27 luglio 2024 ore 3.30 aeroporto di Milano Malpensa. Oggi il mio sogno si realizza. Sto partendo per il Canada grazie ad un progetto di scambio giovani gestito dai Lion di Mondovì.
Ore 3.45 iniziano i primi guai. L’impiegata al check in mi dice che non posso partire.. LA PAROLA NON PUOI PARTIRE mi risuona ancora nelle orecchie. Ci sono dei problemi …col visto…..Non posso partire. Eppure ho la mail dove risulta che il visto è in regola. Panico, ansia, panico ansia. Sono sola e vorrei solo piangere. Sento mia madre e decidiamo di provare a mandare una mail all’Ufficio Visti in Canada.
Nel frattempo supplico l’impiegata di farmi partire ed arrivare almeno a Lisbona . Magari nel frattempo -mentre sono in volo- qualcosa succederà. Panico ansia panico ansia panico ansia. Sono a Lisbona .
Cosa succederà se non mi faranno partire? Vado al bancone del check in, adesso in più devo mettermi a parlare pure in inglese. Ci sono problemi col visto ma l’impiegata è gentile e prende a cuore la mia situazione. Intanto il tempo passa . Ansia panico ansia panico. Continuo a guardare la mail e l’orologio. Niente. Tic tac tic tac tic tac. Sto per arrendermi. Le gambe mi tremano.
Poi finalmente qualcosa accade. Qualcuno dal Canada mi risponde . Il visto è in regola… posso partire. Corro dall’impiegata e le mostro il messaggio e poi finalmente sono sull’aereo . Il volo è velocissimo ed in un attimo sono a Toronto. Ad accogliermi c’è Bill che sarà il mio riferimento per tutto il tempo e che mi accompagna dalla “mamma canadese” Caitlin. La mamma canadese vive in una fattoria. Ha dieci volatili tra galli e galline. La cosa buffa è che sono animali domestici, entrano in casa tranquillamente e spesso bisticciamo tra di loro. A volte mi guardano. In casa vivono anche due pit bull. Un maschio ed una femmina; mi fanno un po’ di paura ma faccio finta di niente. Sono stanca, non capisco la lingua, il gallo canta all’alba e mi sveglia, cosa ci faccio qua.
Dal terzo giorno in poi inizio ad ambientarmi. Mi sforzo a parlare inglese anche se sono un po’ imbarazzata. Poi iniziano le attività e le prime conoscenze. Siamo un gruppo di 8 ragazzi europei ed un ragazzo asiatico. Conoscerli è un’esperienza fantastica. Lego soprattutto con Julie, una ragazza francese, e Luna, una ragazza slovena che vive a Vienna. Piano piano mi sento sempre più a mio agio.
I Lion ci fanno sentire in famiglia. Fare l’elenco delle attività che ci propongono sarebbe troppo lungo. Ma una cosa la voglio raccontare… quanto sia emozionante parlare del mio paese, rispondere alle domande sull’Italia, sentirmi davvero ambasciatrice del mio paese, sentire un profondo amore per la mia terra a settemila settecento km di distanza. Tra le domande più buffe che mi vengono poste c’è quella sugli scoiattoli, se abbiamo molti scoiattoli che girano per le strade, che tipo di macchine guidiamo, se la nostra pizza è diversa da quella che si mangia in Canada. Una sera, spinta dal patriottismo, cucino per la mamma canadese le trofie al pesto . Per tutto il tempo la sento dire Great Great , per tutto il tempo non fa che grattare parmigiano reggiano. Le brillano gli occhi. Le dico che anche mia nonna va matta per il formaggio. Le parlo di Mondovì, e lei mi dice di aver letto su internet delle mongolfiere. Vorrebbe vederle. La invito. Lei mi promette che smetterà di fumare per risparmiare e comprare il biglietto dell’aereo. Io la aspetterò.
Dopo una quindicina di giorni passati in famiglia mi sposto al campo con tutti gli amici del gruppo. Il legame è diventato ancora più forte. Solo alcune parole…. Zip line, jet boat, Toronto, CASCATE DEL NIAGARA. Mentre le vedo mi domando se io stia sognando. Mi sento una privilegiata . Sono davanti a questo spettacolo della natura in mezzo all’acqua tonante e percepisco un’ immensa energia . Guardo i miei amici e comprendo a fondo il senso di questo scambio, il senso del trovarmi lì, in mezzo a persone così diverse da me eppure così uguali. Sono una cittadina del mondo e voglio diventare la versione migliore di me.
L’ultima sera davanti al falò piangiamo tutte le nostre lacrime, ci scambiano dediche e magliette, ci promettiamo di incontrarci nei paesi di origine di ciascuno di noi e ci abbracciamo forte.
27 luglio. Aeroporto di Toronto. L’impiegata mi comunica che ci sono problemi con la mia valigia. E’ stata imbarcata su un altro volo. Rido. Sono molto più sicura di me. Me la sono cavata brillantemente a Lisbona, tornare a casa sarà una passeggiata e alla peggio ora ho molti amici sparsi per il mondo a cui chiedere aiuto.
Ps in un vaso nel mio giardino ora sventola una piccola bandiera canadese.