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ITALIA: what else?

Si dice che sia impossibile dimenticare le prime esperienze.
Vorrei quindi definire così il mio primo contatto con la terra irlandese: semplicemente indimenticabile.
Non appena arrivata in aeroporto sono stata accolta dai bellissimi e calorosi sorrisi dei responsabili che hanno pazientemente aspettato tutti i ragazzi, per portarci poi a Dublino, dove abbiamo trascorso la prima notte.
 Da subito tutte le paure o l’agitazione che durante il volo hanno invaso mente e corpo sono state cacciate via dal grande spirito di accoglienza che mi è stato riservato: la consapevolezza che anche altri 15 ragazzi provenienti da chissà quale parte del mondo, ancora perfetti sconosciuti, stiano vivendo le tue stesse emozioni, ti dona tanta energia e alimenta fortemente lo spirito di gruppo. 
Giorno dopo giorno abbiamo imparato a conoscerci, ad ascoltarci e addirittura sopportarci, finché ad un certo punto ci si ferma e si pensa: come farò a lasciare tutto questo? Ed è così che questi perfetti sconosciuti diventano prima conoscenti, poi compagni e infine sinceri amici con cui sfogare lacrime per la nostalgia di casa oppure condividere l’euforia per essere stata finalmente ammessa all’università che tanto si desiderava. 

Questa opportunità mi ha permesso non solo di fare esperienze che probabilmente non avrei mai fatto se fossi rimasta a casa, come vincere la paura di salire su un cavallo (e giuro che non era un pony!), visitare una fabbrica di puzzolenti patatine alla cipolla, tanto care agli irlandesi, oppure visitare un ranch con i più famosi e importanti cavalli da corsa di tutto il mondo, ma in primo luogo ho potuto finalmente vivere nel tanto sognato mondo irlandese. 
Ho amato la vista sull’oceano, le infinite distese di prati (o meglio pascoli di mucche, che mi hanno ricordato del mio paese), i Pub , la birra, l’animo allegro e amichevole dei cittadini, l’immancabile musica e la misteriosa cultura celtica. Per quanto riguarda il cibo, beh, non si può certo dire nulla degli ottimi hamburger accompagnati da patatine fritte, ma da brava Italiana non ho potuto fare a meno di vietare a finlandesi, brasiliani, ungheresi, tedeschi, greci e turchi di mangiare la pizza con l’ananas.. dovrei fare ancora due chiacchiere con qualche spagnolo che non ha saputo resistere alla tentazione, ma ci sto lavorando!
Per concludere vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di partire per questo viaggio, che mi ha arricchita molto sia a livello culturale che personale..spero di poter rivivere  un’esperienza come questa, che auguro a tutti!