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Ho quasi 18 anni e un bel giorno mi hanno detto: Pronta? Vai in Guadeloupe.
La geografia non è mai stata il mio forte lo ammetto, ma il nome Guadeloupe non lo avevo mai sentito, tuttavia mi è bastata una ricerca su internet per realizzare che mi era stato assegnato quello che per me era sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto, ovvero un'isola dei Caraibi.

Il periodo precedente alla partenza è stato prevalentemente un immaginarsi ciò che avrei trovato o un ipotizzare come poteva essere realmente il posto che sarei andata a visitare, ma tutto quello che avevo immaginato e quello che avevo cercato non è minimamente paragonabile e non può essere descritto nè in una relazione nè in mille foto.

Sono partita dall'areoporto di Venezia il 13 luglio verso sera e, dopo una notte all'areoporto di Parigi e un viaggio tutta'altro che breve, siamo arrivate all'areoporto di Pointe à Pitre, dico siamo perchè eravamo due ragazze ad intraprendere quest'avventura, tutte e due italiane.

Il mio soggiorno in Guadeloupe è stato di dieci giorni in un campo vicino Pointe à Pitre, che si è svolto dal 13 al 23 luglio, e una settimana in famiglia.

Uscite dall'areoporto, incontriamo una coppia gentilissima che ci accoglie con un sorriso più grande dell'isola di Guadeloupe e che sarebbe stata con noi tutta la giornata.

I due signori ci hanno portato a fare un breve tour dell'isola con l'auto e ci hanno fatto conoscere la mia prima spiaggia caraibica. Gli occhi che ho utilizato per 18 anni non erano mai entrati in contatto con quel tipo di paesaggio e quella cultura tutta nuova. Quello che avevo sognato di vedere e di conoscere in prima persona era diventato realtà.

A questo punto si apre un capitolo tutto nuovo, si apre la vera e propria esperienza, quella che mi ha cambiato e mi ha fatto crescere: il Campo.

Ho passato dieci giorni con altri dieci ragazzi provenienti da tutto il mondo ma la maggior parte di loro giungeva da Paesi dove si parlava il francese e qui è sorta la prima difficoltà, nessuno, a parte quattro persone, parlava l'inglese ,tantomeno l'italiano e io conoscevo solo le basi minime del francese.

Devo ammettere che il problema della comunicazione è stato all'inzio abbastanza importante anche perchè la direttrice del campo parlava solo francese, l'isola di Guadeloupe è un dipartimento francese poco turistico e se è visitata da turisti questi sono francesi.

La struttura del campo di per sè era molto spartana e la pulizia lasciava a desiderare: insetti, rane e chi più ne ha ne metta.

Perchè sto raccontando tutte queste cose negative? Perchè forse tutto quello che ho detto può apparire come negativo, e in un primo momento lo è stato. Devo ammettere che non è stato per nulla facile ambientarsi al cibo ad una lingua che non sai parlare, ad insetti nel tuo letto che non sapevi nemmeno esistessero e tutto questo a migliaia di km da casa. Ma adesso mentre scrivo questa relazione mi rendo conto che è stato semplicemente unica. Infatti dopo un primo impatto, noi ragazzi del campo abbiamo iniziato a fare squadra per ammazzare gli scarafaggi oppure a ridere tutti assieme dei miei tentativi di parlare francese o del famosissimo riso e pollo che magiavamo tutti i giorni.

Tutte queste difficoltà si sono tramutate in esperienze formative che hanno contribuito a rendere la mia pelle un po' come una corazza e la mia mente più aperta che mai.

Il campo era ben organizzato con un un programma fittissimo di attività varie e differenziate: tutti i giorni si partiva ea esplorare una nuova parte dell'isola o una una nuova isola dove farsi il bagno e nuovi animali da osservare. Non si smetteva mai di imparare e di visitare nuovi posti.

Abbiamo preso ogni sorta di imbarcazione: catamarani, battelli, barche con il fondo di vetro per poter osservare i coralli, gommoni per arrivare all'isola più piccola ma allo stesso tempo più bella che abbia mai visto( Liet Caret), traghetti per raggiungere le isole più lontane come quella di Marie Gàlante ma non ci siamo fermati perchè poi con l'autobus abbiamo visitato l'entroterra dell'isola formato prevalentemente da foresta pluviale, abbiamo visitato distillerie di rhum, negozi di artigianato, e mercati. Se tutto questo può sembrare già abbastanza vi sbagliate perchè ogni sera si partecipava a qualcosa di diverso: spettacoli di tamburi , musica tipica, balli tradizionali e cori gospel.

Il campo è stato sicuramente un'esplosone di diverse culture e incontri tra popoli differenti che hanno saputo creare un'ambiente unico e che penso mai dimenticherò in tutta la mia vita. Se è vero che ho potuto visitare tutto quello che ho sempre sognato e è anche vero che ho avuto la possibilità di entrare in contatto con delle persone fantastiche che mai avrei pensato di incontrare e queste persone hanno saputo imprimere dento di me un pezzo della loro cultura. Puoi visitare i posti più belli del mondo ma se lo fai con le persone giuste questi diventeranno ancora pù belli.

A questo punto si apre un capitolo tutto diverso ovvero la settimana in famiglia.

La famiglia che ci ha ospitato era composta dai due genitori, un figlio di 18 anni e la nonna. La famiglia ci ha fatto sentire subito a casa e ci ha accolte come figlie, ci hanno portato nei posti dove il campo non ci aveva portato.

Questa settimana è stata molto rilassante e durante questo periodo ho potuto assaporare lentamente i migliori cibi e bevande della Guadeloupe, ma soprattutto ci ha fatto vivere delle esperienze che non avrei mai pensato di fare nella mia vita: abbiamo camminato per 30 minuti in mezzo alla foresta ricoperti dal fango per raggiungere una cascata fenomenale, abbiamo fatto scuba diving osservando i coralli, i delfini, le tartarughe e molto altro ancora. Abbiamo visitato uno zoo e giocato con i pappagalli in un giardino botanico. Con questa settimana ho potuto vedere l'isola da un' altra prospettiva e immergermi della sua cultura. Quello che mi è piaciuto molto è stato lo scambio di diverse culture, entrambe sia io che la famiglia eravamo ansiosi di conoscere l'uno la cultura dell'altro. Una sera gli ho cucinato la pasta, la sera dopo loro cucinavano pollo al cocco e così via. Ma tutto finisce prima o poi anche se speravo che quel momento non arrivasse mai, il mio soggiorno in quel paradiso terreste era giunto al termine. Il 30 Luglio la famiglia ci ha accompagnato all'areoporto con gli occhi lucidi ma promettendoci di incontrarci di nuovo. Così nel decollo dall'aereo ho dato un ultimo sguardo all'isola e a tutte le persone che avevo incontrato nel mio viaggio, ma già sapendo nel mio cuore che quella non sarebbe stata l'ultima volta in quell'isola.

Voglio ringraziare tutte le persone che ho avuto la possibilità di conoscere e che hanno reso questa esperienza unica, ma voglio anche ringraziare infinitamente coloro che mi hanno dato la possibilità di fare tutto questo in particolare i responsabili Lions e soprattutto il signor Mario Nicoloso.