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Il mio viaggio in Malesia con il Lions Youth Exchange comincia un caldo 16 luglio da Roma. Ma se quello in Italia era caldo, non ci sono parole per descrivere la temperatura nel Paese in cui ho vissuto per un mese.

È stata più che un’avventura: è stata una full immersion nelle tradizioni, cibi, lingue e culture di una terra dove convivono diverse etnie e gruppi sociali. Sinceramente mi aspettavo una popolazione omogenea e ben integrata, ma in realtà le diverse etnie continuano a vivere quasi separate, mantenendo le usanze delle proprie origini. Questo fa si che visitare la Malesia sia come visitare Cina, India, Tailandia, Bangladesh e territorio Malay allo stesso tempo. 

Esperienza indimenticabile, un luogo che mai immagineresti, che scambi per un mix di frutta, ma se non la visiti non puoi scoprirne la cordialità delle persone, la bellezza dei paesaggi, il silenzio durante le passeggiate e la tristezza nel tornare al proprio paese.

La Macedonia e’ un luogo inimmaginabile, non avrei mai pensato di trovarmi così bene, famiglie ospitali, amici fantastici, organizzatori mitici, e soprattuto tre settimane fantastiche.

"Le mie tre settimane in macedonia sono state emozionanti e piene. La prima settimana l'ho passata a Prilep, ospite di una famiglia davvero meravigliosa: Mihaela, la mia host sister, è una ragazza simpaticissima così come tutte le sue amiche, che lei mi ha presentato. I suoi genitori, Vesna e Goram, sono stati sempre gentilissimi con me e mi hanno trattato come una figlia. Già si parla di una possibile visita in Italia :) in questi primi giorni mi sono divertita a passeggiare la sera per le strade di questa città piena di vita, ma anche ad esplorare, durante il giorno, le moltissime attrazioni storiche, architettoniche e naturali che la zona aveva da offrire - in particolare le Torri del Principe Marko, i resti di una vera e propria reggia scavata nella montagna.

Sono partito per la Macedonia senza crearmi alcuna aspettativa, pronto a qualsiasi esperienza, e sono stato ripagato con le migliori tre settimane della mia vita.

La mia esperienza è iniziata in una fantastica famiglia. Ho avuto la fortuna di avere una host-sister della mia età, Monika, super simpatica e disponibile. Con lei ho girato la sua città, Ohrid, e ho visitato posti stupendi come monasteri, un museo di palafitte, il vecchio castello del re, per citare solo i primi che mi tornano alla memoria. Ho conosciuto gli amici di Monika che, come tutte le persone incontrate erano molto aperti e cordiali. Mi hanno dato la possibilità di andare in palestra, di fare il bagno nel lago e altro ancora. La giornata migliore è stata quella trascorsa prima nella loro casa di campagna, dove ho potuto avere un’esperienza ravvicinata con le loro api (mi hanno anche regalato un pezzo di telaio con alveare). Poi nel tardo pomeriggio Monika mi ha portato in un hotel dove abbiamo cenato e successivamente abbiamo fatto il bagno nella piscina con vista lago.

Anche ora, due settimane dopo essere tornato in patria, il ricordo dei miei 17 giorni in Lituania persiste indelebile. Quello che è quasi completamente sbiadito è il ricordo della delusione alla scoperta della meta, un paese praticamente sconosciuto, o la memoria dei mille dubbi prima della partenza. 

Indecisioni inutili, se non ridicole, che hanno seriamente rischiato di farmi rinunciare a una delle esperienze più belle che ho avuto la fortuna di vivere finora.
Durante la prima settimana del mio soggiorno ho avuto l’opportunità di conoscere la mia famiglia ospitante, rivelatasi subito straordinariamente premurosa e pronta a tutto per farmi sentire il più possibile a casa. Ho frequentato anche il club Lions locale che, aldilà della forse esagerata ufficialità, ha fatto di tutto affinchè io ed alcuni altri futuri campers potessimo conoscere il più possibile il paese.

Quando mi è stato proposto questo viaggio in Israele ho subito aderito con entusiasmo, contrariamente al resto dei miei compagni che sembravano spaventati e lontani da questa idea. Influenzati dai mass media spesso associamo Israele ad un paese pericoloso. Ma subito dopo i controlli in aeroporto a Tel Aviv devo dire che non mi sono mai sentita in pericolo, ne mai cosi protetta e a casa! 

Mi chiamo Lorena Costantino, ho partecipato nel mese di luglio al campo giovanile organizzato dal “Lions club” islandese e sono lieta di riportare qui di seguito la mia bellissima esperienza.

