L’8 luglio, ore 6:55, mi sono imbarcata dall’aeroporto di Venezia con destinazione Bruxelles. Questo viaggio era il premio offerto dai Lions in seguito a un concorso, cui la mia scuola aveva partecipato. Ho potuto così soggiornare per tre settimane presso tre famiglie in diverse città del Belgio. Per me quest’esperienza è stata un’avventura del tutto nuova, piena di tante “prime volte”. Nonostante avessi infatti già partecipato ad alcuni scambi organizzati dalla mia scuola questa era la prima volta che viaggiavo da sola e mi trovavo a vivere in un paese straniero con persone apparentemente sconosciute.
Dopo aver salutato la mia famiglia sono salita su quell’aereo che mi avrebbe portata all’avventura. Appena uscita dall’aeroporto di Bruxelles tutti i miei dubbi sono svaniti non appena ho visto il cartello con su scritto il mio nome tra le mani della mia “nuova mamma”.
La prima famiglia che mi ha ospitato è stata la famiglia Ferrari: una famiglia fiamminga, francese ma anche un po’ italiana. Essa è composta da Cloé, una ragazza di ventun anni con la quale ho trascorso la maggior parte del tempo, sua sorella di sedici anni Joana, la mamma Cécile e il papà Yannik, un vero artista. La mamma e il papà sono rispettivamente una scultrice e un pittore; due persone gentilissime, sempre disponibili e dalle personalità vivaci e originali. Appena arrivata sono subito entrata in sintonia con Cloé e, dopo esserci raccontate le nostre esperienze e le nostre abitudini, siamo andate a fare una passeggiata nel bosco con il loro bassotto Théo. L’indomani abbiamo passato una giornata molto rilassante in piscina con la migliore amica di Cloé.
In piscina a Holsbeek
La settimana nella loro famiglia è passata in un batter d’occhio. Insieme abbiamo visitato Bruxelles e Leuven, città vicina al loro paese di residenza, il cui nome non sono mai riuscita a pronunciare nella maniera corretta. Nei giorni in cui il tempo non permetteva di uscire, perché in Belgio si sa il tempo è imprevedibile, può iniziare a diluviare per cinque minuti e poi esca il sole e faccia molto caldo, siamo rimasti a casa a giocare a “corridor” o a “mastermind”. Con Yannik oltre ad essere andata a correre per i campi ho avuto il grande onore di dipingere. Anche se all’inizio ero un po’ scettica su sull’idea di dipingere insieme, il risultato è stato sorprendente e mi sono portata a casa un mio ritratto con a fare da cornice tanti piccoli disegni rappresentanti emozioni e stati d’animo. Una sera abbiamo ricevuto a casa alcuni ospiti e io e Cécile abbiamo cucinato la pizza con tanto di prosciutto della mia città che tutti hanno gradito chiedendo anche il bis. In questa famiglia mi sono sentita letteralmente a casa. All’inizio ero preoccupata che potessero esserci momenti imbarazzanti o forzati ma al contrario è stato tutto naturale e spontaneo. Ho creato un bellissimo rapporto non solo con Cloé ma anche con i genitori che mi hanno considerata al pari di una figlia. Alla fine di una settimana indimenticabile ci siamo salutati tristi ma felici perché certi di rivederci a Perugia, dove Cloé studierà per cinque mesi.
Con Lieselot ad Anversa
Potrei definire il Belgio in tre parole: cioccolata, patatine (nate in Belgio e non in Francia, come ho promesso di riferire) e waffles. Tutti mi parlavano di quanto amassero l’Italia e la sua cucina e io rispondevo che invece adoravo il cibo belga. Proprio nella seconda famiglia ho potuto assaggiare ogni singola specialità del posto in quanto la figlia, mia coetanea, ama cucinare e assieme abbiamo anche preparato una pizza in stile belga.
