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ITALIA: what else?

6 luglio: incontro a Milano Linate Elena, l’altra ragazza italiana che parteciperà come me allo scambio in Brasile. Insieme, euforiche ed un po’ agitate, prendiamo il volo che ci porterà a Roma, dove incontreremo Federico, il terzo e ultimo italiano.
Da Roma prendiamo tutti e tre il volo per San Paolo, dodici ore in cui ci conosceremo e getteremo le basi del rapporto che si costruirà in quel mese di esperienza.
Atterrati a San Paolo, abbiamo incontrato le nostre famiglie che subito ci hanno accolto con calore e gentilezza. Da lì abbiamo raggiunto la città dove avremmo vissuto per tre settimane: Sao Jose Dos Campos.
Nonostante fosse la mia seconda esperienza all’interno degli scambi giovanili, inizialmente l’agitazione non è mancata, sia per la cultura diversa, sia perché nella mia host-family solo Priscila, la mia host - sister brasiliana, parlava inglese.
Pensavo davvero fosse un ostacolo, ma dopo i primi giorni ho iniziato a comprendere qualche parola e qualche frase in portoghese grazie ad alcune similarità con la lingua italiana.


Durante le tre settimane abbiamo svolto parecchie attività, mi hanno portata a San Paolo città, a visitare parchi e scorci della città in cui vivevamo, siamo andati al mare e tante altre cose. Sono stata molto fortunata, anche perché la mia famiglia si è subito messa in contatto con le famiglie di Elena e Federico, così che ogni tanto potessimo uscire tutti insieme con host-brothers e host-sisters; così abbiamo conosciuto anche una ragazza del Belgio e un ragazzo danese, che sarebbero poi venuti con noi al camp.
Le tre settimane in famiglia sono volate e il giorno dell’inizio del camp è arrivato. Alle sette del mattino ci siamo trovati per partire tutti insieme, con un pullman organizzato dai Lions di Sao Jose Dos Campos, verso la prima destinazione: Rio De Janeiro. È stato un viaggio di sette ore, ma tra musica, presentazioni e curiosità dei vari paesi, sono passate velocemente.
A Rio abbiamo alloggiato in un hotel tutto per noi, venti ragazzi di quindici nazionalità diverse, Benjamin il direttore del campo e i ragazzi dello staff del campo: Jessica, Giovanna e Jesus.
Siamo andati in grandi spiagge, giocato a pallavolo al tramonto sull’oceano, visitato foreste, parchi naturali e il famoso Cristo di Rio. Purtroppo la fortuna quel giorno non ci ha seguiti e, tra nebbia e foschia, l’abbiamo visto poco nitido.
Passati i quattro giorni a Rio, ci siamo spostati in pullman verso Paraty, un villaggio sul mare ricco di storia e vie illuminate molto belle. Qui abbiamo visitato il centro storico e abbiamo passato una giornata intera in barca a suon di musica, balli e bagno nell’oceano; è stato molto divertente. La terza e ultima meta era Ubatuba, una città sempre sull’oceano. Anche lì abbiamo speso due giorni in compagnia e abbiamo potuto conoscerci ancora di più grazie ai dibattiti serali su temi di attualità. È stato molto interessante, perché abbiamo avuto l’opportunità di capire i pensieri di coloro che abitano dall’altra parte del mondo. Spesso si pensa siamo tutti diversi, ma in realtà ho potuto constatare che nonostante i chilometri e i mari a dividerci, tante idee sono simili e, talvolta, anche uguali.
Finito il camp, tra gioie e lacrime, sono tornata per due giorni nella mia famiglia ospitante che mi ha portata ad un mercato, ad un centro commerciale per comprare gli ultimi souvenirs e, infine, in aeroporto.
Qui, il 4 agosto, mi sono ritrovata con Elena, Federico e le loro famiglie che ci hanno salutato finché non abbiamo superato i controlli per andare al nostro gate.
Posso dire sia stata un’esperienza fantastica, totalmente differente dalla prima in Australia, ma non per questo meno bella. Ogni luogo e ogni cultura hanno il loro fascino e sono tutti da scoprire.
Ringrazio i Lions in primis, perché se possiamo ancora sperare e contare sulla gioventù è anche grazie a queste esperienze; ringrazio infinitamente Laura, che mi ha dato l’opportunità di partire una seconda volta.
OBRIGADAMichela