Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

Cerca tra i report

Mi ero già rassegnata all’idea che quest’anno non sarei riuscita a partire perché non c’erano posti disponibili, poi la notizia, ancora più bella perché inaspettata, che avrei potuto andare in Indonesia.
Gioia all’ennesima potenza!
Le mie aspettative non sono state deluse, anzi è stata un’esperienza fantastica, più di quanto avrei potuto immaginare.

 


Tutte le famiglie che mi hanno ospitato e tutte le persone che ho conosciuto sono state straordinariamente cordiali e generose, hanno cercato di farci conoscere il più possibile la cultura e le tradizioni indonesiane e, nello stesso tempo, farci divertire.
Ho vissuto per quasi tutto il tempo in gruppo con gli altri 13 ragazzi ospiti dello scambio in Indonesia, tranne per il soggiorno a Solo, Bali e due notti a Jakarta, dove invece eravamo dislocati a coppie in famiglie diverse e abbiamo fatto attività separate, pur incontrandoci in alcune occasioni. Praticamente abbiamo vissuto quasi tutto il periodo come fosse un campus. Abbiamo formato un bel gruppo ed io mi sono trovata molto bene con tutti, anche se chiaramente con qualcuno si è creato un feeling migliore che con altri.
In tre settimane abbiamo visitato parecchie città e partecipato a cerimonie e attività tradizionali indonesiane (per ex un matrimonio indonesiano a Jakarta dove abbiamo indossato anche noi abiti tipici, una tipica festa nella bellissima isola di Bali e una sfilata di batik in cui noi eravamo i modelli), ma anche praticato sports come il surf a Bali o il rafting a Wonosobo.


Abbiamo visitato templi, ma anche parchi divertimento; ammirato una natura fantastica, ma vissuto anche il traffico e le difficoltà di Jakarta, dove ho constatato che non esistono regole stradali e attraversare una strada può essere un’impresa non proprio facile.
Gli Indonesiani mangiano in modo molto diverso da noi Italiani sia per quanto riguarda il cibo (molto speziato e molto fritto) sia per quanto riguarda la distribuzione del cibo stesso, nel senso che, per esempio, al mattino mangi nello stesso modo che a pranzo o a cena.
Abbiamo dovuto tutti abituarci, soprattutto al piccante un po’ “spinto”, ma una volta abituato il nostro stomaco il cibo non era male e inoltre ho assaggiato della frutta con un sapore fantastico, tant’è che ne ho portata anche a casa per farla assaggiare ai miei genitori.
Sicuramente l’Indonesia è un paese di grandi differenze sociali; le persone che ci hanno ospitato rappresentano di certo un ceto sociale agiato, ma girando per la città, soprattutto a Jakarta, non ho potuto non rimanere colpita dalle condizioni di Povertà (la P maiuscola non è messa a caso) in cui vive una grande moltitudine di persone.
Sono rimasta molto colpita dal fatto che tutti gli Indonesiani hanno quasi una sorta di venerazione nei confronti di noi occidentali e ci trattano come fossimo delle celebrità; ovunque andassimo ci fermavano per chiederci di poter fare una foto con noi, facendoci sentire importanti!
È stata un’esperienza che sicuramente mi ha segnato profondamente e rimarrà un’ importante tappa della mia vita.

Grazie ai Lions per avermi dato questa opportunità!