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ITALIA: what else?

Era appena dicembre quando i Lions mi dissero che potevo finalmente partecipare all’Exchange in America. 
I mesi sono passati velocemente e dopo l’esame di maturità mentre tutti rimanevano a casa, io fortunatissimo ero pronto per la partenza negli States.
La mattina del 13 luglio ero pronto per quest’avventura, saluto la mia famiglia e parto diretto per l’America (con un breve scalo a Parigi ).
Il viaggio sembra non finire mai (anche perché le canzoni sull’America che stavo ascoltando non aiutavano) ma dopo quasi dodici ore di volo sono finalmente arrivato lì… San Francisco. Dopo un caloroso benvenuto da Stephen e altri Lions locali ho conosciuto l’altro ragazzo proveniente dalla Danimarca.
Arrivati nella casa di Stephen siamo andati subito a letto poiché distrutti dal viaggio.

Nei giorni successivi è stato tutto stupendo. Un giorno abbiamo visitato San Francisco, dove non sono mancate le gite sulle cable car e vicino la mitica prigione di Alcatraz. Un altro giorno abbiamo visitato la vineria di Francis Coppola, dove ho quasi pianto di fronte alla cattedra di Don Vito Corleone, poiché Il padrino è uno dei miei film preferiti.
Un altro giorno ancora siamo andati al museo geografico della California.
Tra le gite con Stephen non è certo mancato divertimenti, come quando siamo andati a Sacramento al fun park Six Flags, o quando ci siamo arrampicati nei boschi, o ancora quando siamo stati al friday night live, dove come tutti gli italiani non è mancato il momento dove sono stato al centro dell’attenzione.
Non sono da dimenticare ovviamente i giorni di shopping sfrenato dove io e il mio amic… fratello Danese abbiamo svaligiato interi negozi di sport.

Terminati i 10 giorni a San Francisco io e Oskar, questo era il nome del Danese, ci siamo trasferiti, anche se in famiglie diverse, a Los Angeles.
Io ero un po’ leggermente fuori dalla città, più precisamente nell’Orange County.
Giunto nella mia nuova famiglia sono stato subito accolto benissimo.
Qui ho conosciuto un altro ragazzo, Julius dalla Germania , con lui il rapporto è stato molto più stretto poiché avevamo molte più cose in comune, partendo dal calcio fino alla musica.
La mia seconda famiglia era composta dai genitori Lynn e Brenda (che ha fatto benissimo le veci di mia madre) e il figlio Steve con la rispettiva ragazza.
Fin da subito i Davis (cognome della famiglia) mi hanno fatto sentire a mio agio, rispondendo a tutte le mie curiosità, regalandomi cd di Justin Bieber e procurandomi una chitarra, che sarebbe stata mia fino alla fine dei dieci giorni.
Il giorno dopo ci siamo recati a casa di altri Lions dove abbiamo conosciuto il resto del gruppo ( formato da tutte ragazze ).
Il giorno stesso abbiamo visitato la libreria di Nixon e abbiamo festeggiato il compleanno di julius da Ferrel’s , anche se era una settimana dopo.
Nei giorni seguenti abbiamo visitato Los Angeles, Hollywood, e poiché la nostra famiglia era la più “cool” ci ha portato a vedere anche un incontro degli Angels allo stadio (baseball), e gli Angels hanno anche vinto in rimonta contro Detroit per 2-1. In seguito ci hanno anche riaccompagnato a Hollywood, dove ho lasciato il mio quaderno con le mie canzoni alla Capitol Records: non si sa mai!
Nei giorni successivi siamo andati con tutto il gruppo a Disneyland, agli Universal Studios ed a un parco Acquatico, in questi giorni siamo sati benissimo e ci siamo conosciuti molto meglio… insomma è stato fantastico. Come dimenticarsi poi la spiaggia di Santa Monica, dove siamo rimasti tutti senza parole, e non solo per le belle ragazze in bikini.
Prima di recarci al campo siamo stati a Palm Springs nel deserto, dove abbiamo visto diverse specie di animali e sentito molto caldo.
Il giorno dell’addio alla famiglia sembrava un film di Sandra Bullock, infatti tutti abbiamo pianto e ci siamo abbracciati mille volte.

Una volta che la famiglia ci ha lasciato al campo abbiamo conosciuto nuovi ragazzi e ragazze (eravamo 10 ragazzi e 40 ragazze ).
Nei giorni nel campo siamo stati divisi in gruppo poiché eravamo tanti. Ogni gruppo ogni giorno faceva attività diverse la mattina e il pomeriggio dopo le tre, poiché prima andavamo in piscina dall’una e mezza.
La sera avevamo tempo libero infatti ogni sera giocavamo la partita Europa-Giappone poiché vi erano diversi giapponesi.
Proprio con i nipponici abbiamo stretto una calorosa amicizia, anche se all’inizio sembravano molto timidi.
Ogni giorno, inoltre, vi erano le presentazioni delle nazioni. La mia presentazione è piaciuta moltissimo, infatti, l’hanno appesa al muro, ma la serata più divertente è stata quella della presentazione del Giappone dove sono stato scelto come manichino per dimostrare alcune mosse di Giudo, mentre gli altri tre europei (tra cui Oskar e Julius, il quarto era un olandese di nome Lars) sono stati vestiti da tipiche donne giapponesi con kimono.
Inutile raccontare la sera delle partenze, tutti piangevano e cercavano scuse per vedersi di nuovo.
Ormai ero da solo sull’aereo diretto a Roma, la mitica avventura americana era finita.
Spengo le cuffie perché volevo dormire, ma ecco che per “sbaglio” parte la canzone “California” dei Plantom Planet… mi scende una lacrima mentre rimango a fissare i palazzoni di L.A., più l’aereo vola in alto, più mi si chiudono gli occhi…
E’ lì che faccio una promessa con L’America, questo non è un addio, ma un arrivederci…
Un grande ringraziamento ai Lions e un grazie a tutte le persone che ho incontrato. Il mondo è bello e può veramente essere ancora migliore.

Bye

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