A volte la vita ti sorprende, proprio come hanno fatto queste 3 settimane in cui ho vissuto esperienze e situazioni del tutto nuove, tali da modificare anche il mio modo di pensare. La prima settimana l’ho trascorsa con la host family, in una fattoria sul confine della Slovenia. Famiglia meravigliosa, difficile da definire solo ospitante, perché mi ha accolto sin dal primo istante come se facessi parte da sempre del loro gruppo.
Le esperienze che ho vissuto con loro sono state per me nuove ed entusiasmanti, in una tipica fattoria austriaca con tanti animali, posta a pochi passi dal confine con la Slovenia.
Nuovi sapori, profumi e gusti hanno arricchito le mie esperienze culinarie.
Ho particolarmente apprezzato la carne di “zebù” nano, un bovino utilizzato per produrre soprattutto salumi molto gustosi e speziati, oltre ai loro strepitosi dessert.
Mi sono poi tanto divertito nelle attività fattoria: aiutavo in alcuni lavoretti , imparando come si gestiscono tutte le attività agricole: dar da mangiare agli animali, allattare i vitellini, raccogliere il miele dalle arnie, raccogliere il fieno. Quante passeggiate poi nei bellissimi boschi circostanti in cerca di funghi.
Ho cominciato ad imparare le differenze tra quelli mangerecci e quelli velenosi.
Tra le tante escursioni nei dintorni ho visitato una grande cantina di vini con delle botti enormi, dove ho conosciuto due dei ragazzi del futuro campo(uno turco e l’altra canadese), ospiti in altre famiglie, con cui ho trascorso una bellissima giornata terminata con un barbecue all’aperto.
La settimana in famiglia è volata via e poi mi sono trasferito al campo in un bellissimo college a Graz.
Qui ho trascorso due settimane semplicemente meravigliose, dove ho vissuto esperienze musicali ed umane intense e coinvolgenti.
Il campo musicale che ho frequentato ha un programma di arricchimento musicale, in cui quotidianamente si svolgono una serie di attività, intelligentemente articolate e selezionate, per incentivare ed incrementare la passione e l’amore per la musica in giovani musicisti.
Obiettivo perfettamente centrato, a mio parere. I giorni sono trascorsi senza che me ne accorgessi tanto erano fitte, interessanti e soddisfacenti le attività.
La struttura molto accogliente, con un grande giardino e un bellissimo campo da calcio è attrezzato con una mensa molto spaziosa, e con camere luminose e accoglienti.
Lo staff addetto all’organizzazione, ben selezionato ha reso ancora più facile e piacevole la permanenza al campo.
Tra di loro c’è un giovane pianista italiano Giuliano Graniti, che ha mi ha stimolato con il suo grande talento e la sua esperienza spronandomi a migliorare sempre più. Emozionante ed elettrizzante è stato il 4 mani che Giuliano mi ha concesso di eseguire con lui nel concerto finale.
E’ stato un grande onore poter suonare con lui.
A tutto questo devo aggiungere l’opportunità di socializzare con coetanei provenienti da diverse nazionalità: Indonesiani, Canadesi, Polacchi, Turchi, ecc. E la cosa sorprendente è stata dimenticare durante tutto il campo la lontananza, perché mi sono sempre sentito come in una famiglia dove tutti eravamo legati da due cose: la lingua (inglese) e la passione per la musica.
Queste due cose sono state più che sufficienti per comunicare fra di noi e trovare empatia coinvolgendoci nelle improvvisazioni musicali e dimenticando la timidezza.
Il campo aveva due regole fondamentali che erano il rispetto e la fiducia fra di noi e lo staff e la responsabilità.
Con questi principi abbiamo instaurato un forte rapporto con lo staff che ci ha quindi concesso libertà e fiducia. Tra le varie attività era prevista una sessione mattutina di canto corale e poi nel pomeriggio si organizzavano delle jam session con improvvisazioni oppure gestendo del semplice tempo libero. Queste jam session, che mi hanno così tanto motivato, ci consentivano di esprimere la nostra creatività, suonando insieme e divertendoci con la musica. Tutti venivano coinvolti, anche chi non suonava uno strumento poteva ballare, cantare, battere le mani, percuotere il muro o semplicemente sentire la musica dentro di sé e sentirsi parte della “orchestra”.
E’ proprio durante queste ore che ho approfondito la conoscenza degli altri, rivelandomi così anche aspetti del mio carattere che non conoscevo.
Giornate speciali sono state la Serata delle Nazioni, dove con un piccolo concerto ci siamo esibiti con il coro, in alcuni brani strumentali e in sketch per poter mostrare raccontare qualcosa di tipo della propria nazione. In questa giornata ho rincontrato la mia famiglia ospitante e mi sono davvero divertito a suonare i tamburi con una band africana invitata per l’occasione. Abbiamo avuto anche dei momenti di riflessione chiamati “Workshop” dove si parlava e si scambiava le proprie opinioni riguardo un argomento e in queste ore ho imparato davvero molto, si sviluppavano riflessioni che faranno per sempre parte del mio bagaglio personale.
Altre giornate le abbiamo passate a visitare la città di Graz e Vienna. Città molto grandi e ricche di storia musicale, in particolare Vienna che mi ha davvero ispirato.
Un’esperienza particolarmente toccante è stata quella con Melissa, una ragazza croata cieca che ci ha raggiunti al campo qualche giorno dopo.
E’ stato veramente bello comunicare con lei attraverso il tatto e la musica. Ci sono stati momenti commoventi in cui lei ci ha ringraziati per tutto e per averla fatta sentire bene. Sono parole veramente belle che ti fanno sentire bene.
Il campo si è concluso con un concerto finale, la serata più bella di tutte, c’era tensione ma non troppa. Ci siamo esibiti in diverse performance musicali, di canto e anche di ballo. Una serata speciale dove tutti hanno dimenticato che fosse l’ultimo giorno. E si è conclusa con una nottata in bianco fatta di lacrime, sorrisi e tante pazzie.
L’insieme di tutte queste esperienze mi ha fatto veramente capire che la musica è il linguaggio universale, parte fondamentale e privilegiata del modo di comunicare umano.