Il mio viaggio per le Hawaii è iniziato il 17 luglio ed è stato davvero lungo, ho cambiato tre aerei e finalmente dopo 24 ore sono arrivata a Hilo, dove mi ha accolta la mia host family con delle bellissime collane di fiori veri.
Ho trascorso 5 giorni in una famiglia piuttosto numerosa in cui tutti erano gentili e affettuosi.
Io e altre 4 ragazze siamo state portate in giro per l’isola da un volontario dei Lions, che ci ha permesso di visitare più cose possibili nel poco tempo che avevamo a disposizione. Dopo 5 giorni in famiglia abbiamo preso un aereo insieme ad altri ragazzi per andare nell’isola di Oahu dove si è tenuto il camp.
Eravamo 21 ragazzi provenienti da differenti parti del mondo e convivere tutti insieme in uno spazio limitato, con 6 ragazzi per camera e 4 bagni in tutto, non è stato facile ma è stato ciò che ci ha reso una famiglia.
Delle Hawaii mi ha colpito molto il clima, poiché mentre da una parte dell’isola c’erano frequenti piogge e umidità, dall’altra c’era un caldo piuttosto afoso e secco.
Se dovessi definire il mio viaggio alle Hawaii con una sola parola, lo chiamerei indimenticabile.
Non sapevo cosa aspettarmi da questa vacanza e forse è stato proprio questo a renderla ancora più speciale per me.
Tra escursioni, uscite, incontri, giornate passate al mare, serate tranquille a suonare e cantare insieme e panorami mozzafiato, vedere crescere giorno per giorno il rapporto tra ognuno di noi 23 ragazzi da 17 paesi diversi è stato il filo conduttore dell’esperienza.
Sono partita il 21 luglio con la speranza di creare grandi amicizie, legate da qualcosa di profondo e unico che solo chi lo vive può capire, e col passare del tempo lì alle Hawaii mi sono accorta che il mio desiderio si stava realizzando in pieno.
Il primo giorno di camp, la cosa che i camp leader hanno ripetuto per due/tre volte nel corso della giornata è stata: da oggi sarete tutti una sola “Ohana” e per questo motivo condivideremo ogni momento di queste due settimane.
Questo era evidente a tutti, non a caso la prima cosa da tutti notata era che una camera avrebbe ospitato anche 8 persone, che avrebbero condiviso un bagno di meno di un metro.
Ma io una famiglia già l’avevo, una vera famiglia, dall’altra parte del mondo, distanti circa 13.000 kilometri, come potevano pensare di esserlo 20 perfetti sconosciuti?
Che dire, è bastato uno sguardo perché tutti gli ostacoli venissero abbattuti.
Non esistevano differenze tra cristiani, ebrei o musulmani, non esistevano divergenze riguardo l’usare le bacchette o le posate a pranzo, non esistevano ‘io’ e ‘tu’, ma soltanto ‘noi’.
"Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore.
A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un'antipatia, un'amicizia o inimicizia.
Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c'è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati.”
Appena ho saputo che sarei andato alle Hawaii ero davvero emozionantissimo, ma allo stesso tempo terrorizzato.