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Non avevo mai viaggiato da sola in aereo, non mi ero mai trovata senza genitori o amici all’estero, il mio inglese era molto titubante… prima di partire non pochi pensieri mi frullavano in testa. Tutti mi dicevano “Sarà stupendo, ti cambierà la vita”, ma dentro di me non ci credevo poi così tanto. Ebbene, avevano proprio ragione!
Sono partita il 22 luglio con una valigia che era più grande di me e con tanto entusiasmo, curiosa di atterrare in Polonia e di conoscere la mia famiglia. Il viaggio di andata è stato abbastanza traumatizzante: volo in ritardo, tutti polacchi sull’aereo, più di un’ora di attesa per ritarare i bagagli a Gdansk.
Appena ho incontrato la mia host mum Beata e il mio host brother Bodgan, ho capito che mi sarei sentita a casa e che tutte le mie ansie sarebbero svanite.
Ho trascorso una settimana con loro a Gdynia, nel nord della Polonia vicino al mar Baltico. Grazie a Bodgan ho potuto assaporare la vera essenza della vita polacca: hanno ritmi di vita diversi dai nostri, pranzano verso le quattro del pomeriggio e fanno uno spuntino prima di andare a dormire! A differenza di quello che le persone comunemente pensano sono molto amichevoli e simpatici, amano ridere, scherzare e stare in giro fino a tarda notte.

La prima sera mi hanno portato in uno degli stadi più belli del Paese, lo “Stadion Energa di Gdànsk” a vedere un football match importantissimo: Lechia vs Krakow; la tensione era altissima e mi sono sentita una tifosa accanita nonostante non avessi mai sentito i nomi dei due team prima di quel momento.
I giorni seguenti abbiamo visitato Gdynia, Sopot e Gdansk. Sono tre comuni adiacenti, molto diversi tra loro, che dal marzo del 2007 vengono definiti “Trojmiasto” (Tripla città). Gdynia è una città portuale costruita negli anni Venti del 1900, Sopot è la città del turismo, ricca di attrazioni e di negozi tipici, Gdansk invece è quella più antica e più affascinante.
Insieme ad un’amica del mio host brother ho avuto l’opportunità di scoprire la storia polacca, trascorrendo diverse ore in musei (di cui loro vanno molto fieri)… eravamo un trio, cultura e rilassamento si combinavano alla perfezione.
Mi sono affezionata molto a loro e mi rimarrano sempre nel cuore tutti i momenti trascorsi insieme, non dimenticherò mai le ore prima di andare a dormire sul divano con la mia host mum Beata e Bodgan a guardare “Il padrino”, mangiando Parmigiano.
La settimana seguente è stata completamente diversa nel camp a Szczecinek: la tranquillità della vita in famiglia è scomparsa e al suo posto ha regnato il divertimento puro.

Mi commuovo ancora ora se ripenso ai giorni trascorsi insieme agli altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, Turchia, Slovenia, Bielorussia, Finlandia, Germania, Norvegia, Danimarca, Messico, Serbia, Brasile e Israele. L’entusiasmo e la voglia di conoscersi vibravano nell’aria dal momento in cui suonava la sveglia all’ora di andare a letto, perfino durante i pasti non c’era un momento di silenzio.
È incredibile scoprire quanti doni abbiano le altre persone, a volte crediamo che la nostra educazione sia la migliore solo perchè non abbiamo mai avuto modo di confrontarci con persone nate e cresciute in Paesi diversi dal nostro. È stato fantastico poter conoscere culture diverse, vedere come gli altri ragazzi si mettevano in gioco anche nelle attività più semplici che ci sono state proposte al camp. Eravamo amici e anche se solo per sette giorni ci sostenevamo l’un l’altro e ridevamo fino allo sfinimento. Le attività che facevamo durante il giorno erano prevalentemente sportive: camminate, scii d’acqua, paintball in mezzo alla foresta.

Lo staff era veramente in gamba e ci ha dato l’opportunità di fare esperienze nuove. Per due sere consecutive ogni Paese aveva il compito di cucinare piatti tipici per gli altri ragazzi… in cucina c’era la confusione più totale. Noi italiani (eravamo in quattro) abbiamo avuto la brillante idea di cucinare le tagliatelle e per non farci mancare niente ci siamo rifiutati di comprare la pasta fresca, optando per farina e uova. Solo più tardi siamo stati avvisati dell’assenza di mattarelli ed è stato veramente buffo dover impastare con bottigliette di plastica, ma alla fine tutti hanno apprezzato la nostra prelibatezza con sorrisi giganti!
Paintball è stato in assoluto il gioco migliore di tutta la vacanza: immersi nella natura, con tute da combattimento ed elmetti in testa, tremanti all’idea di poter essere “uccisi” da un momento all’altro, eravamo schieranti maschi contro femmine. È stato durante uno dei match di questo gioco che ho legato veramente con una ragazza turca, Karya, la quale viene a trovarmi in Italia tra solo una settimana!
Non sono mancate le serate in discoteca e la visita guidata a Varsavia, capitale della Polonia.
L’ultimo giorno è stato traumatico, ma il più saggio del gruppo, Filip ha gridato mentre stavamo piangendo in gruppo “Ragazzi ma che senso ha piangere? Non ci stiamo dicendo addio… ci rivedremo, statene certi!”