Foto brutta e sfocata che ritrae me in una delle condizioni di maggiore stanchezza dopo ore e ore di bus notturne.
Quante albe e quanti tramonti visti da quei finestrini, mi immaginavo sempre un mondo tutto mio dove l’unica cosa che importava fosse viaggiare viaggiare e viaggiare. Insomma, viaggiare per essere felici ed essere felici viaggiando.
Aerei presi, bus indecenti per girare parte del nord di questo amato paese che mi ha permesso di toccare con un dito un cielo stellato dall’altra parte del mondo, ancora una volta.
Paesaggi con montagne colorate come dipinte da un pittore che vuole osare talmente tanto da lasciare a bocca aperta chiunque voglia percorrere quelle strade. Cactus alti metri e metri che ti fanno sentire immensamente piccola, valli mozzafiato e panorami a dir poco spettacolari.
Sono appena tornata a casa dopo un mese in Argentina.
Sono partita il 30 giugno piena di ansia ma felice, e il giorno dopo ero già a Rosario con la prima famiglia, che mi ha ospitata per i primi quindici giorni.
La mamma Gabriela è un’esplosione di energia e amore, e le due figlie sono state per me non sono delle amiche, ma delle vere e proprie sorelle.
Sono stata fin da subito a mio agio, fin dal momento in cui in aeroporto mi hanno abbracciata come se ci conoscessimo da sempre.
Mi hanno subito portata in giro per Rosario, mi hanno raccontato un po’ della loro vita ed io ho raccontato della mia.
Dopo circa tre giorni ci siamo trasferite a Gálvez, un piccolo paese in cui la famiglia vive (abbiamo trascorso i primi giorni a Rosario perché le due ragazze studiano lì).
Il mio viaggio è iniziato proprio con l’inizio dell’anno nuovo, insomma non potevo chiedere di meglio!
Prima settimana: Eldorado, Misiones. 40 ragazzi, tre nazionalità (Argentina, Italia, Messico) e tanta natura. Non parlavo spagnolo, odiavo tutto ciò che era “rustico”, come direbbero gli argentini, e odiavo giocare nel fango. Seconda settimana: Santa Fe capitale e Barrancas.
Dalla selva alla città, dal Rio verde alla doccia con l’acqua calda. Tante nuove amicizie, tanti dolci e pizza, serate en Bolice (la discoteca) fino alle “sei de la manana”, vocaboli argentini inventati (Arreeee, per esempio, come per dire “see”) e una nuova hermanita argentina, Candela, la mia host sister.
La città di Buenos Aires ha visto il mio arrivo il mattino dell’11 luglio. All’aeroporto ho conosciuto il responsabile degli scambi per l’Argentina, Josè Maria Fernandez ,che si è occupato di accompagnarci alla nostra prima sistemazione, un alberghetto vicino al centro della città. Lì ho trascorso i miei primi quattro giorni, guardando con curiosità quella città così europea e decadente. Il fascino di Buenos Aires risiede proprio in questo suo essere lontana da ogni convenzione, di unire il verde del Sud America al fascino di una città argentina ed europea.