirigiamo verso un piccolo cratere ancora attivo, poi verso dei templi induisti risalenti a metà del settimo secolo, un enorme lago e ancora una fabbrica di tè, che solitamente non è accessibile a nessun tipo di pubblico, neanche indonesiano.
In un solo giorno abbiamo visto tante di quelle cose che mai mi son sentito così vivo!
Ma l'esperienza più toccante di questo viaggio doveva ancora giungere! L'indomani ci siamo preparati per una delle esperienze più intense e belle che abbia mai fatto in vita mia.
Si trattava di una cerimonia (Hair Cutting ceremony of Dieng Tribe) che consisteva nel tagliare i capelli a delle bambine per purificare la loro anima. Ci hanno dato i vestiti tradizionali e ci hanno fatto accomodare in prima fila. Noi non avevamo ancora capito l'importanza dell'evento, erano presenti ministri, giornalisti, ballerini, musicisti e tanti tanti fotografi per immortalare ogni singolo istante. Ora, non so bene il perché, hanno deciso che quel giorno a tagliare i capelli delle bambine non sarebbero stati i monaci, così come vuole la tradizione, ma noi, sì, proprio noi ragazzi! Così, un po' indecisi sul da farsi, ci siamo diretti verso questo piccolo altare decorato con piante e fiori, e, intimoriti, abbiamo iniziato a tagliare i capelli alle bambine. Dopodiché, ci siamo diretti giù verso il lago, dove con una zattera abbiamo raggiunto la parte centrale per lasciare i capelli galleggiare lì, con petali e fiori.
Questa è stata certo l'esperienza per me più emozionante della mia esperienza in Indonesia, ma non verranno facilmente ossidati i ricordi del più grande tempio buddhista al mondo, dei templi induisti di Prambanan e della nostra foto sul giornale locale di Wonosobo!
L'Indonesia si è mostrata come un posto unico al mondo dove arte, religione, storia e cultura si fondono in un'unica bellezza. E dove ho assaporato appieno il sapore di una vita diversa e ricca di sorprese, che mi ha consentito di prendere parte ad esperienze, riti e tradizioni.
Quando in aula studio seppi della possibilità di andare in Indonesia non mi sarei mai immaginato tanto!
Viaggiare per conoscere, capire, imparare. Viaggiare per vivere.
Non ci sono parole sufficienti per ringraziare il Lions in particolare la dott.ssa Stefania Trovato, il dott. Mario Nicoloso e tutti i volontari che si dedicano a questo service che lascia nel cuore e nella memoria dei ragazzi qualcosa di indelebile.
Allora provo a ringraziarvi nella lingua a cui sono stato più vicino quest'estate: matur nuwun! [grazie di cuore!]