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ITALIA: what else?

Quest’estate ho trascorso 5 settimane in California, dal 7 luglio al 10 agosto grazie agli scambi giovanili proposti dal Lions Club. E’ stata davvero un’avventura fantastica, piena di esperienze che mi hanno arricchito molto grazie alla quale sono maturato. Prima di raccontare ciò che ho visto laggiù, a quasi 11000 km da casa, vorrei dare a chiunque decidesse di partire qualche consiglio molto pratico, ma a mio avviso utile, soprattutto la notte prima del viaggio dove tutti i dubbi ti si affollano nella mente e ti tolgono quelle preziose ore di sonno che sarebbero l’ideale prima di un viaggio così impegnativo. Innanzi tutto 5 settimane sono un periodo molto lungo per chi non è mai stato lontano da casa e non ha una buona dimestichezza con l’inglese; le famiglie sono sempre ospitali e cercano di assecondarti in tutto. Qualora abbiate sfortuna o insorgano problemi la struttura dei Lions è pronta ad intervenire per trovare una soluzione. In secondo luogo, ma abbastanza importante, non portate una tonnellata di vestiti (mi riferisco più alle ragazze ovviamente), ma solo il necessario per 15/20 giorni; le famiglie provvederanno a lavare tutto.

Adesso veniamo al viaggio vero e proprio. Il volo di andata è stato immediatamente formativo. Arrivati a Los Angeles abbiamo appreso che il nostro volo per S. Francisco era stato cancellato per incidente aereo su una pista. Eccoci alle prese con la prima situazione critica. Mi sono fatto cambiare il volo per altra destinazione, Sacramento, ma è stato possibile solo per la giornata successiva. Io ero quindi tranquillo, in attesa, in aereoporto. Non così (l’ho saputo dopo!) i miei familiari, che ignoravano se io fossi in volo, a Los Angeles o dirottato altrove al momento dell’incidente aereo a S. Francisco. Nel cuore della notte (italiana) mia mamma parlava dunque al telefono con la mia imminente host mum americana, la quale mi ha poi direttamente chiamato per confermarmi che sarebbe venuta a prendermi al mio arrivo a Sacramento. Anche le host mum di altri ragazzi si sono attivate, per esempio per prenotarci un albergo vicino all’aereoporto in attesa del volo del giorno dopo. 

Una volta a destinazione, ho visitato le grandi città, Los Angeles, San Francisco, San Diego, ho anche trascorso qualche giorno in montagna e sono andato in kayak nell’oceano. A queste gite si alternavano attività con gli altri ragazzi venuti in California da diverse nazioni (europee ed extraeuropee), come il bowling, andare in piscina o vedere un incontro di baseball.

Se desiderate fare qualcosa in particolare dovete solo chiedere alle vostre famiglie, per esempio non era in programma andare agli Universal Studios, ma solo a Disneyland, tuttavia io e il ragazzo svizzero ospitato con me siamo andati lo stesso e lo stesso discorso vale per Venice e Malibu beach.

Sono stato ospitato in due diverse famiglie, due settimane a nord e due settimane a sud della California, entrambe accoglienti, ma naturalmente con persone di diverso carattere ed impostazione. La prima host mum era estrosa ed estroversa, ho passato molto tempo con lei perchè si univa anche alle attività dei ragazzi; la seconda famiglia un po’ più pacata. Il papà mi ha ricordato un po’mio nonno nei modi di fare, molto disponibile e rassicurante. Mi sono sentito a mio agio. Ho seguito le loro abitudini di vita, mi hanno chiesto di cucinare piatti italiani, ho verificato che in tanti aspetti nel nuovo mondo sono davvero molto più avanti di noi, mentre, in altri, noi della vecchia Europa ci difendiamo egregiamente.

Il campo Lions a Teresita Pines è stato invece completamente diverso. Il lato positivo della settimana è che si è tutti insieme, in allegria, soprattutto nel pomeriggio quando si va in piscina, però per noi italiani il cibo è senza dubbio poco commestibile, i letti non sono quelli degli hotel a 5 stelle (ma neanche a 2 stelle) e francamente le attività sono un po’ noiose (per tre pomeriggi siamo stati invitati a intrecciare braccialetti). Al campo vi era una numerosa componente di ragazzi giapponesi, 7 italiani e poi ragazzi di altre nazioni. Ogni gruppo si è presentato e tra noi 7 si è creato naturalmente un legame di amicizia. Dopo aver parlato (pensato e anche sognato) in inglese per 4 settimane siamo ritornati così, gradualmente, all’uso della nostra lingua.

Ringrazio ancora il Lions che mi ha permesso di fare questo viaggio che, ripeto, non è da tutti, e che certamente ti rende più responsabile e indipendente.