Sono le 5:30, suona la sveglia, mi alzo, vedo la valigia pronta davanti alla porta. Era veramente arrivato quel momento in cui avrei dovuto prendere due aerei, trascorrere 9 ore fra persone che non conoscevo e che parlavano lingue diverse dalla mia, di cui 5 in uno degli aeroporti più grandi di Europa, per poi arrivare in uno stato sconosciuto, tutto questo per la prima volta da sola.
La sola idea mi emozionava, e ritrovarmi catapultata in quello che poco prima era solo un sogno è stato incredibile. Nonostante tutto non sono mai stata in ansia né tantomeno triste, mi sentivo a mio agio, autonoma, e tutt’ora ne sono soddisfatta. La mia paura però non era nel volo in realtà, piuttosto nell’arrivo, nell’incontro con una famiglia, una lingua, una cultura e uno Stato completamente diversi.
Non potrò mai dimenticare il mio arrivo in Svezia, quando ho conosciuto la famiglia che mi avrebbe ospitata per una settimana, che si è rivelata veramente stupenda.
I primi giorni sono volati, osservavo tutto ciò che mi circondava con gli occhi di un bambino, che scopre il mondo per la prima volta passo dopo passo, e così io in quella realtà completamente diversa dalla mia quotidianità. La mia host family, che viveva in un quartiere con tutte ville in legno rosse della città di Västerås, era veramente affettuosa e disponibile con me e con la ragazza tedesca, Lelaina, con cui ho condiviso questa esperienza già in famiglia.
Fra passeggiate in bicicletta, laghi, paesaggi cittadini e naturali stupendi, mi sentivo in un altro mondo e per quanto mi piaccia il luogo in cui vivo, ne rimanevo incantata per la sua diversità.
È stata veramente interessante e anche rilassante la settimana trascorsa in famiglia, hanno lasciato in me un segno indelebile e sono veramente grata di averli conosciuti.
Salutata la mia host family, ho fatto ingresso nel camp. Ero emozionatissima, non vedevo l’ora di scoprire quale sarebbe stata la mia stanza, chi i miei compagni di viaggio e soprattutto la loro provenienza e le loro culture.
Il secondo giorno nell’hotel mi sono resa conto che non era come l’avevo immaginato, o meglio sembrava tutto più difficile. Ero giù di morale e mi sentivo sola, non riuscivo ad inserirmi nel gruppo e non ero più così a mio agio.
Sono bastati un paio di giorni, quando ho capito che avrei dovuto mettere da parte la vergogna e continuare ad avere coraggio e capacità di adattamento, e finalmente è iniziato il divertimento.
Ho conosciuto persone meravigliose e qualcuna in particolare che non dimenticherò mai.
Adesso posso dire di avere amici in quasi tutta Europa e sono veramente grata ai volontari Lions per aver permesso, a me come a tanti altri ragazzi, di poter vivere questa fantastica esperienza. Ho imparato ad apprezzare il mondo che mi circonda, capire e amare le differenze e anche difendere con orgoglio il mio paese.