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ITALIA: what else?

L’esperienza che quest’estate ho avuto modo di fare è stata fantastica, mi ha permesso di incontrare ragazzi che provengono da tutto il mondo e di condividere con loro le emozioni, i momenti positivi e quelli un po’ meno e di scoprire moltissime cose nuove.
Sono partita dall’Italia il 23 luglio 2016 per giungere all’aeroporto di Praga dove ho incontrato subito un caro amico della mia host family.
Il viaggio di andata è andato complessivamente bene, nonostante qualche piccolo ritardo del primo volo da Milano a Francoforte.
Il giorno della partenza ero piuttosto emozionata di partire e speravo vivamente di incontrare delle persone con cui mi sarei trovata a mio agio.
A Praga ho incontrato anche un’altra ragazza proveniente dalla Danimarca che la settimana successiva avrebbe condiviso con me le esperienze al camp in Slovacchia.
Abbiamo preso il bus e siamo arrivati a casa piuttosto tardi.

Quando sono giunta a casa ho incontrato la mia host family, che mi ha subito accolta e mi ha fatta sentire come parte della loro famiglia già dal primo giorno.  
In famiglia c’era la mamma, il papà e tre figli. Tutti i membri della famiglia erano simpaticissimi e si sono mostrati molto interessati a me e a ciò che avrei voluto visitare nella loro città.
Con loro ho visitato la città di Krnov, dove vivevano, Ostrava e Opava. Sono città molto caratteristiche e ci sono moltissimi monumenti, chiese e castelli da vedere.
Spesso ho visitato questi posti con la ragazza proveniente dalla Danimarca che ho incontrato all’aeroporto, dato che era stata ospitata da un’altra famiglia che viveva vicina a noi e i genitori erano amici molto stretti.
Ci siamo divertite moltissimo durante la prima settimana con le nostre famiglie e il momento più bello è stato senz’altro l’ultima sera dove entrambe le famiglie mi hanno chiesto di cucinare la pasta per una cena tipica italiana e dove abbiamo mangiato insieme in compagnia, cantando e organizzando anche dei giochi.

E’ stato difficile lasciare la mia famiglia dopo una settimana insieme, ma purtroppo dovevo partire per giungere al camp in Slovacchia dove mi aspettavano altre due settimane piene di avventure.
Al camp ho incontrato una ventina di ragazzi provenienti da tutti i Paesi del mondo.
Alcuni li conoscevo già perché li avevo già incontrati un pomeriggio della prima settimana in occasione di una festa organizzata nel grande giardino di un’altra host family che viveva vicina alla mia.


Ho subito iniziato a parlare con tutti i ragazzi per poterli conoscere meglio. All’inizio ho avuto qualche piccolo problema con l’inglese dato che alcuni ragazzi lo parlavano molto velocemente e faticavo un po’ per capire quello che mi stavano dicendo.
Col passare dei giorni però tutto è diventato più facile.
In generale cercavo di stare un po’ con tutti anche se ho legato maggiormente con un gruppetto di ragazze e con alcuni ragazzi italiani.
Nel corso delle due settimane abbiamo visitato diversi posti, la stupenda città di Bratislava, castelli, chiese e monumenti. Abbiamo anche fatto una camminata in mezzo alla natura chiacchierando allegramente tra di noi.
Ho avuto anche modo di provare dei piatti tipici slovacchi e di mangiare alimenti diversi.
Ho apprezzato la cucina slovacca anche se devo ammettere che a noi italiani mancava molto la nostra pasta e la nostra pizza.
Abbiamo avuto modo di organizzare dei barbecue e una sera è stata organizzata anche una festa in maschera dove abbiamo ballato insieme e ci siamo divertiti molto.

L’unico punto negativo di questa esperienza è stata l’organizzazione generale. Il programma spesso non veniva rispettato e le attività venivano modificate da un momento all’altro o addirittura annullate. I ragazzi del camp si lamentavamo con i leader del fatto che non sapevamo mai cosa dovevamo fare e come ci dovevamo comportare.
Complessivamente però devo dire che l’esperienza è stata molto bella e mi ha permesso di crescere molto, di essere più indipendente e di scoprire posti nuovi che non avevo mai visto prima.
Non è stato facile salutare gli altri ragazzi del camp il giorno in cui dovevo partire per tornare in Italia. Quel giorno nell’aria si respirava una certa malinconia e le lacrime non sono mancate.
Il viaggio di ritorno è stato molto tranquillo e la cosa positiva che mi rendeva felice in quel momento è stato il fatto che avrei incontrato presto i miei vecchi amici che non vedevo da tre settimane.
Ancora oggi sono in contatto con alcuni ragazzi del camp e mi rende felice il fatto che un giorno, molto probabilmente, ci incontreremo ancora.

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