2/07/15: arrivo in Islanda, aeroporto Keflavik, io ed una ragazza israeliana, Daniella, veniamo accolte dalla nostra famiglia ospitante composta da Sigrùn e Ari i quali ci hanno gentilmente ospitato nella loro casa per tutta la settimana precedente all'inizio del campo: gentili, cordiali, affettuosi ci hanno permesso di entrare nella loro vita facendoci vivere e conoscere la loro cultura e il loro stile di vita mostrandosi sempre disponibili ad accompagnarci ad esplorare il territorio circostante Alftanes, la comunità in cui vivevamo, permettendoci di visitare parchi e musei e di ammirare incantevoli paesaggi dominati da cascate, immense distese di lava ecc..

Vorrei cominciare il mio breve report con un mantra che penso rappresenti l’essenza della mia splendida permanenza in India: “Atithi Devo Bhava- L’ospite è come Dio”. Quando sentiamo parlare di questo Paese solitamente pensiamo ad un Paese ricco di misticismo religioso ma allo stesso tempo privo di pulizia, ma dopo aver trascorso un mese viaggiando per gran parte dell’India posso dire che è un Paese tutto da scoprire, pieno di cultura e con un’infinità di esperienze da offrire.

Quest’anno, la meta del mio viaggio con il Lions è stata l’India! Questo è stato il mio quarto scambio con il Lions (gli altri sono stati in Germania, Australia e Mongolia), ma, nonostante questo, è stata comunque un’esperienza unica e diversa rispetto alle altre: l’India, infatti, è un Paese assolutamente straordinario, con un insieme di etnie, religioni e culture antichissime impossibile da trovare altrove.

La prima parte dello scambio l’ho passata in famiglia. Fin da subito, appena usciti dall’aeroporto, l’impatto con l’India è forte: subito si percepiscono l’aria calda e umida tipica del periodo del monsone delle piogge e i rumori del caotico e anarchico traffico indiano.

La mia esperienza in Grecia è durata 3 settimane, tutte e tre passate in host families.
Purtroppo la Grecia non ha ancora un Campo, ma vi assicuro che tuttavia il divertimento non può mancare.
Il programma è molto differente da persona a persona perché dipende dalle famiglie in cui si viene ospitati.
Per questo quindi parlerò più dello stile di vita e delle abitudini della Grecia piuttosto che di tutte le visite svolte.

La mia esperienza Lions ha avuto inizio il 3 agosto, la data della mia partenza per la Grecia. Premetto che ad inizio luglio avrei dovuto ospitare una ragazza dal Colorado ma per una serie di problemi non è riuscita a venire. Quindi il 3 agosto ho preso un volo dall’aereoporto di Bergamo e sono arrivato a Thessaloniki, la seconda città più grande della Grecia, dopo Atene ovviamente. Al mio arrivo c’erano la nonna e il figlio maggiore della prima famiglia che mi avrebbe ospitato, Fula e George, che sono stati sin dall’inizio gentilissimi e simpaticissimi. Salimmo in macchina e dopo un’oretta di guida su una strada meravigliosa fiancheggiata su un lato dal mare e sull’altro da aride montagne ricoperte di ulivi e cosparse di greggi, arrivammo in un piccolo paese, Asprovalta, dove la famiglia ha una casa delle vacanze da più di due generazioni. 

Sono Laura da Bologna,

non era la prima volta che andavo in Inghilterra ma con i Lions è tutta un’altra cosa!

Non eravamo vicino a Londra ma poco importava, lì ci puoi sempre andare, ma un’esperienza come questa non ti capita tutte le volte!!

Inizio con il dire che grazie a questa esperienza sono riuscito a coronare il mio sogno di una vita: quello di poter visitare almeno una volta il Giappone.

Non avrei mai pensato di riuscirci così presto! Ma grazie alla possibilità che mi è stata offerta ne sono stato molto felice! Grazie Lions.

Sono partito l'11 agosto dall'aeroporto di Bari per arrivare un'ora dopo a Roma Fiumicino, dove ho preso un altro aereo che mi ha portato in Giappone all'aeroporto di Narita dopo 12 ore di estenuante volo!

Il Lions Club mi ha permesso di trascorrere quattro fantastiche settimane in Giappone.
Non so come definire quest’esperienza usando poche parole, ma credo che la migliore descrizione sia “STRAORDINARIA”:
un’esperienza bellissima ma particolare, in contatto con persone magnifiche, sempre pronte a farmi sentire parte della loro famiglia. Un crescendo di emozioni che mi ha fatto amare un popolo e la loro cultura.

