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ITALIA: what else?

Paura.
Questa è la prima sensazione che ho provato nel momento in cui ho messo piede fuori dall’aereo e ho visto i palazzi di Istanbul, che sembravano toccare il cielo.
Non sapevo davvero perchè ero lì, non sapevo perché avevo deciso di passare 20 giorni in un paese sconosciuto con persone sconosciute ed in quel momento pensavo solamente alla mia famiglia e ai miei amici che avrei rivisto di lì ad un mese. In preda al panico totale, sono scesa dall’aereo e ho cercato le indicazioni per il ritiro bagagli ma l’unica cosa che vedevo era gente che urlava, piangeva, spingeva valigie o trascinava bambini dietro di sé.
Non riuscivo a capire niente e la gente mi fissava come per chiedersi perchè una ragazza straniera come me fosse lì in mezzo alla folla con una valigia da 30 kg e i lacrimoni agli occhi. Mi sono fatta forza e ho letto attentamente i cartelli, ho seguito le indicazioni e mi sono ritrovata a cercare con foga la mia valigia.
Dopo averla presa mi sono recata all’uscita e ho notato immediatamente una folla di persone con in mano cartelli con scritti nomi incomprensibili e mi è venuto subito il panico pensando che magari non avrei trovato la mia host family. 

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