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ITALIA: what else?

Quando i miei genitori mi proposero di partecipare al programma di scambio LIONS 2011, la mia prima reazione non fu molto entusiastica, perché pensavo alle tre settimane che avrei trascorso in un paese sconosciuto, di fede mussulmana, per di più d’estate.
L’idea di partire da solo, dover lasciare gli amici con cui trascorrevo l’estate, magari per ritrovarmi ad annoiarmi senza poter tornare indietro, mi rattristava.
Ebbene mi sbagliavo, ma alla grande!
Il giorno della mia partenza i miei genitori mi hanno accompagnato all’aeroporto insieme a Nik, il ragazzo indiano che era, sempre con gli scambi Lions, ospite dal giorno prima a casa mia.

In aeroporto conobbi subito un altro ragazzo di Trento che era anche lui in partenza con gli scambi Lions. Ci siano riconosciuti dalla stessa maglia Lions che indossavamo.
Abbiamo fatto il viaggio insieme, poi le nostre strade si sono separate. Io andavo ad Istanbul, lui ad Ankara.
Giunto all’aeroporto sono stato accolto con entusiasmo dalla famiglia che mi ospitava. C’era la mamma ed i figli di 14 e 12 anni (il padre era sempre fuori per lavoro).
Ho trascorso la mia prima settimana in Turchia a casa loro, coccolato, ma senza alcun condizionamento né soffocamento.
Erano gentilissimi.
Ogni giorno mi hanno proposto la visita di un museo, di un monumento o un giro per la città, per poi finire sempre in ristoranti di alto livello. Ovviamente la mia sete di curiosità non mi ha mai fatto declinare un invito, anche perché Istanbul non è solo bella, è bellissima.
Abbiamo visitato tutti i luoghi più belli della città, dal museo Topkapi alla Moschea Blu, dal Gran Bazar alla gita sul Bosforo, per poi tornare la sera a casa per un buon bagno ristoratore nella piscina della loro casa.
Non ho mai sentito alcuna nostalgia di casa, mi hanno fatto sentire come a casa mia.
Certamente mi sono dovuto confrontare con una mentalità diversa ma proprio questo aspetto mi ha stimolato e, con il passare dei giorni, sempre più intrigato.
Il mio inglese, impacciato il primo giorno come un motorino appena acceso, con mia grande sorpresa si è fatto sempre più fluente e spigliato.
Al termine della settimana in famiglia ho conosciuto gli altri ragazzi Lions, 4 ragazzi (di cui 2 italiani) e 18 ragazze  (di cui due italiane) provenienti da tutto il mondo, dalla Norvegia al Messico, dalla Polonia  alla Danimarca. Gli amici Turchi ci hanno portato in giro per la Turchia per una settimana in autobus, per visitare i luoghi storici e turistici, da Troia ad Efeso, dalla Costa Turchese ad Antalya. Bellissimo.
L’armonia che si è creata tra noi ragazzi è stata magica, una grande armonia, mai un litigio.
Il mio cervello, poi, cominciava a ragionare in inglese (me ne sono reso conto solo al mio rientro in Italia) e parlavamo in inglese anche quando era eravamo tra italiani per non essere scortesi con gli altri ragazzi.
La terza settimana siamo stati ospiti in un Camp a pochi chilometri da Istanbul, sempre con i ragazzi del programma Lions.
Le attività che abbiamo svolto erano ogni giorno diverse e sempre stimolanti.
Abbiamo anche fatto una piccola rappresentazione teatrale, preparando le scene sempre con divertimento e leggerezza.
Quella settimana ho deciso di telefonare ai miei genitori (che sentivo ogni tanto) per un solo motivo: per ringraziarli di avermi regalato una simile esperienza.
Quando è stato il momento di tornare a casa, man mano che la nostra compagnia si assottigliava, è calata una tristezza addosso a tutti noi.
Quando sono tornato a casa avrei voluto ritornare indietro nel tempo e tornare al Camp.
Ho passato ore in Facebook a parlare con tutti gli amici che avevo conosciuto in Turchia.
Mi rendo conto ora di non avere ringraziato adeguatamente gli organizzatori di questa magnifica esperienza, italiani e turchi, che hanno reso possibile tutto questo con la loro disponibilità, ma forse mi perdoneranno. Sono sicuro che sanno di averci resi felici e di avere messo un altro mattone di quel ponte di pace che serve costruire.