Sono Concetta Cuoco una ragazza di diciassette anni che insieme ad altri nove italiani hanno partecipato quest’anno al programma degli scambi giovanili dei Lions in California.Era in parte un’esperienza nuova, nonostante avessi già partecipato a questo programma viaggiando in Finlandia.
Quest’anno era diverso, era la prima volta che uscivo dall’Europa, mi attendeva la California.
All’inizio ero spaventata, un viaggio lungo, una cultura diversa, nuove persone da conoscere, ma ero comunque stimolata nel fare nuove conoscenze. Il programma prevedeva cinque settimane di cui le prime due in famiglia, la terza in un campo e le ultime due di nuovo in famiglia.
Le prime due settimane sono trascorse tranquillamente, dove si alternavano giorni trascorsi con la famiglia a giorni organizzati con parte degli altri ragazzi che avrebbero partecipato al campo in parchi divertimento o città importanti dell’area in cui eravamo.
Avevo una madre dolcissima, la signora Diane (...), e una sorella di nome Zoe che mi ha sempre seguita. Anche quando sono stata malata si sono prese cura di me.
Hanno tifato con me per l’Italia contro la Francia durante la finale dei Campionati del Mondo di calcio. Ero felicissima di trascorrere il tempo con loro anche se mi sembra sia volato in fretta.
La terza settimana, invece, si è rivelata molto diversa dalle aspettative: infatti dopo un interminabile viaggio in pullman, ci siamo ritrovati nel mezzo di una foresta, lontana diverse miglia dal centro abitato più vicino, che pullulava di animali selvatici come orsi, serpenti a sonagli, coyote e cosa “meno grave” topi che giravano liberamente in cucina e nella sala da pranzo.“Erano tanto carini quei topolini sulle travi sopra le nostre teste e tra i fornelli in cucina”. Al campo eravamo circa sessanta ragazzi di cui la metà giapponesi che parlavano un inglese stentato da permettere una difficile comunicazione. Non eravamo mai lasciati a noi stessi, lo staff molto numeroso ci controllava sempre ed era sempre a nostra disposizione.
Mel, Terry, come anche Frank e Kay (la mia futura host-family), Gim e gli altri dell’organizzazione hanno sempre avuto cura di noi, dei nostri problemi e delle nostre esigenze.Nonostante fossimo divisi in gruppi misti per i momenti di attività, l’aggregazione e la conoscenza tra noi ragazzi non è stata favorita; eravamo, nonostante tutto, divisi in gruppetti per nazionalità.
Tra noi italiani, invece, è nata una grande amicizia e complicità.
Le attività ci impegnavano per due ore la mattina e un’ora e mezza di pomeriggio, ma non erano organizzate in maniera tale da riuscire a coinvolgerci e da non farci annoiare, anche perché abbiamo passato tutti i giorni nel campo a fare sempre le stesse cose; l’unico giorno diverso è stato quello passato agli “Universal Studios” che sfortunatamente fra attrazioni e giri per negozi è volato via.
Ogni primo pomeriggio era dedicato all’incontro con esperti che ci illustravano la vita quotidiana dei cow-boys o dei pompieri alle prese con incendi o di altri tipi di attività. Il tutto era interessante ma forse a renderlo noioso era il protrarsi eccessivo di questi incontri.
A causa dell’eccessivo numero di partecipanti al campo non coesi tra di loro l’organizzazione in alcuni momenti era approssimativa, tanto da farci sentire sempre di più la nostalgia dell’Italia e delle nostre famiglie.
Le ultime due settimane in famiglia sono trascorse, con altre due ragazze italiane, tranquillamente. Frank e Kay, ci hanno portato ovunque noi volessimo andare, ci siamo trovate molto bene con loro, anche se, secondo me, risultava difficile per loro gestirci.
Nel complesso è stata un’esperienza positiva che sicuramente ripeterei soprattutto per i legami di amicizia che ho instaurato durante tutto il viaggio. Questo viaggio occuperà per sempre un posto speciale nel mio cuore e lo porterò con me per dire agli altri quanto sia stato stupendo, non solo per i luoghi che ho visitato, ma anche e soprattutto per le stupende persone che ho conosciuto e che spero rimangano in contatto con me il più a lungo possibile.