È difficile trovare le parole per descrivere il periodo che ho passato in Messico, infatti, benché io abbia già raccontato diverse volte ad amici e familiari di questa esperienza, non mi sembra di essere mai riuscita a trasmetterne la vera essenza. Come mettere a parole il sorriso e la gentilezza di Tete, la mia host-mom a Baia California, o l’umorismo di Esteban, uno dei miei host-brother, o il senso di comunità e appartenenza provato in campus?
Si è ormai capito che leggere questo breve riassunto non sarà come vivere il Messico in prima persona, ma ci si proverà lo stesso.
Il mio viaggio è iniziato a Linate, era la prima volta che viaggiavo da sola e se da una parte c’era un po’ di ansia e di nervosismo, dall’altra il senso di maturità e responsabilità e l’emozione per un’avventura imminente sovrastavano il resto. Più tardi sono arrivata a Fiumicino dove ho incontrato altri due ragazzi italiani, Filippo di Firenze e Grazia di Bari, con cui poi avrei viaggiato; 14 ore di aereo e sono finalmente atterrata a San Jose del Cabo, dove la mia famiglia ospitante è venuta a prendere me e l’altro ragazzo italiano per poi portarci a Cabo San Lucas. Devo ammettere che all’inizio mi sentivo un po’ come un pesce fuor d’acqua: mi trovavo lontana diecimila chilometri da casa, in macchina di persone praticamente sconosciute, a parlare una lingua che non studiavo da più di due anni. Ma dopo qualche chiacchierata in un misto di spagnolo e inglese e un buon piatto di chilaquiles tutto ha preso un’altra piega; la mia famiglia ospitante, composta da Tete ed Enrique, i genitori, e tre figli Adrian, Stevo e Quique, mi ha accolto a braccia aperte fin da subito e fatto sentire a casa, ognuno a modo suo. Quella settimana ho avuto esperienze indimenticabili e visto paesaggi che mi resteranno per sempre nel cuore, inoltre per la prima volta in vita mia ho vissuto in una realtà completamente diversa dalla mia e ho potuto sperimentare un paese non da turista. Quando ti parlano di questo tipo di esperienze in famiglia all’estero ti dicono che è necessario avere spirito di adattamento, come se conformarsi ad uno stile di vita differente fosse un peso, ma io devo ammettere che per me vivere con i loro ritmi, la loro cultura e i loro cibi è stato solo un piacere perché mi ha permesso di conoscere meglio questo straordinario paese che è il Messico. L’unica pecca del periodo che ho passato con loro: è durato solo una settimana, ma comunque, quando ci siamo salutati in aeroporto, mi hanno rassicurato che sarò sempre la benvenuta e che ho una casa lì; e io, da parte mia, gli ho detto che devono obbligatoriamente venire a trovarmi in Italia. Credo che questa sia una delle cose più belle che gli scambi lions ti lasciano: la sensazione di essere cittadino del mondo e di avere un amico in ogni angolo del pianeta.
La seconda settimana, invece, sono stata ospitata a Patzquaro, un paesino coloniale in Michoacán (in centro Messico) anche qui sono stata molto fortuna perché la mia host-family, composta da Simon e Eréndira e i due figli, Ximena e Sebastian, era davvero carinissima e ha trattato molto gentilmente sia me sia l’altra ragazza francese. Mi hanno fatto sperimentare un Messico completamente diverso da quello di Baia California, ma altrettanto spettacolare, sia per le bellezze naturali come il vulcano Parícutin o la foresta tropicale di Uruapan, sia per quelle architettoniche e storiche, ad esempio la stessa città di Morelia. Inoltre, in quei pochi giorni, la mia host-sister mi ha fatto conoscere i suoi amici con cui ho legato molto e con cui ho parlato fino a tarda notte di molti argomenti, compresi i rispettivi paesi; infatti durante gli scambi giovanili del lions non solo si impara ad apprezzare di più il resto del mondo, ma addirittura, parlando della propria lingua, cucina, storia, arte… si ama ancor di più il proprio paese.
Infine, ho passato una settimana in campus itinerante con altri 14 ragazzi da tutta Europa; anche se volessi non credo riuscirei ad elencare tutte le attività che abbiamo fatto. Non riesco a trovare le parole per dire quanto stimolante, interessante e divertente sia stato: stimolante perché ci hanno fatto sperimentare in prima persona il motto del lions ‘’we serve’’, (abbiamo preparato dei panini e li abbiamo portarti a delle persone che si trovavano fuori da un ospedale, in attesa di notizie dei propri familiari ricoverati) ed è stata un’esperienza tanto intesa, ma gratificante che mi ha spinto a considerare di entrare nei leo. Interessante perché ancora una volta ho avuto la possibilità di esplorare il Messico e conoscere meglio una cultura e una storia così ricca e affascinante. E infine come avrei mai fatto a non divertirmi circondata da persone così meravigliose, esplorando caverne, visitando piscine naturali e chiacchierando intorno al fuoco fino a tarda sera?
Non ho più nient’altro da dire se non che il Messico è stata l’esperienza più bella della mia vita e sono state soprattutto le persone incontrate nel percorso ad averla resa tale, dalle mie host-families a cui sarò per sempre grata agli organizzatori del campus che hanno lavorato così duramente perché noi potessimo aver il miglior tempo possibile, e non posso non ricordare con affetto e nostalgia gli altri ragazzi stranieri con cui ho condiviso questa avventura indimenticabile e con cui spero ne vivrò delle altre.