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ITALIA: what else?

E’ stata un’esperienza che rifarei perché oltre al divertimento che ci si aspetta di vivere, si entra in contatto con persone, situazioni, paesaggi diversi che soltanto vivendoli possono svelare tutti i loro aspetti. 
Per cause a me estranee non ho potuto contattare la famiglia che mi avrebbe ospitato per le tre settimane dopo la prima di campo; nonostante ciò al momento della partenza non ero preoccupato perché la fiducia che avevo riposto in loro era tanta ma soprattutto perché l’idea di entrare in contatto con altre persone che non condividevano i miei stessi usi e costumi suscitava in me un forte spirito di curiosità e voglia di scoprire ed imparare cose nuove come ad esempio nel mio caso è stato sparare con diversi fucili e pistole, andare a cavallo e visitare luoghi come i canyon che conoscevo solo grazie ai film. 

Perché in fondo credo che la cosa più importante che questa esperienza riservi sia la maturità che essa ti conferisce perché attraverso il confronto ognuno si possa migliorare scambiandosi opinioni sugli argomenti comuni e far conoscere la propria civiltà con i propri usi e costumi e la propria mentalità. Credo che se si andasse verso l’altro, chiunque egli sia, con uno spirito di conoscenza e di rispetto così come io ho sperimentato in queste quattro settimane la convivenza tra popoli sarebbe molto più facile e meno conflittuosa. Questo è possibile solo se si entra in contatto direttamente con le persone, condividendo con loro ventiquattro ore al giorno e trascorrendo insieme momenti belli e divertenti ma anche momenti più difficili quando i cuori delle persone si muovono l’uno verso l’altro. Posso ritenermi in un certo senso fortunato in quanto la famiglia che mi ha ospitato non era nuova a questa esperienza perché questo è stato il decimo anno consecutivo che trascorreva alcune settimane durante l’estate con ragazzi stranieri. Questo ha conferito loro una maggiore esperienza sul come trattarmi e farmi sentire a mio agio; infatti fin dal primo momento in cui li ho incontrati sono stati con me gentili ed estremamente ospitali in quanto hanno offerto il proprio alloggio, condiviso i loro pasti e provvisto a qualsiasi bisogno ed indigenza con qualcuno che non avevano mai visto prima e di cui conoscevano solo limitate informazioni. Questo credo sia stato un elemento positivo in più in quanto ha fatto si che l’uno andasse verso l’altro sperimentando maggiormente il proprio spirito di adattamento e la capacità di relazionarsi con persone di un’altra cultura che per di più parlavano una lingua diversa. In fondo per me quest’esperienza è stata anche una palestra per migliorare la mia lingua inglese. 

Ed una cosa che ho scoperto e che mi ha colpito ed in un certo senso che mi ha reso felice è stata lo scoprire che tutte le persone al di là dell’origine, usi e costumi, abitudini e storia, parlano la stessa lingua, quella delle proprie emozioni.

 Inoltre, un aspetto importante, del quale sono rimasto quasi stupito per la misura che ho potuto vivere, che ho notato in ogni persona che ho incontrato è stato lo spirito di ospitalità che essa mi ha riservato; tutti si sono impegnati affinché mi trovassi a mio agio e facendomi scoprire la propria civiltà illustrandomi le attività locali ma soprattutto la storia vissuta. Questo soprattutto nei momenti più complicati come ad esempio nel momento in cui la madre che mi ha ospitato ha avuto un incidente stradale ed il figlio mi ha ospitato con lui per tutta la notte ed il giorno in cui lei ha soggiornato all’ospedale; nonostante la preoccupazione per la madre egli ha provveduto ad un ragazzo del quale conosceva poco anche se aveva visto spesso. 

Le persone conosciute sono state tutte cordiali, ed è per questo che ho potuto instaurare, anche se per breve tempo, amicizie importanti. Questo è stato l’aspetto che più mi ha reso felice, oltre ai quindici ragazzi provenienti dall’Europa incontrati durante la settimana del campo che con molti dei quali ancora sono in contatto, ho instaurato un’amicizia anche con dei ragazzi che vivevano nella stessa città in cui ho soggiornato tre settimane presso la famiglia. Entrare in contatto con ragazzi della mia stessa età che condividono le mie stesse passioni ed anche i problemi è stato veramente bello ed in un certo senso educativo perché si è potuto instaurare un rapporto più diretto rispetto a quello esistente con persone più mature. Ho scoperto così l’assetto scolastico di altri paesi europei e quello americano; in più mi sono confrontato sulle abitudini, la cucina (la quale non cambierei con nessun altro paese al mondo), gli hobby che possiedono ragazzi di altre nazioni.

La settimana vissuta in campus e gestita ed organizzata dal Lions Club di Amarillo Downtown è stata veramente strepitosa, oltre al fatto di vivere ventiquattro ore su ventiquattro per una settimana insieme a dei miei coetanei di altre nazioni, ho potuto veramente assaporare la vita che si respira in quei luoghi: dalle partite di baseball alla visita nel Palo Duro Canyon, dalla cucina sia americana che messicana (molto famosa e rinomata lì in quanto il Messico è uno stato confinante), dall’andare a cavallo all’assistere ad una rappresentazione musicale di Texas. Tutti sono stati disponibili ed attenti ad ogni nostro bisogno ed hanno messo a disposizione le proprie energie ed il proprio tempo per noi. Io non posso che ringraziare loro e voi in quanto mi avete dato la possibilità di vivere questa fantastica esperienza e spero che il vostro lavoro non termini qui ma possa proseguire per dare modo ad altri ragazzi di condividere questa esperienza.