Eccomi qui, tornato in Italia, a scrivere quelle che sono state le esperienze da me vissute in Giappone, o almeno parte di esse, perché davvero tante sono le cose che ho visto, i posti che ho visitato, le attività in cui ho preso parte e purtroppo in questa sede posso solo cercare di farne una sintesi provando a fornire un’idea chiara e completa di quello che questo scambio giovani Lions ha significato per me.

Come premessa ci tengo a sottolineare che studio lingua e cultura giapponese all’università e pertanto non partivo certo impreparato per questo viaggio, anzi, devo ammettere che essendo la prima volta per me nel Paese del Sol Levante ed avendo sognato questo momento fin da quando ero bambino temevo di ritrovarmi deluso, temevo che il Giappone non fosse come lo immaginavo, che non rispecchiasse le mie aspettative, ma ciò fortunatamente non solo non è successo, ma l’intero scambio si è rivelato meraviglioso aldilà di ogni più rosea aspettativa.

Quello di questa estate 2015 è stato il mio primo scambio con il Lions club e l’organizzazione è stata impeccabile: il programma è stato rispettato con precisione meticolosa, non ci sono stati imprevisti di sorta e non ho mai avuto problemi.

Quest'anno i Lions Clubs International mi hanno permesso di andare in Giappone, precisamene nell'isola di Hokkaido, dove in circa un mese ho visitato buona parte di questa bellissima parte dell'Asia.

È stato il mio secondo anno di scambi e andare dall'altra parte del mondo mi terrorizzava ma non vedevo l'ora di partire e scoprire una nuova è stupenda cultura!

Il Giappone era la mia destinazione. Sarebbe stata la mia nuova casa, e dopo 16 ore di volo ero lì, quasi non ci credevo, non credevo che potessi essere capace di spingermi così lontana da casa a soli diciotto anni. 

Ad accogliermi c'erano una decina di lions che mi hanno accompagnato durante tutta la mia avventura. 

La mia prima famiglia viveva a Kobe, è stato difficile perché parlavano inglese molto poco e parlare diventava difficile, ma ero felice e l'assenza della lingua era sostituibile da tutti i posti stupendi in cui mi hanno portato! Ho dato da mangiare ai cerbiatti, sono rimasta incantata da Nara, ho visitato Osaka, seguito dei corsi di cucina e non mi sono mai divertita così tanto come quando siamo andati agli Universal Studios dove ho realizzato il mio sogno di entrare ad Hogwarts! 

Quest’anno dal 1 al 29 luglio ho partecipato per la terza volta agli scambi giovanili Lions. La mia meta questa volta è stata il Giappone, ad Osaka.
Le prime due settimane le ho trascorse in famiglia i cui mi sono trovata molto bene i miei “genitori” sono stati molto ospitali e aperti nei miei confronti tanto che mi hanno portata una sera a dormire fuori presso uno Zoo. 

La mia avventura in Giappone inizia il 14 luglio 2015. Sono stata ospite per quattro settimane di quattro famiglie giapponesi che hanno fatto di

tutto per farmi sentire a casa anche in un paese così lontano ed esotico come il Giappone.

All'inizio ero molto tesa all'idea di questo viaggio; non era la prima volta che viaggiavo da sola, ma mai ero stata via così tanto tempo e soprattutto

in un luogo così lontano e diverso dall'Italia e del quale avevo una conoscenza approssimativa.

Il Giappone non è un paese “dietro l'angolo”, ci sono 7 ore di fuso rispetto all'Italia e per raggiungerlo ho dovuto prendere due voli, il primo di 6 ore fino a Dubai e il secondo di 10 ore per Osaka.

Dopo oltre trenta ore di viaggio, sono finalmente arrivata all’aeroporto Narita di Tokyo, dove ad aspettarmi c’era Kay, il mio primo host father, con in mano un cartello con scritto “Welcome Vittoria”. In un attimo tutta la stanchezza del viaggio è svanita, poiché è subentrata l’emozione, l’emozione di prendere lo Shinkansen, quel famosissimo e velocissimo treno di cui avevo tanto sentito parlare. Una volta arrivata ad Hachimantai, ad accogliermi c’era il resto della famiglia, la quale è stata molto gentile con me fin da subito, anche se purtroppo era spesso impegnata per il troppo lavoro, quindi, durante la prima settimana, non ho avuto modo di visitare molti luoghi. In ogni modo, ho fatto lunghe passeggiate nella foresta, ha aiutato nelle faccende domestiche, ho indossato la yukata al festival di Hachimantai, abbiamo fatto dei bellissimi BBQ. Un problema che però inizialmente mi è pesato abbastanza, è il fatto che nessuno della famiglia e delle persone che ho conosciuto parlava l’inglese, quindi abbiamo deciso di utilizzare Google Translate.