Ciao a tutti! Mi chiamo Gabriella e il 9 Luglio sono partita per la Norvegia, per un camp della durata di tre settimane sul lago Mijosa, il lago più grande del paese.
A malincuore, però, devo ammettere che questa esperienza non ha corrisposto alle aspettative.
Ma partiamo dall’inizio; la struttura in cui siamo stati accolti era abbastanza piccola e semplice, ma comunque accogliente e carina, e i primi giorni sono stati molto promettenti, dal momento che i responsabili del camp ci hanno portato per due giorni ed una notte in un cottage in montagna, senza alcuna connessione internet e completamente immersi nella natura; li abbiamo mangiato tutti insieme in tenda, scalato una montagna, visitato un museo e cantato e suonato attorno al fuoco, e sono stati due giorni rilassanti e divertenti.
Pochi giorni dopo siamo poi andati in un parco nazionale e abbiamo scalato una montagna di 2000 metri: impresa stancante ma, per la vista che è apparsa ai miei occhi dalla cima del monte, posso dire che la rifarei altre mille volte.
Tuttavia, nei giorni successivi la voglia di fare dei camp leaders è diminuita sempre di più, e abbiamo iniziato a trascorrere giornate intere al campo, senza che fosse organizzata per noi alcuna attività, o talvolta con una sola attività al giorno, a sfondo ambientale (come d’altronde il tema dell’intero campo), che spesso è però apparsa ai nostri occhi poco utile e noiosa, o addirittura insopportabile, come ad esempio trascorrere più di un’ora in una discarica dall’odore nauseante, per vedere come funziona lo smaltimento dei rifiuti in Norvegia.
Passati alcuni giorni in questo modo, un gruppo di ragazzi, me compresa, ha richiesto al camp leader di visitare qualche città, non avendone vista nessuna fino ad allora, ed avendo tanto tempo libero a disposizione che non sapevamo come riempire; sul momento il camp leader ha acconsentito alle nostre richieste, ma nei fatti non le ha accontentate, salvo averci portato a vedere la strada principale di una città vicina per un paio d’ore. Ci siamo quindi sentiti presi in giro, e a più riprese trattati come bambini, giacché i responsabili del campo ci invitavano continuamente a riposarci e non stancarci troppo (per quanto le giornate fossero abbastanza statiche e poco movimentate, quindi non ci fosse grande possibilità di stancarci!). In più, alcuni dei camp leaders ci hanno spesso trattato con sufficienza, non ascoltando realmente cosa avessimo da dire, ma restando arroccati nelle loro posizioni, talvolta ben diverse dalle nostre, senza darci la possibilità di un reale confronto e scambio di opinioni, come è avvenuto negli ultimi giorni, quando siamo stati divisi in tre gruppi e ci è stato detto di mettere per iscritto i feedback dell’esperienza vissuta: in quel contesto, il mio gruppo ha espresso ciò che pensava realmente sul campo, ma, nonostante le nostre parole non fossero proprio positive, ci è sembrato di non essere presi minimamente in considerazione, e che l’obiettivo di quella attività non fosse affatto un confronto costruttivo, quanto un modo per imporci la loro visione del camp, senza domandarsi se anche noi la condividessimo, ne comprendendo che per ragazzi di 20 anni risulta molto più stimolante e appassionante vedere luoghi, scoprire cose nuove del paese e partecipare ad attività, piuttosto che restare in camp senza alcuna prospettiva per l’intera giornata.
Fortunatamente, almeno per l’ultimo giorno il camp leader ha accolto le nostre innumerevoli richieste, facendoci visitare la capitale norvegese Oslo.
Che dire? Ciò che ha reso questa esperienza degna di essere vissuta è stata la possibilità di conoscere 27 ragazzi meravigliosi da ogni parte del mondo, ognuno dei quali a suo modo mi ha dato qualcosa, contribuendo al mio arricchimento come persona.
Quanto al resto, però, non nascondo che provo un forte senso di amarezza al solo pensiero di tanti giorni inutilizzati, trascorsi in camp a non far nulla, in cui avremmo invece potuto visitare più luoghi della bellissima Norvegia, che mi sembra di non aver visto ne assaporato quasi per nulla.
Hi everyone! My name is Gabriella, and on 9th of July i left for Norway, to attend a three weeks camp on lake Mjosa, the biggest lake in Norway.
Although, reluctantly, I have to admit this experience didn’t live up to my expectations; but let’s start from the beginning. The structure where we were taken in was small and kind of simple, but very pretty and welcoming, and the first days in camp very really exciting, since the camp leaders took us to spend two days and one night in a cottage on the mountains, without any internet connection and completely surrounded by nature. There, we ate all together in a tent, hiked a mountain, visited two museums and sang around the fire, and it was at the same time relaxing and fun.
Few days after we went to a national park where we hiked a 2000 meters tall mountain: it was really tiring, but, considering the sight that appeared before my eyes from the top, I can say I would do it over and over again: it was amazing!
Although, in the following days the activities planned for us by the camp leaders started to be fewer and fewer, and we began to spend entire days at the campsite without any activity planned for us, or sometimes with just one activity per day: these activities were usually environmentally oriented (as the theme of the whole camp), but they were not always as interesting as we expected, as sometimes they appeared useless or boring before our eyes; and once we even spent around one hour in a dump with a disgusting smell to see how the recycling process works in Norway, and it was an activity I really recommend erasing from the camp program for the future camps.
After some days like that, some of the campers, including myself, asked the camp leader to take us visit some cities, since we hadn’t seen any so far and we had plenty of spare time that we didn’t know how to spend; at first the camp leader seemed to accept our request, but eventually he listened to us just once, by taking us to see the main streets in Lillehammer for a couple of hours, but for the rest of times things didn’t change. This is why we felt like we had been fooled and often treated like small kids, as the leaders always invited us to rest more and not get too tired (but tired of what? Since we spent the most of time at the campsite, there wasn’t much chance to get tired!). Furthermore, few of the camp leaders didn’t actually listen to what we had to say, but they stick to their own positions (sometimes very different from ours) and didn’t give us the chance of a real exchange of opinions. For instance, in the last days we were divided in three groups and we were told to write down our feedbacks on the experience: in that case, my group took the chance to say what we actually thought about the camp, the positive and the negative aspects of it, but we felt like we were not taken into any consideration, and that the aim of that exchange of ideas was not an actual confrontation, but a way to impose their own ideas on how the camp was to be on us, without wondering if we agreed with those ideas or not.
Luckily, at least the last day the camp leader considered our several requests and took us to the Norwegian capital, Oslo.