I genitori Nauwelaers vivono a Lier , vicino ad Anversa con quattro figli, tre ragazze e un ragazzo. Essendo una famiglia numerosa con entrambi i genitori che lavorano fuori casa tutto il giorno ho interagito principalmente con Lieselot, una ragazza che condivide i miei stessi interessi. Lieselot è stata una guida perfetta e la settimana è stata ricca di attività diverse tra loro. Oltre ad aver visitato Lier, Anversa e Bruges abbiamo assistito con degli amici a uno spettacolo di danza alternativa e a un concerto di Jeremy Loop, un cantante che piaceva molto ad entrambe. Gli ultimi due giorni siamo andati tutti assieme al mare dove, nonostante il brutto tempo, i paesaggi erano a dir poco stupendi. Il mare ha su di me sempre un forte fascino e quello del Nord era magico. Sono davvero molto grata alla famiglia per avermici portata. L’ultimo giorno ha piovuto senza sosta e quindi l’abbiamo passato a giocare a carte e a chiacchierare.
La lingua non è stata affatto un problema ma anzi queste tre settimane mi hanno permesso di mettere in pratica e migliorare non solo il mio inglese, che ho usato nelle ultime due famiglie, ma anche il francese, che ho parlato invece nella prima. I fiamminghi parlano normalmente olandese, una lingua molto difficile che usano per parlare tra di loro ma ciò nonostante non mi sono mai sentita messa da parte perché i ragazzi mi hanno sempre tradotto tutto permettendomi di capire i vari discorsi.
Salutare anche la seconda famiglia è stato davvero triste perché negli ultimi giorni avevamo acquisito una maggiore confidenza così da creare una vera amicizia.
Queste settimane mi hanno insegnato davvero molto. Prima di tutto mi hanno insegnato a essere indipendente ma anche a sapermi adattare alle diverse situazioni, a comunicare senza paura, ad aprirmi e a saper vivere il momento . Credevo che su tre famiglie ce ne sarebbe stata una con cui le cose non sarebbero state perfette ma mi sbagliavo completamente perché anche l’ultima famiglia si è dimostrata solare, allegra e coinvolgente.
Con Christophe, Philippe, Maxim, Karen e Oona
L’ultima famiglia che ho incontrato è costituita da due ragazzi, i genitori e Oona, un grande labrador color cioccolato. Nelle altre due settimane avevo già visitato le città principali e i ragazzi si sono offerti di portarmi quindi a vistare il museo di Magritte, che desideravo tanto vedere.
A Wallabi
Mercoledì siamo andati insieme ai cugini al parco avventure più grande del Belgio: Wallabi. La giornata trascorsa è stata molto movimentata, anche per le montagne russe, e all’insegna del divertimento. Questa famiglia mi ha donato molto coinvolgendomi nella loro vita quotidiana e facendomi sentire parte integrante di essa. Ogni sera venivano amici che avevano piacere di conoscermi e quindi raccontavo loro della mia città, della mia famiglia e ci scambiavamo informazioni sulle nostre vite in paesi diversi. Fare la conoscenza di così tante belle persone, interessate a conoscermi , mi ha fatto sentire davvero apprezzata e felice. L’ultimo giorno è stato un giorno tutto in famiglia. A pranzo siamo andati a mangiare in un ristorante italiano con i genitori della mamma, una donna spiritosa e dolce mentre nel pomeriggio abbiamo incontrato i genitori del papà, il proprietario di una trattoria che ha preparato sempre piatti deliziosi. La sera prima della mia partenza la famiglia ha organizzato una sorpresa per me: mi hanno portata dalla famiglia Ferrari, visto che vivono a soli cinque minuti di distanza, per festeggiare queste tre settimane e salutarci allegramente.
La mattina del 29 luglio i nonni e Christophe, un ragazzo davvero intelligente e dolce, mi hanno accompagnato all’aeroporto e dopo gli abbracci e i saluti, con gli occhi lucidi mi sono incamminata guardando l’auto allontanarsi. Ci siamo promessi che questo non sarebbe stato un addio ma semplicemente un arrivederci.
Nel volo di ritorno ho ripercorso queste tre settimane e ho capito quanto quest’avventura sia stata non solo un viaggio ma un’esperienza di vita. Questo è stato il regalo più grande che potessi ricevere e se qualcuno mi chiedesse quale sia stata la settimana più bella gli risponderei senza pensarci un attimo che non ce n’è stata nessuna bella perché sono state tutte grandiose.
In queste tre settimane non c’è nulla che rimpiango o che vorrei cambiare e tutti i posti che ho visto, le persone che ho conosciuto e le avventure che ho fatto rimarranno come delle fotografie, che non si scoloriranno o si rovineranno ma resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore.