Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

22 Luglio 2017, aeroporto di Catania. Volo diretto per Monaco, volo diretto verso una delle esperienze più formative della mia vita.
Qualche mese prima della partenza avevo ricevuto la notizia di aver vinto una borsa di studio offerta dal Lions Club della mia città per partecipare al programma Scambi Giovanili in Germania presso il Lions International Bavarian Youth Camp. Durata della vacanza: tre settimane. Tre settimane di emozioni uniche, di meraviglia, di numerosissime “prime volte”: più semplicemente, tre settimane di crescita.

E così, divertimento e confronto con adulti e coetanei hanno reso assolutamente indimenticabili questi 21 giorni.
Rimarrà unica la fatica provata remando nel grande lago di Chiemsee, così come la paura accompagnata da una incredibile joie de vivre alla vista del paesaggio mozzafiato dalla cima di una montagna di 1600m che hai appena scalato dopo quattro ore di dura fatica.
Rimarrà unica quella gita in macchina verso Salzburg durante la quale forse troppo tardi ho realizzato di essere passato dalla Germania all’Austria come se nulla fosse, così come la soddisfazione per aver potuto gustare nello stesso giorno del brezel la mattina a casa in Germania e l’apple-strudel a pranzo in un caffè in Austria.
Saranno indimenticabili anche quei momenti trascorsi insieme con tutti i componenti della mia host family, primo fra tutti quella sera quando, davanti ad un bicchiere di vino, abbiamo parlato della storia della Germania dalla Prima Guerra Mondiale fino alla caduta del Muro di Berlino, di quanto ancora pesi nelle coscienze, nel comune sentire e nel linguaggio quotidiano il periodo hitleriano, di come si debba trovare un sinonimo adatto alla parola “guida” perché la traduzione immediata è “fuhrer” o, ancora, del fatto che al giorno d’oggi un tedesco non può uscire di casa, e gridare per strada “Io sono Tedesco!” (Ich bin Deutscher) in segno di patriottismo, perché questa come tante altre era una delle tipiche espressioni di Hitler.

28 Luglio 2017, stazione dei treni Haupbahnhof Munchen di Monaco. Iniziano le due settimane di campo, le due settimane più pazze di sempre. Ricordo ancora la fierezza patriottica di Lalo, il ragazzo messicano, che si è presentato con il sombrero e i sandali caratteristici della sua terra e quando poi con Jurgen (from Netherlands) e Rafa (from Brazil) siamo scoppiati a ridere alla vista del cappello. Ricordo l’emozione con cui ho abbracciato Sara in quella stazione per aver trovato un’altra ragazza italiana nello stesso campo Lions.
Venti ragazzi provenienti da 17 Paesi diversi da tutto il Mondo: è stato qui che ho cominciato a sentirmi parte di qualcosa di più grande: per la prima volta ho provato quella sensazione indescrivibile suscitata dal poter comunicare senza limiti con persone provenienti da ogni dove e mi sono sentito non solo un cittadino della mia piccola città o del mio grande Paese, l’Italia, ma soprattutto un cittadino del Mondo.
Il programma scambi giovanili Lions ha l’obiettivo di creare e stimolare uno spirito di comprensione tra le persone, creando un gruppo forte, capace di comunicare e di collaborare per svolgere qualsiasi attività, dal divertimento puro, all’arrampicarsi su dei tronchi disposti orizzontalmente verso l’alto per arrivare a suonare una campanella a più di 10 metri da terra. Solo così alla fine, pieni di vita, potevamo urlare “We have done it!”, “L’abbiamo fatto, ci siamo riusciti!”. Come a Scheidegg, durante le attività di indoor climbing e outdoor climbing, o quando ad uno ad uno ci siamo buttati da un’altezza di 10 metri per provare a toccare un pallone sospeso in aria. O ancora quando, per attraversare un canyon nella foresta, abbiamo costruito un ponte con delle funi per arrivare dall’altra parte.


