Sono tornata da qualche giorno dai miei 25 giorni in Germania.
Ho trascorso le prime due settimane in famiglia, insieme a Peter, Ivonne e Johanna, ovvero la mia host family. I primi giorni sono stati difficili a causa della mia timidezza e della mancanza di casa.
Nonostante io sia una ragazza che ama viaggiare e non fatica a stare lontano da casa, all’inizio è difficile realizzare l’esperieza che si sta per intraprendere, che comprende prendere aerei da soli e trovarsi in determinate circostanze, a volte anche scomode, completamente da soli.
In questi casi bisogna “arrangiarsi”, che per quanto possa sembrare una brutta parola, è in realtà quello che bisogna fare e quindi contare su se stessi, perchè non ci saranno mai problemi piu grandi di noi che non si possono risolvere.
Ho avuto la fortuna di trovarmi veramente bene nella famiglia, grazie alla loro gentilezza, disponibilità e comprensione sono riusciti a farmi sentire un po 'più a casa, nonostante casa fosse a 1000 km di distanza. Sono sempre stata ascoltata, ho sempre fatto solo quello che mi sono sentita di fare e loro sono sempre stati d’accordo con me.
Gli ultimi dieci giorni sono stata al camp.
Quelli sono stati, a parer mio, i giorni più belli di tutta l’esperienza. 17 ragazzi, tutti di nazionalità diverse, all’interno di un albergo, in cui ogni giorno ci svegliavamo molto presto la mattina, per poi spostarci con i mezzi per andare in luoghi ogni giorno diversi, tra musei, parchi divertimento, spettacoli, o fare altre attività come beach volley.
La cosa che più mi è piaciuta del camp, è stato il senso comune tra noi ragazzi, tutti sapevamo cosa provava l’altro, perchè stavamo vivendo tutti la stessa esperienza, tutti lontani da casa. Al camp ho incontrato persone molto importanti per me, come Wilma, una ragazza finlandese che è da subito diventata una vera amica e con cui ho instaurato un legame stabile, nonostante non parlassimo la stessa lingua e non ci fossimo mai viste prima.
Irene, una ragazza spagnola, che è sempre riuscita a strapparmi un sorriso e con cui ho sempre avuto grande complicità, e infine Andrea, un altro ragazzo italiano che grazie a questo motivo mi faceva sentire a casa, in cui ho trovato una persona capace di ascoltarmi e capirmi. La cosa più brutta è andarsene e salutare persone che probabilmente non rivedrai mai più, ma anche questo serve a crescere.
Questa esperienza mi ha lasciato dentro una grande nostalgia nel voler rivivere ogni magnifico istante. Ha arricchito le mie competenze, mi ha insegnato a vivere e a godermi ogni attimo della mia vita.
Inizialmente non ero contenta di andare in Germania, in quanto non sapevo la lingua locale e non era un luogo in cui desideravo andare.
Ora, invece, forse ringrazio di essere stata mandata lì. In questo modo sono riuscita a non crearmi aspettative e ho capito che lo stato in cui ci si trova è irrilevante se accanto si hanno persone che ti trattano come se ti conoscessero.