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ITALIA: what else?

E’ difficile descrivere e soprattutto cercare di riassumere in una lettera le impressioni di un viaggio così ricco di significato quale è stato quello in Turchia. Si dice sempre “è impossibile tradurre a parole i propri sentimenti”. Beh, mai frase fu più azzeccata!!!
Il viaggio in Turchia è stata la mia terza esperienza di scambio all’estero. Negli scorsi anni ho visitato l’Irlanda e la Finlandia ma quest’ultima è stata sicuramente la più emozionante. Quando ripenso alle tre settimane trascorse, i ricordi che affollano la mia mente sono molteplici. 

Andando in ordine, cominciando con il periodo trascorso nella host-family, il ricordo scorre sulla solarità delle persone e sui magnifici posti che ho visitato. Ho soggiornato a Tekirdag, una città che affaccia sul mare. In questo periodo ho potuto apprezzare l’ospitalità e la cordialità della gente del luogo. Era affascinante vedere come le persone fossero così amichevoli gli uni con gli altri. Capitava ad esempio che si fermassero a parlare e scherzare, senza conoscersi, incuranti d’ogni cosa; un modo di comportarsi che sembrava non conoscesse la frenesia che invece avverto in Italia, almeno nei luoghi che frequento.
Non potrò mai dimenticare i paesaggi dell’entroterra, la luce costante sulle distese di girasoli da Tekirdag a Edirne, oppure la magnifica vista sulle colline di Sarkoy. Paesaggi che sembrano così lontani dalla vitalità e dal caos cittadino di Istanbul, ma che in realtà non distano poi così tanto da essa. Viaggiare accompagnato da gente del luogo ti aiuta ad apprezzare in maniera maggiore la terra che si visita, per questo motivo l’appoggio della famiglia è stato fondamentale nell’approccio alla comprensione della cultura. Un ringraziamento ad essa è d’obbligo visto anche la loro disponibilità nel soddisfare le nostre curiosità e interessi. Quando non potevano essere presenti c’erano sempre i loro amici a portarci in giro, tra i quali anche ragazzi universitari come me. Con essi ho discusso riguardo le somiglianze e differenze nella vita degli studenti universitari, sull’istruzione che riceviamo e comunque sulle loro abitudini in generale. La voglia di conoscenza era presente da entrambe le parti. Mi hanno aiutato a superare i pregiudizi che mi ero creato riguardo questo paese, in questo modo si è rafforzata in me l’idea che se si vuole comprendere una cosa la soluzione migliore è quella di viverla.
In generale ciò che ho apprezzato maggiormente nel loro modo di pensare è stata la compresenza di due sensazioni: da una parte un atteggiamento di apertura all’esterno ma allo stesso tempo anche una volontà della gente di mantenere le tradizioni; la compresenza del nuovo e del vecchio. Questa sensazione l’ho avvertita in particolare per quanto riguardo la politica: ho avuto la fortuna di soggiornare durante il periodo delle elezioni presidenziali e ho potuto vivere e in parte comprendere la situazione politica della nazione. Da una parte ho percepito il desiderio di voler entrare nella comunità europea, di poter usufruire dei privilegi e i vantaggi che si ottengono essendo membri della comunità europea. Dall’altro lato però ho notato pure l’orgoglio delle persone, adulti ma anche ragazzi della mia età, di appartenere ad un grande paese, un paese orgoglioso della sua cultura e delle sue tradizioni, che si sente possessore di una cultura unica, diversa dagli altri paesi, che deve essere valorizzata e non omologata a quella delle altre culture. 
Passando ora alla seconda parte del viaggio, il periodo trascorso nel campo (Bosphorus Youth Exchange Camp), rappresenta il ricordo più bello e a me più caro. Il pensiero è rivolto in particolare agli amici che vi ho trovato. Mi riferisco allo staff composto da Engin, Erel, Simge, Emrah, Bahar, Beril, Burak, Cihan Ezgi, Ozan, Pinar e Tuna, persone che grazie alla loro organizzazione hanno reso possibile questo campo! Non è corretto, secondo me, chiamarli staff poiché l’impressione che si era creata era quella che non ci fosse differenza tra loro e noi campeggiatori; a dire il vero più che una impressione è una certezza visto che sono loro stessi che mi hanno confermato questo mio pensiero. 
Per quanto riguarda i miei compagni, i ragazzi provenienti dalle altre nazioni, il sentimento che predomina è la nostalgia che provo nel ricordarli. Alcuni di essi posso considerarli veramente amici con la consapevolezza dell’importanza del termine; con la coscienza di aver trovato non semplicemente delle persone con cui aver trascorso un semplice periodo, ma persone con cui aver condiviso momenti indimenticabili; attimi che sono certo resteranno impresse nella mia memoria. Sono così tanti i ricordi che abbiamo trascorso insieme! I party che si tenevano in pratica ogni sera, le nuotate in piscina o nel Bosforo, le serate al ristorante, le visite a Sultanahmet, a Hagia Sophia, al Topkapi Palace, al Grand Bazar, i due giorni trascorsi ad Efeso e soprattutto la serata del “Talent Night”, uno spettacolo tenuto per i membri dei Lions, nel quale ognuno di noi si è esibito in una parte (il tutto è stato decisamente comico). Gli stati d’animo con cui ho vissuto questi momenti sono stati di spensieratezza e serenità. Percezioni che sono state il risultato di una presa d’atto: le diversità  tra noi ragazzi, visto la complicità che si era creata, non erano che superficiali.
Mi ricordo le parole che il coordinatore del campo, Engin, disse il primo giorno, al nostro arrivo nel campo: “siete voi stessi più che noi membri dello staff gli artefici di questa esperienza nel campo, è dal vostro stare insieme e condividere il tempo insieme che può nascere un sentimento che potrà durare negli anni”. Beh, caro Engin, il risultato penso sia altamente superato! Sono convinto che l’amicizia che si è creata con alcuni di essi proseguirà negli anni, che ci terremo in contatto e  perché no, magari anche poterci incontrare nuovamente.
Penso che il segreto aggiunto dei Lions sia proprio questo: saper offrire ad una persona, oltre che la possibilità di viaggiare, la possibilità di potersi relazionare con altre persone provenienti da paesi diversi. Avere l’opportunità di incontrare e parlare con altri ragazzi provenienti da altre nazioni può essere considerato infatti come un modo di intraprendere altri nuovi viaggi. Jacques Delors riguardo queste esperienze di scambio giovanili una volta disse: ”Come potremo costruire l’Europa se i giovani non considerassero queste imprese di scambio un progetto collettivo e una rappresentazione del loro futuro?”. 
Sono e sarò sempre grato ai Lions e a tutte le persone che hanno fatto sì che questa mia avventura si fosse trasformata in un ricordo che mi accompagnerà per sempre.

Gorusuruz (arrivederci) Turkey!