E se il primo obiettivo era quello di creare un gruppo capace di poter comunicare così bene a tal punto da poter arrivare dalla stazione dei treni di Ingolstadt all’hotel a chilometri di distanza basandosi solo sull’aiuto di una scadente mappa della città, il secondo obiettivo fu quello di infondere nei ragazzi il rispetto delle persone e delle culture.

È disarmante vedere come a volte per comunicare non serve saper fare lunghi discorsi, o anche saper parlare la stessa lingua, ma semplicemente sorridere, e magari urlare di tanto in tanto un “Great!” o “Super!”. È quello che è successo al LC-KEM AllgÓ“uer Werkstatt, un centro per persone con handicap mentali, dove è stato emozionante vedere con quale professionalità e concentrazione questi ragazzi lavorano, ma anche la pazienza e la felicità con cui cercavano di spiegare ad ognuno di noi le tappe più semplici dei vari lavori. Ad unirci ancora di più è stato poi lo sport, il curling, un particolare gioco che prende luogo nelle special olympics, e alla fine vedere noi che provavamo a giocare e loro che cercavano di insegnarci: sono tanti i concetti errati che la società odierna è riuscita a costruire nella mentalità comune. Qui questa gente lavora, si diverte, vive una vita normale e tutto senza la preoccupazione che da un giorno all’altro vengano esclusi dalla società.

Una sera Pepe, uno dei camp-guides, ci disse: “È magnifico vedere come 20 ragazzi provenienti da America, Asia ed Europa siano riusciti a creare un gruppo così forte qui in Baviera, vivendo nel rispetto di questa cultura”. E se di cultura bavarese stavamo parlando, di certo non potevamo non andare nei beer-restaurants e beer-museums più importanti in Germania.

Riassumendo, questa vacanza non è stata eccezionale tanto per i posti visitati o per i regali acquistati, ma perché ho avuto la possibilità di stare in quei luoghi con quel gruppo di amici: non dimenticherò mai il flight tour ad Ingolstadt grazie a Eero (from Finland) e Louise (dal Belgio) che erano con me sull’aereo; rimarranno indimenticabili sia il silenzio di tutti a Dachau, il campo di sterminio liberato dagli Americani nel ’45, sia la foto scattata al monumento commemorativo con su la scritta “Never Again”; unici rimarranno i momenti trascorsi allo stadio dell’Allianz Arena o al Laser Tag, gioco di guerra simulata, assieme al resto del gruppo.
E di sicuro, quello che nessun ragazzo di quel campo Lions in Baviera potrà mai dimenticare sarà il tormentone che ci ha accompagnati per tutto il tempo, “Mamma Mia!”. Due parole scaturite dall’amore di tutti verso l’Italia e che, trovandoci d’accordo, ci ha permesso fin dall’inizio di creare questo gruppo forte, contro ogni forma di razzismo, di discriminazione e di paura.

Da qualche hanno ho cominciato a viaggiare fuori dall’Italia, verso Londra, ad esempio, una prima volta nel 2015 e una seconda nel 2016, e ora Monaco. Sono sempre partito con l’intento di “esportare” nel Mondo un po’ di Sicilia e di Italia, cercando di descriverle come terre sì dai tanti problemi, ma con gente dl cuore grande. Ma davvero stavolta è molto quello che sono riuscito ad “importare” qualcosa: i valori della comunicazione e dell’aiuto reciproco, impossibili da vivere e condividere nascosti dietro un telefonino che ci abbaglia da mattina a sera, o l’importanza della conoscenza dell’inglese e di tutte le lingue in generale come mezzo di comprensione tra la gente.

Un antico proverbio ceco recita: “Imparate una nuova lingua e avrete una nuova anima”.

 

LIONS YOUNG AMBASSADOR

Logo Young Ambassador

LIONS YOUNG AMBASSADOR

Cerca tra i report

News

Accesso Utenti

vuoi ospitare

 

Partire

logo lions