È un mese che posticipo la stesura di questo report e la voglia di farlo non c'entra nulla.
Scriverlo è come mettere un punto a questo viaggio, equivale ad affermare che non ci sarà un "poi" ed equivale ad affermare che domattina nessuno mi sveglierá per portarmi chissádove. Per farla breve con un chè di poetico Ci saranno parecchie parole ma io ne leggo solo tre: "okay, è finita.". Fa sempre più male ammetterlo. Dire che è stato un mese fantastico è semplicemente riduttivo, raccogliere tutto all'interno di un solo testo è....difficile; ma farò del mio meglio.
Questo mese in Australia non è stato esplorare Sydney e dintorni o i 3 giorni che ho passato a Canberra ma sono state le persone, le persone che ho incontrato sono state "il mio mese in Australia".
Ho trascorso 3 settimane in ciò che col tempo ho imparato a definire "famiglia", era delle più strane che si potessero immaginare: Io, Enrico e Pietro.
All'inizio eravamo solo due ragazzi italiani di 18 anni con un signorone di 80 anni svizzero che ricordava qualche parola in un italiano "inglesizzato" (concedetemi il termine). col passare dei giorni, con le infinite chiacchierate davanti ad una telegiornale che era solo di sottofondo ad argomenti che spaziavano da esperienze di una vita remota a politica ad argomenti che riguardavano la semplice quotidianitá, mi ero illuso che tutto sarebbe stato per sempre, che tutto fosse scontato e in un certo senso mi fosse dovuto.
Era tutta arroganza.
Mi mancano quei momenti, troppo tardi ne ho imparato ad apprezzare la semplicitá, lo rimpiageró per sempre.
La terza ed ultima settimana in famiglia ero ormai cosciente che da lì a pochi giorni avrei varcato la soglia della casa di Enrico per l’ultima volta, quando lo realizzai ero spaventato, non volevo andare via, ma ho imparato a non preoccuparmene, ho imparato a vivere il momento per quel che è, senza considerare le conseguenze, i problemi, le ansie, le preoccupazioni. “Carpe Diem” in un certo senso.
L’addio è stato straziante, Enrico accompagnó me e Pietro alla stazione e aspettamo il treno, per la maggior parte del tempo rimanemmo in silenzio, qualcuno del trio ricordava qualche esperienza passata ma tutte quelle breve memorie morivano come nascevano sulle labbra di chi le aveva pronunciate. Il treno arrivóe ci avvicinammo ad esso a passi sempre più lenti fino a fermarci e a girarci indietro verso Enrico. Tutto finì con un abbraccio.
Le porte del treno si chiusero e guardai Enrico per l’ultima volta, cercai di convincermi che non sarebbe stata l’ultima volta ma con tutto il realismo del mondo penso sia stata l’ultima.
Dopo quelle tre settimane, le esperienze e le persone conosciute non pensavo il camp potesse stupirmi più di tanto e invece più passavano i giorni più mi innamoravo di quel clima di amicizia e ospitalità. Eravamo circa 30 ragazzi e non credo di essere riduttivo quando credo che tutti eravamo in ottimi rapporti con gli altri.
Concludendo...ho amato ogni istante di quest’esperienza, ho amato il rapporto che si è creato tra me e Pietro, che all’inizio era odio l’uno nei confronti dell’altro, col tempo ho imparato a conoscerlo e sono sincero quando lo reputo un fratello, ho amato Sydney, ho amato letteralmente tutto e se il detto“casa è dove si trova il cuore”casa mia è a New Line Road, Sydney, NSW, Australia.
Per tutto questo ringrazio i L’associazione Lions e Maria Martino in particolare che ha reso tutto ció possibile.