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Prima di partire per l'India non sapevo molto più che questa parola. Ero naturalmente contento di conoscere una cultura nuova, ma non avevo idea di quanto fosse profondamente diversa dalla nostra, quasi immune alla forza culturalmente devastante della globalizzazione. 
Mi sono trovato in un mondo regolato da norme sociali, civili, religiose che non credevo esistenti, mi ha mostrato una varietà e ricchezza che credevo appartenesse a tempi ormai passati.
All’arrivo sono stato accolto dalla famiglia ospitante che mi ha “decorato” con una collana di fiori e il bindi, un punto di colore rosso apposto al centro della fronte.

La settimana in famiglia è stato un assaggio della vera vita indiana nella sua pienezza, senza filtri. Ho mangiato il loro cibo - spesso anche con le mani -, ho viaggiato negli affollati treni indiani, nei bus e i rickshaw, che ho persuaso l’autista a lasciarmi guidare, ho visitato e, per quanto possa sembrare strano, ballato nei templi di Krishna.


Nelle strade affollate di Mumbai ho avuto modo di vedere coi miei occhi la povertà più nera, gli slum dove vivono milioni di persone in condizioni deplorevoli e la ricchezza e lo sfarzo di alberghi e opere imponenti, che mi hanno fatto riflettere sulle cose che noi diamo per scontato.

Poi è cominciato il campo: 21 ragazzi da Messico, Olanda, Francia, Danimarca, Germania, Russia, Ungheria e Italia alla scoperta dell’India, con cui si è creata un’amicizia quasi immediata. Nei primi giorni abbiamo visitato Pune, “la Oxford dell’Oriente”, famosa per le sue università, dove ho avuto l’occasione di assistere e partecipare alle prove dei suonatori di tamburo, probabilmente il momento più coinvolgente e entusiasmante del viaggio.
In seguito abbiamo volato fino a Delhi e siamo andati dritti ad Agra per ammirare una delle sette meraviglie del mondo: il Taj Mahal. Questo mausoleo mi ha affascinato molto sia per la sua architettura imponente ed elegante sia per la storia di amore e devozione che lo avvolge. Jaipur non è stata da meno,il vagabondare per il mercato, le strade colorate dalle stoffe e le contrattazioni energiche della nostra guida è stato semplicemente uno spettacolo. 


Ho passato delle settimane indimenticabili, in cui ho potuto fare amicizia con ragazzi da tutto il mondo e soprattutto ho vissuto un’esperienza che mi ha permesso di comprendere che esistono altre culture, altri sistemi di valori e usanze diverse da quelle occidentali che per ignoranza o abitudine consideravo universali. 
Non posso che ringraziare il Lions Club e in particolare Stefania Trovato, per avermi dato questa opportunità unica.
Last but not least I thank from the bottom of my heart Uma Ghatak, who has guided us through all indian beauties and adversities with love and affection.

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