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ITALIA: what else?

È difficilissimo descrivere la mia esperienza ad Istanbul. 
Sono partita il 18 Luglio da Bologna in lacrime, per paura di non riuscire a legare con gli altri o chissà che altro. Sono tornata l’8 Agosto, in lacrime, perché non avrei mai voluto lasciare nè quel posto magnifico nè i miei nuovi amici-da-tutto-il-mondo. 
Il periodo dal 18 all’8 si è diviso in due parti, la prima in campo e la seconda in famiglia. 
In campo mi sono sentita come a casa fin da subito.

Quando due ragazzi dello staff ci sono venuti a prendere in aeroporto, ho capito che non dovevo avere ansie di nessun tipo: sarebbe andata benissimo!
E infatti cosí è stato, anzi, ha anche di gran lunga superato le mie aspettative: era come se tutti ci conoscessimo già da tempo. 
Ho avuto l’opportunità di legare con ragazzi da tutto il mondo e con cui sono ancora in contatto, capire che alcuni paesi non sono come io li immaginavo e scoprirne le tradizioni e la cultura, ma soprattutto mi sono resa conto che i turchi sono la copia quasi esatta degli italiani per certi versi: rumorosi e accoglienti e questo mi ha fatto sempre sentire un po’ a casa.
In famiglia è stata un’esperienza totalmente diversa.
I miei host parents sono da subito stati gentili con me, trattandomi come una figlia ma erano, forse, troppo impegnati con il lavoro per poter passare del tempo con me, infatti ci vedevamo solo di sera e raramente prima del lavoro. A casa non ero da sola, ma anche i figli erano spesso impegnati. Nonostante ciò ho imparato a dire ‘grazie’ e altre parole di uso comune, insegnando a loro la traduzione in italiano (la parola ‘gomma da masticare’ li ha abbastanza stupiti) e ho ascoltato tantissima musica turca, ballando per strada ogni volta che trovavamo qualcuno con la chitarra.
Insomma, l’atmosfera in turchia è caotica e magica, nonostante non sia il più ricco e sviluppato posto del mondo. 
È stata un’esperienza da rifare e che consiglierei senza dubbio a chiunque, soprattutto a chi, come me prima di questo viaggio, pensa che non ne valga la pena, perché al contrario troverà persone accoglienti e sempre ed ovunque un tè caldo (servito nella tipica tazzina) ad aspettarlo. 
Ringrazio davvero di cuore chi ha reso possibile quest’esperienza che mi ha fatto capire che voglio ancora scoprire tantissimi posti, magari ancora con gli scambi Lions.

 

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