Domenica 23 giugno 2019 Aeroporto di Milano Malpensa salgo su un aereo per un viaggio che avrebbe dato una svolta alla mia vita.
Boeing 747 destinazione: Atlanta, Stati Uniti.
Per la prima volta esco dall’Europa in viaggio verso un continente che avevo sempre sognato di visitare, per il suo fascino, la sua enormità e devo ammettere anche un po’ per i film Marvel…
Dovete sapere che il sottoscritto non è il miglior amico dei viaggi ad alta quota e le ore prima della partenza l’ansia era tutta concentrata su quelle maledette 9 ore e 5 minuti.
Tutto però è stato più semplice anche grazie alla mia fidata compagna di viaggio Eleonora proveniente da Matera, conosciuta da poco ma che ha condiviso con me da subito questa avventura.
Alla fine il tempo del volo è passato bene, ho dormito, ho visto un film in inglese di cui (sinceramente) non ho capito mezza parola.
Arrivato ad Atlanta ho superato i famosi controlli di cui tutti mi avevano parlato abbiamo, alla fine trovato la via per uscire dall’aeroporto, e arrivati nella hall principale ho visto subito una bellissima bandiera formata da tutte le bandiere del mondo.
Ho riconosciuto Becky la responsabile degli scambi giovanili di Atlanta e la famiglia Boettcher la mia host family con cui avrei passato le prime due settimane della mia esperienza a stelle e strisce.
Fatte un paio di foto ci siamo diretti alle auto per raggiungere la mia casa americana in un paese di 60000 abitanti vicino ad Atlanta, un paese che mi ha accolto come un figlio e che non dimenticherò mai , Dunwoody.
I primi due giorni in host family sono stati ‘condizionati’ dall’aria condizionata ( scusate il gioco di parole ) che c’era in aereo e, niente, mal di gola e 38 e mezzo di febbre per cominciare l’avventura… passatemi il francesismo ma il mio unico pensiero era ‘ ma quanto posso essere sfigato? ‘ .
Dopo aver provato le tachipirine americane, prima degli hamburger, finalmente mi sono ripreso ed ho iniziato la mia esperienza in famiglia.
Sarebbero tantissime le cose da raccontare ma mi limito a dire che sono state due settimane di sport nuovi ( baseball, football ecc..) di piscina, weekend al lago, vita in famiglia in un quartiere stupendo. La mia host family forse a volte mi ha trattato un po’ da bimbo ( i miei host brothers avevano 11 e 13 anni ) ma sono stati comunque fantastici, mi hanno fatto conoscere la vita americana e mi hanno permesso tante volte di uscire con gli altri exchange students e i loro fratelli e sorelle ospitanti.
Il giorno 7 luglio la mia host family mi ha poi accompagnato all’Oglethorpe University sede del nostro Camp Lions, dove mi sono ritrovato con altri 14 ragazzi provenienti da 14 nazioni diverse insieme ai cancelors responsabili del Camp, Claire ed Anna figlie di Becky e loro cugino Ben.
Se prima ho scritto che sarebbero troppe le cose da raccontare sulle prime due settimane, ora posso scrivere che è impossibile raccontare tutto quello che è successo nella settimana del Camp. Oltre alle esperienze bellissime ed ai pazzeschi posti visitati riassumo questa settimana in una sola parola ‘ amicizia ‘.
La prima cosa che ho detto ai miei genitori al mio rientro è stata che sì l’America è stupenda, tutto più nuovo, tutto più grande, ma quello che in realtà mi rimarrà sempre nel cuore non riguarda tanto i luoghi quanto le persone, ho conosciuto ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo ed ora posso dire di avere veri amici ovunque, le loro culture diverse dalla mia mi hanno arricchito tanto, soprattutto ho trovato tanta bellezza d’animo.
Serate a parlare di argomenti stupidi ma anche seri, giornate sempre in giro, stanchi per la mancanza di sonno, ma dovevamo sfruttare il più possibile il tempo insieme, e tante altre cose che mi mancheranno per sempre e il cui ricordo mi ha fatto piangere come un bambino l’ultimo giorno in quel maledetto aeroporto in cui li ho dovuti salutare.
E proprio per le lacrime che sapevo avrei versato di nuovo, questo report non lo volevo proprio fare ma è giusto condividere con tutti coloro che mi hanno dato la grandissima possibilità di fare questa esperienza i miei pensieri. Sono sicuro che rivedrò i miei nuovi amici, quelle fantastiche persone che ho incontrato perché il mondo alla fine è piccolo e che anche se ora mi mancano come l’aria, come dice il motto della città di Dunwoody : ‘ Everything will be ok ‘ .